La giornata mondiale della salute mentale è un’iniziativa che si celebra il 10 Ottobre di ogni anno per promuovere la difesa della consapevolezza e della salute mentale contro gli stigmi sociali che condizionano la nostra qualità di vita. L’obiettivo di questa giornata è sensibilizzare i governi e la comunità evidenziando l’importanza di politiche sanitarie e azioni finalizzate a promuovere una migliore salute mentale a livello globale.
Camminare, è per il benessere e la salute uno dei migliori rimedi: aiuta a ridurre lo stress eliminando la depressione e la stanchezza, e migliora quindi anche la sfera emotiva.
Buone notizie per i “camminatori veloci” che vivono più a lungo rispetto a chi, invece, cammina lentamente; a prescindere dalla forma fisica e dal peso corporeo. A dimostrarlo è un nuovo studio portato avanti da un gruppo di ricercatori del NIHR (National Institute for Health Research) del Leicester Biomedical Research Center (una partnership fra gli ospedali di Leicester, l’University of Leicester e la Loughborough University). I risultati dell’indagine sono stati pubblicati sulla rivista Mayo Clinic Proceedings (giugno 2019).
UN’ANDATURA SPEDITA FA VIVERE A LUNGO, A PRESCINDERE DAL PESO
Si tratta della prima ricerca che ha messo in relazione l’andatura (lenta, media, spedita) della camminata con l’aspettativa di vita. Per farlo sono stati analizzati i dati (tra il 2006 e il 2016) presenti nella UK Biobank, che contiene informazioni biofisiche di 474.919 cittadini britannici, con età media di 58,2 anni e indice di massa corporea 26,7 kg/m2. Dall’analisi dei dati è emerso che le donne che camminano con un’andatura veloce hanno un’aspettativa di vita di 15 anni più lunga (ovvero 86,7-87,8 anni) rispetto alle loro coetanee che camminano lentamente (valore che scende a 72,4). Per il sesso maschile l’intervallo si allunga ulteriormente. Ovvero gli uomini che camminano a passo spedito vivono in media 22 anni di più (85,2-86,8 anni) rispetto a quelli che invece hanno un’andatura più lenta. I soggetti che invece hanno l’abitudine a camminare a ritmi lenti, hanno registrato un’aspettativa di vita molto ridotta rispetto ai “camminatori veloci”: 72,4 anni per le donne e 64,8 anni per gli uomini. Valori che rimangono invariati indipendentemente dal peso e dall’indice di massa corporea (BMI), anche in persone in sovrappeso e obese.
Tale rivelazione, secondo gli esperti, indica che la velocità della camminata e l’attività fisica sono migliori indicatori dell’aspettativa di vita rispetto all’indice di massa corporea. Questo, secondo gli esperti, può rappresentare un buon incoraggiamento per tutte le persone a camminare a passo spedito, con l’obiettivo di allungare anni di vita, oltre che migliorare la forma fisica e la salute in generale. Studi precedenti avevano osservato l’impatto del peso corporeo e della forma fisica sulla mortalità in termini di rischio relativo, concetto non sempre facile da interpretare. Mentre, considerare l’aspettativa di vita è più semplice da mettere in relazione all’attività fisica e all’indice di massa corporea, fornendo un’idea più concreta.
PASSEGGIARE NELLA NATURA OTTIMIZZA I BENEFICI
Il consiglio degli esperti, inoltre, è quello di praticare la camminata veloce all’aria aperta e nella natura. Passeggiare speditamente nel verde, infatti, ottimizza ulteriormente i benefici in termini di riduzione dello stress e presenza mentale. Tanto che, i ricercatori hanno anche scoperto che camminare nel verde migliora la capacità di ricordare le informazioni di quasi il 20% di più, mentre passeggiare in città sembrerebbe non sortire alcun effetto benefico da questo punto di vista. In ogni caso, il suggerimento di molti esperti è quello di praticare la camminata veloce almeno 30 minuti al giorno (approfittando anche degli spostamenti quotidiani) e lunghe sessioni (anche di due ore), nella natura durante il weekend.
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