Per contrastare il riscaldamento globale, dovuto all’emissione di gas serra, è necessario orientare la nostra dieta, verso un regime alimentare a base vegetale. Nel piatto, quindi, meno carne rossa a favore di più frutta e verdura. Questo il monito dell’IPCC (Intergovernmaental Panel on Climate Change), il comitato scientifico dell’ONU che, ad agosto 2019, ha diffuso il report “Climate Change and Land” (Cambiamento climatico e territorio).
MANGIARE MENO CARNE FA BENE AL CLIMA E ALLA SALUTE
Il suggerimento degli esperti è di scegliere una dieta vegetariana o vegana, per salvare il nostro pianeta, con il risvolto positivo di avere benefici anche per la nostra salute. L’attuale sistema alimentare mondiale, infatti, non è più sostenibile dal punto di vista ambientale, dato che lo sfruttamento intensivo di terre coltivabili è responsabile del 30% delle emissioni globali. In particolare, nel report si evidenzia che dai pascoli per l’allevamento dei bovini e dalle risaie, derivano il 50% delle emissioni totali di metano, uno dei gas serra più nocivi in assoluto. Da qui quindi il consiglio di ridurre il consumo di carne rossa.
Per ridurre i gas serra, basterebbe, dunque, cambiare le abitudini alimentari a livello planetario, verso regimi dietetici sani e sostenibili, a base di cereali integrali, legumi, frutta, verdura, noci e semi. Tenendo conto anche del divario esistente tra la popolazione dei paesi industrializzati, dove 2,5 persone su 10 sono obese (circa 2 miliardi in tutto il mondo) e quella dei paesi poveri, in cui 1 persona su 10 soffre di denutrizione (più di 820 milioni al mondo). Adottare una dieta vegetale aiuterebbe così ad appianare le divergenze, oltre che a diminuire lo sfruttamento intensivo delle terre coltivabili.
CAMBIAMENTI A LIVELLO GLOBALE POSSONO SALVARE LA TERRA
Lo sfruttamento intensivo delle terre coltivabili (che arriva a ben il 72% delle terre emerse), attuato per dare cibo a una popolazione mondiale in costante aumento, oltre a provocare l’innalzamento eccessivo delle temperature, porta anche a una riduzione delle stesse. Tanto che, nell’ultimo secolo, lo sfruttamento intensivo dei terreni, che ha fatto quadruplicare la popolazione mondiale (da 1,9 a 7,7 miliardi), ha anche contribuito ad avviare fenomeni di erosione e impoverimento del suolo, fino alla deforestazione. Rischio che non possiamo più correre, poiché si tratta di una progressione tale che porterebbe alla desertificazione. Urge dunque fare un’inversione di rotta nei processi di produzione e consumo di prodotti alimentari, per “liberare” milioni di ettari di suolo, riducendo fino a 6 miliardi di tonnellate ogni anno le emissioni di CO2.
Tenendo conto che l’attuale sistema alimentare (tutta la filiera dalla produzione al consumo di cibo) genera circa il 25-30% di tutte le emissioni di gas serra da parte dell’uomo, è necessario cambiare in fretta le nostre abitudini a tavola. Inoltre, l’emissione di gas serra sta portando a ondate di calore che hanno portato l’innalzamento delle temperature di ben 1,2 C° rispetto ai livelli registrati in età preindustriale. Gli esperti lanciano un allarme: superare 1,5 C° porterebbe a sovvertimenti del clima ancora più gravi di quelli attuali. Dirigere le abitudini alimentari di tutta la popolazione mondiale, nell’ottica di salvare il nostro pianeta e avere una popolazione più sana, dovrebbe essere anche un obiettivo a livello politico.
FONTI
The Intergovernmental Panel on Climate Change IPCC – Climate Change and Land – An IPCC special report on climate change, desertification, land degradation, sustainable land management, food security, and greenhouse gas fluxes in terrestrial ecosystems