GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI: IL LAVORO DELLA FONDAZIONE PER GARANTIRE IL DIRITTO ALLA SALUTE

La scossa della pandemia

Le esperienze vissute da tutti nel 2020, un anno diverso per ognuno di noi, ci hanno fatto comprendere sia a livello personale che mondiale quanto la salute possa essere definita il diritto umano n. 1, che può compromettere la nostra stessa esistenza e presenza qui e ora. La pandemia Covid-19 ha scosso tutti nel profondo colpendo più di 66 milioni di persone e causando circa 1,5 milioni di morti in tutto il mondo fino a questo momento, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità risalenti al 7 dicembre 2020. L’Italia, sfortunatamente, si trova al sesto posto dei paesi più colpiti su tutto il pianeta con 1.728.878 casi confermati e 60.078 deceduti, dopo Stati Uniti, Brasile, India, Federazione Russa e Francia.

Se analizziamo il “Rapporto sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi al COVID-19 in Italia”, pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità il 2 dicembre 2020, vediamo che le persone affette da patologie e gli anziani sono stati i più colpiti. Infatti, l’età media dei pazienti deceduti e positivi è 80 anni. Inoltre (per i 5726 deceduti, per i quali è stato possibile analizzare le cartelle cliniche), si è osservato come il 65,9% soffriva di 3 o più patologie. Tra le più comuni troviamo l’ipertensione arteriosa (66%), il diabete di tipo 2 (29,2%), la cardiopatia ischemica (27,8%), oltre a insufficienza renale cronica (21,1%), cancro attivo negli ultimi 5 anni (17%) e obesità (10,3%), insieme a molte altre malattie.

Cosa ci indicano questi dati? Che l’età è il fattore di rischio principale sia per il COVID-19, oltre che, come è scientificamente provato, per molte malattie non trasmissibili (cancro, diabete, patologie cardiovascolari, autoimmuni con il morbo di Crohn e la sclerosi multipla e neurodegenerative con l’Alzheimer). Queste ultime sono un ulteriore fattore di rischio per il COVID-19.

Domande

La domanda ovvia è: “Cosa possiamo fare per non ammalarci e per proteggerci nei limiti del possibile anche da eventi inaspettati come una pandemia?” È evidente quanto sia importante rallentare il processo di invecchiamento e, in questo modo, prevenire l’insorgere di molte malattie non trasmissibili. Ma come? Le ricerche scientifiche dimostrano come lo stile di vita e le scelte alimentari possono agire in modo incisivo sulla possibilità di evitare lo sviluppo o controllare l’evoluzione di molte patologie, oltre che intervenire sull’invecchiamento.

Il cerchio quindi si chiude e la nostra ricerca sembra terminare qui: mangiare bene e vivere una vita sana porta ad invecchiare più lentamente, vivere più a lungo ed ammalarsi di meno. Tuttavia, nel nostro cammino alla ricerca dell’elisir di lunga vita, ci si chiede ora cosa si intenda nello specifico quando si parla di una corretta alimentazione e uno stile di vita salutare.

La Fondazione Valter Longo Onlus e la ricerca della salute e longevità

All’interno del mare di informazioni spesso discordanti a cui siamo esposti, i biologi nutrizionisti della Fondazione Valter Longo Onlus desiderano offrire un punto di riferimento e consigli pratici riguardo una sana alimentazione e bilanciato stile di vita, fondati su basi fortemente scientifiche e sulle più che trentennali ricerche del Professor Longo in importanti centri di ricerca sia italiani che internazionali, grazie ai programmi di assistenza nutrizionale per tutti.

Nel nostro Punto Longevità di Milano, le porte sono aperte per accogliere tutti: coloro che vogliono seguire un percorso di longevità sana e vivere meglio e chi soffre di vari tipi di patologie e necessita di supporto alle terapie standard. Arrivano da noi bambini, adolescenti, adulti e anziani, esploratori alla ricerca di una lunga vita e di come stare meglio.

Nel nostro Punto di Longevità si desidera creare un luogo dove si cerca di garantire il diritto alla salute per tutti e dove si trovano esperti professionisti pronti a offrire sostegno in ogni momento e a rispondere a dubbi e domande.

Troverete un ambiente dove scoprire la vera essenza e una vera e propria cultura della longevità permeate da valori quali salute, benessere mentale e fisico, inclusione, solidarietà, socialità, importanza delle relazioni umane e famigliari, oltre che da un atteggiamento costruttivo, positivo, proattivo e creativo nei confronti della vita.

Nel nostro Punto Longevità diamo vita a progetti che raggiungono scuole, studenti, famiglie, docenti, centri per i disabili, anziani e le RSA, le case di accoglienza per le donne vittime di violenza e le loro famiglie, i centri per i senzatetto. Per loro e per proteggere la loro salute creiamo programmi gratuiti ed andiamo alla ricerca costante di fondi per attuarli, così da poter fare la differenza per le loro vite e, con le loro, anche per la nostra.

