ESSERE CONSAPEVOLI DELL’IMPATTO DELL’ALIMENTAZIONE E DELLO STILE DI VITA SULL’AMBIENTE
Un elemento che dovrebbe essere centrale al dibattito riguardo la sostenibilità ambientale è la trasformazione ed efficientamento dei sistemi alimentari come li conosciamo oggi, necessaria alla salvaguardia della salute umana e del pianeta per le generazioni a venire. In particolare, l’efficientamento dei sistemi di produzione e distribuzione del cibo è centrale al raggiungimento di molti tra i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’agenda ONU per il 2030.
CAMBIAMENTI A LIVELLO GLOBALE POSSONO SALVARE LA TERRA
Lo sfruttamento intensivo delle terre coltivabili (che arriva a ben il 72% delle terre emerse), attuato per nutrire una domanda crescente di beni alimentari (e, purtroppo, massicci sprechi), da un lato ha permesso alla popolazione mondiale di quadruplicare in un secolo (passando da 1,9 nel 1920 a 7,7 miliardi nel 2020) , ma con numerose conseguenze negative per l’ambiente. Tra queste spiccano l’aumento dei gas serra a causa della deforestazione, la diminuzione della biodiversità e fenomeni di erosione e impoverimento del suolo, fino alla desertificazione di intere zone. Questi gravi problemi possono essere evitati tramite l’utilizzo di tecniche agronomiche e zootecniche sostenibili e non intensive. Va inoltre ricordato che la maggior parte del suolo coltivabile, oltre il 60% in Europa, è impiegato per la produzione di foraggio per l’allevamento. Urge dunque fare un’inversione di rotta nei processi di produzione e consumo alimentare, per ridurre fino a 6 miliardi di tonnellate ogni anno le emissioni di CO2.
L’attuale sistema alimentare (tutta la filiera, dalla produzione al consumo di cibo) genera circa il 30% di tutte le emissioni di gas serra da parte dell’uomo, e sta portando a ondate di calore che hanno comportato l’innalzamento delle temperature a ben 1,2 C° in più rispetto ai livelli registrati in età preindustriale. Gli esperti lanciano un allarme: superare 1,5 C° porterebbe a sovvertimenti del clima ancora più gravi di quelli attuali. Spronare un cambiamento nei sistemi alimentari nell’ottica di salvare il nostro pianeta e avere una popolazione più sana dovrebbe dunque essere anche un obiettivo a livello politico.
Se un intervento globale a livello politico rimane imperativo al fine di cambiare l’industria alimentare, individualmente possiamo contribuire modificando le nostre abitudini a tavola. La dieta è infatti un elemento importante per salvare il pianeta, come indica il report realizzato dalla Eat-Lancet Commission on Food, Planet, and Health pubblicato su una delle più importanti riviste mediche al mondo, Lancet. Il report è stato realizzato nel 2019 da 37 scienziati provenienti da 16 paesi, con lo scopo di definire su rigorose basi scientifiche alcune diete sane (“Planetary Healthy Diets”) per l’uomo e per il pianeta e sostenibili in termini di produzione e anche di consumo del cibo.
Cosa si intende per dieta planetaria sana? Ad esempio, un consumo limitato o assente di carne, soprattutto rossa, e latticini, una riduzione degli zuccheri e, al contrario, un’attenzione nei confronti di noci, verdura, frutta, cereali integrali, proteine vegetali e grassi non saturi che possono avere, come precedentemente indicato, un impatto positivo sulla salute propria e dell’ambiente. Queste linee guida generali e la flessibilità ed adattabilità delle diete, oltre che il rispetto per la salute e l’ambiente, sono elementi che accomunano la Dieta della Longevità e la Dieta Sana Planetaria delineata da Lancet. Anche l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), il comitato scientifico dell’ONU, ha evidenziato la necessità di orientare la dieta verso un regime alimentare a base vegetale tramite il report “Climate Change and Land” (Cambiamento climatico e territorio) diffuso ad agosto 2019.
Si stima invece che, se la popolazione globale facesse scelte alimentari più responsabili, grazie all’implementazione di tecniche avanzate quali l’agricoltura di precisione e un minimo utilizzo di acqua, il sistema di produzione globale sarebbe in grado di soddisfare il fabbisogno calorico dell’intera popolazione, anche in caso di un prospettivo aumento della popolazione mondiale. Questo aspetto è particolarmente rilevante in relazione all’iniquità della redistribuzione delle risorse alimentari tra la popolazione dei paesi ad alto reddito, dove, secondo i dati dell’OMS risalenti al 2016, 2,5 persone su 10 sono sovrappeso (circa 2 miliardi in tutto il mondo, di cui 650 mila obesi), e quella dei paesi poveri, in cui 1 persona su 10 soffre di denutrizione (più di 820 milioni al mondo).
STILE DI VITA ED AMBIENTE
Dopo l’industria dei combustibili fossili e quella della produzione alimentare, il trasporto motorizzato è tra i fattori maggiormente inquinanti al mondo e, per ridurre i gas serra, è dunque necessario modificare drasticamente i nostri spostamenti. Questo è suggerito da uno studio promosso dall’UE e pubblicato sulla rivista Global Environmental Change (2021). Sostenuto dal progetto PASTA e finanziato dall’UE, lo studio ha analizzato sette città europee: Anversa (Belgio), Barcellona (Spagna), Londra (Regno Unito), Orebro (Svezia), Roma (Italia), Vienna (Austria) e Zurigo (Svizzera). La ricerca dimostra che le emissioni personali di carbonio nelle città possono essere significativamente ridotte fino a un quarto semplicemente sostituendo un viaggio in auto con uno a piedi, in bicicletta o in bicicletta elettrica. In conclusione, mangiare e vivere in maniera sana e sostenibile, camminare e muoversi a piedi sono alcune abitudini che potremmo adottare per offrire il nostro contributo all’ambiente e alla sua salute, oltre che a beneficiare la nostra.
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