Le malattie neuro-degenerative (come Alzheimer e Parkinson) sono patologie croniche collegate all’invecchiamento. In particolare, il morbo di Alzheimer raggruppa il 60-80% delle demenze e la sua incidenza aumenta più di 100 volte con il progredire dell’età dai 60 ai 95 anni.
LA RICERCA SCIENTIFICA SULL’ALZHEIMER
Uno dei massimi esperti mondiali in tema di Alzheimer è Caleb Finch della USC (University of Southern California), che ha individuato una molecola coinvolta nella comparsa della malattia. La Beta-amiloide, una proteina prodotta fisiologicamente nel nostro corpo, ma che può accumularsi eaggregarsi nel cervello.
I primi studi per cercare di ritardare l’insorgenza dell’Alzheimer vennero condotti sui topi, intervenendo sul gene IGF-1 (fattore di crescita insulino-simile) che accelera l’invecchiamento. Per potenziare il ringiovanimento del sistema cerebrale, venne ideata una dieta priva dei 9 amminoacidi essenziali (alla base delle proteine alimentari), con un surplus di amminoacidi non-essenziali. Questa dieta venne alternata a un’alimentazione normale, con l’effetto di ridurre del 75% l’IGF-1 e migliorare i test cognitivi, anche dopo i cicli di diete. Altri studi attestarono il miglioramento di memoria e apprendimento dopo cicli di Dieta Mima Digiuno vegana somministrata ai topi per 4 giorni 2 volte al mese e con digiuno a giorni alterni.
Dopodiché si è passati agli studi sull’uomo. Si è visto che i soggetti predisposti geneticamente presentano 15 volte di più il rischio di sviluppare Alzheimer. I ricercatori consigliano di sottoporsi a un test genetico e adottare strategie alimentari a scopo preventivo. Gli studiosi hanno trovato una correlazione con l’IMC (indice di massa corporea), ossia al peso. Fino ai 65-75 anni è bene mantenere peso corporeo e circonferenza addominale contenuti, con IMC idoneo. Dai 75 anni in poi, invece, meglio evitare perdita di massa muscolare e deperimento, con un IMC un po’ più elevato, in grado di proteggere da eventuali danni cerebrali. Le ricerche scientifiche sull’uomo hanno individuato la Dieta Mediterranea protettiva nel declino cognitivo, grazie alla presenza di olio d’oliva. Anche la Dieta Mima Digiuno può essere utile. Analogamente alla sperimentazione con i topi, una dieta povera di proteine e ricca di amminoacidi non-essenziali, alternata a una dieta normale, migliora le prestazioni cognitive, anche dopo 6 mesi.
MANTENERSI ATTIVI FISICAMENTE E MENTALMENTE
Fondamentale, inoltre, mantenere in attività mente e corpo. Rimanere attivi previene le malattie neuro-degenerative e ne ritarda la progressione. Diversi studi scientifici attestano che l’attività fisica, in particolare aerobica, migliora le funzioni cognitive nei pazienti affetti da demenza. Vanno bene corsa e nuoto, oppure cyclette nel caso di soggetti anziani e/o deboli. Altri studi dimostrano l’importanza dell’allenamento mentale. Impegnarsi in attività che stimolano i neuroni, come leggere, fare puzzle, parole crociate o anche giochi elettronici, aiuta a prevenire e ritardare l’insorgere di demenze.
L’ALIMENTAZIONE ADATTA PER L’ALZHEIMER
Per le persone che potenzialmente sono ad alto rischio di sviluppare malattie neuro-degenerative come l’Alzheimer, gli esperti consigliano di seguire un certo regime alimentare. Per prevenire varie forme di demenza, l’indicazione è di adottare un’alimentazione ricca di nutrienti, individuata in una dieta vegano-pescetariana, arricchita di olio d’oliva (50-100 ml al giorno) e frutta a guscio (30 g al giorno), con aggiunta di olio di cocco (40 ml al giorno). Anche il caffè fa bene (1-4 tazzine al giorno, in base al parere del medico). Da evitare gli alimenti di origine animale (carne rossa, insaccati, pollame, burro, latte e formaggi vaccini) e i grassi saturi e trans. Consentiti pesce (a basso contenuto di mercurio) e latticini di capra e pecora. L’ideale, poi, è assumere ogni giorno un integratore multi-vitaminico (con vitamine del gruppo B e le vitamine C, D ed E) e al bisogno omega 3, per proteggere i neuroni.
In caso di malattia diagnosticata, la strategia alimentare deve essere sempre approvata dal neurologo che ha in cura il paziente con demenza o Alzheimer. Le indicazioni degli esperti sono di proseguire con il piano alimentare esposto qui sopra, da associare a cicli di restrizione proteica e restrizione di amminoacidi essenziali, più Dieta Mima Digiuno periodica. Le sperimentazioni sono ancora in corso, per cui è strettamente necessario il consenso del medico curante e il supporto di un nutrizionista specializzato.
NOTA: I contenuti di questo articolo non devono essere utilizzati per effettuare auto-diagnosi o come terapie per malattie, ma possono essere presentati a un medico specialista in vista del trattamento di una patologia.
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