Nel nostro Punto di Longevità siamo sempre presenti per tutti e, in particolare, per coloro che si trovano in una situazione di difficoltà sia per motivi di salute che economici. Per loro, proprio per loro, ci siamo più che mai. Offriamo la nostra assistenza gratuita e cerchiamo costantemente supporto e fondi per formare sempre più biologi nutrizionisti che possano collaborare con noi e, insieme, dare il proprio contributo per la salute e il bene della comunità.

Ripetendo “nel nostro Punto Longevità” come una sorta di mantra, desideriamo che comprendiate l’importanza di questo nostro progetto di longevità e che condividiate, in occasione della Giornata Mondiale dei Diritti Umani, la nostra missione di garantire il diritto alla salute, e quindi alla longevità, per tutti.

La salute non dovrebbe essere un privilegio, soprattutto ora. Per questo motivo, abbiamo dato vita a un Natale Solidale dove potrete regalare a persone in difficoltà un dono di valore, una “Visita sospesa” presso il nostro Punto Longevità di Milano, e rendere, per molti di loro, questo periodo e la loro vita migliori. Vi ringraziamo di cuore!

FONTI

World Health Organization. “Who Coronavirus Disease (COVID-19) Dashboard”. December, 7 2020. https://covid19.who.int/

Istituto Superiore della Sanità- Epicentro. “Rapporto sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi al COVID-19 in Italia”. 2 dicembre 2020. https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/bollettino/Report-COVID-2019_2_dicembre.pdf

L’IMPORTANZA DI VITAMINE E MINERALI: ELEMENTI NUTRITIVI ESSENZIALI PER LA SALUTE

Vitamine e minerali sono elementi nutritivi essenziali per la salute. Assimilati attraverso l’alimentazione, partecipano a vari processi fisiologici indispensabili per il corretto funzionamento dell’organismo umano.

A COSA SERVONO LE VITAMINE
Le vitamine sono fondamentali per il nostro benessere, poiché sono coinvolte in processi biologici vitali. Intervengono in alcune funzioni metaboliche, spesso agendo come co-enzimi, ossia servono al corretto funzionamento degli enzimi. Hanno effetti importanti sulla salute, tanto che la loro presenza può anche intervenire nella prevenzione di alcune malattie croniche, disturbi neurologici, patologie varie, fino ai tumori. In generale, il fabbisogno di vitamine è necessario in minime quantità, ma poiché non vengono sintetizzate dal corpo, è necessario introdurle con la dieta.

Le vitamine sono suddivise in due gruppi: idrosolubili (solubili n acqua) e liposolubili (solubili nei grassi). Le vitamine idrosolubili non si accumulano nell’organismo e, quindi, vanno assunte ogni giorno con l’alimentazione. Un loro deficit è presto rilevato, poiché vengono espulse rapidamente con le sostanze escrete dal corpo (es. nell’urina). Di questo gruppo fanno parte le vitamine del gruppo B, vitamina H, PP e C. Le vitamine liposolubili sono accumulabili nel corpo umano, in particolare nel fegato, e vengono assimilate insieme ai lipidi introdotti con l’alimentazione. Una loro carenza è sondabile in caso di mancata assunzione per periodi di tempi lunghi. Di questo gruppo fanno parte vitamine A, D, E e K.

A COSA SERVONO I MINERALI
I sali minerali sono sostanze organiche indispensabili per il nostro organismo. Costituiscono fino a circa il 6% del peso corporeo e intervengono in importanti funzioni vitali. I minerali non forniscono energia direttamente, ma la loro presenza permette le reazioni che liberano energia disponibile per le attività quotidiane. Concorrono all’attivazione di processi metabolici di cellule, tessuti e organi, sono coinvolti nella regolazione dell’equilibrio idrosalino e partecipano alla formazione dell’apparato muscolo-scheletrico. I sali minerali vengono assimilati attraverso i prodotti alimentari, i condimenti e l’acqua.

Distinguiamo i minerali in macroelementi e oligoelementi (o microelementi). I macroelementi sono presenti nel corpo umano in discrete quantità, per un fabbisogno giornaliero indicato in grammi o decimi di grammi. Fanno parte di questo gruppo: calcio, magnesio, sodio, potassio, fosforo, cloro e zolfo. Gli oligoelementi (o microelementi) sono presenti in quantità minori, con un fabbisogno giornaliero in microgrammi e/o milligrammi. L’organismo umano ne necessita solo in minime quantità, ma la loro presenza è fondamentale. Fanno parte di questo gruppo: ferro, rame, zinco, selenio, fluoro, iodio, cromo, cobalto, manganese e molibdeno. Altri minerali sono presenti sono in traccia, perché l’organismo ne necessita in quantità ancora più ridotte: silicio, cadmio, nichel e vanadio.

Minerali e vitamine si trovano soprattutto in frutta e verdura fresca. Una dieta bilanciata e un’alimentazione variegata ci assicurano il fabbisogno quotidiano di questi importanti nutrienti. In caso di carenza, oltre a consigliare un miglioramento nell’alimentazione quotidiana, i nutrizionisti indicano anche l’assunzione di prodotti addizionati e di integratori multivitaminici, oppure specifici in caso di deficit di una o più vitamine e/o sali minerali in particolare. L’indicazione degli esperti è di sottoporsi regolarmente a indagini cliniche ematologiche per monitorare il livello di vitamine e minerali nel sangue.

FONTI
1. Vitamine – Informazioni generali – EPICENTRO (data ultimo accesso 30.05.2019)
2. Sali minerali – Informazioni generali – EPICENTRO (data ultimo accesso 30.05.2019)
3. Sali minerali – Oligoelementi o micronutrienti – EPICENTRO (data ultimo accesso 30.05.2019)
4. Vitamin and Mineral Supplement Fact Sheets – NIH National Institute of Health (data ultimo accesso 31.05.2019)
5. Vitamins & Minerals – CDC (data ultimo accesso 31.05.2019)
6. Investing in the future: A united call to action on vitamin and mineral deficiencies. Global Report 2009

UNA MANCIATA DI NOCI AL GIORNO PER EVITARE IL SOVRAPPESO

Mezza porzione di frutta secca ogni giorno può aiutare a prevenire l’incremento di peso e riduce il rischio di obesità. È ciò che emerge da una vasta indagine condotta negli Stati Uniti su professionisti della salute, che aveva l’obiettivo di trovare prove sull’associazione tra i cambiamenti nella quantità del consumo di noci varie (tra cui le arachidi) e la variazione di peso a lungo termine. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica BMJ Nutrition, Prevention & Health (2019).

UNO STUDIO DURATO OLTRE 20 ANNI
Si è trattato di un vasto studio osservazionale, con un follow-up di oltre 20 anni, con dati raccolti da tre diversi gruppi di individui, professionisti della salute, provenienti da coorti indipendenti: quasi 28mila uomini (studio di follow-up dei professionisti della salute, 1986-2010), quasi 62mila donne (studio sulla salute degli infermieri, 1986-2010) e quasi 56mila donne giovani (studio sulla salute degli infermieri II, 1991-2011). Tutti i soggetti arruolati (appartenenti a uno status socio-economico relativamente elevato) erano sani e privi di malattie croniche all’inizio dello studio.

I ricercatori hanno seguito i tre gruppi per un periodo di 20-24 anni, monitorando stato di salute, alimentazione e peso dei partecipanti ogni 4 anni. È stato osservato che un aumento nel consumo di frutta secca di 14 grammi al giorno può essere associato a un rischio minore di ingrassare di 2 o più Kg e fino al 15% in meno di sviluppare obesità. Dato che, nella popolazione adulta si registra in media un aumento di peso di 0,5 Kg all’anno.

FRUTTA SECCA AL POSTO DEL JUNK FOOD
Alla luce di questi risultati, gli esperti consigliano di sostituire mezza porzione di “cibo spazzatura” (patatine fritte o in busta, carni rosse e trasformate, snack, dolciumi etc.) con 14 grammi di frutta secca al giorno. Un semplice escamotage per prevenire l’aumento di peso a lungo termine ed evitare così il rischio di obesità. Il regolare consumo di frutta secca, infatti, oltre a fare bene alla sua salute per il contenuto in vitamine e minerali, è un valido aiuto nel controllo del peso, poiché contribuisce ad aumentare il senso di sazietà, grazie alle fibre e ai grassi “buoni”.

FONTI

Liu, X., Li, Y. Et al. – Changes in nut consumption influence long-term weight change in US men and women – BMJ Nutrition, Prevention & Health (2019)

SOPRA I 70 ANNI, L’ATTIVITÀ FISICA INTENSA SALVA LE DONNE

Molte persone credono che arrivati a una “certa” età sia necessario rallentare con lo sport, soprattutto se si tratta di esercizi pesanti oppure attività fisiche impegnative, per non mettere a repentaglio la salute. La scienza, invece, dimostra che è proprio l’attività fisica intesa ad allungare la prospettiva di vita nelle donne sopra i 70 anni. Lo attesta un’indagine americana pubblicata sulla rivista Circulation (gennaio 2018).

I DETTAGLI DELLO STUDIO AMERICANO
Si tratta di un’analisi inclusa all’interno di una ricerca più ampia denominata “The Women’s Health Study” (“Lo Studio della Salute delle Donne”), approvata dal comitato di revisione istituzionale del Brigham and Women’s Hospital, della Harvard Medical School di Longwood a Boston, in Massachusetts (USA). Portata avanti da gruppo di ricercatori, che hanno seguito un campione di oltre 18mila donne, di età media dai 72 anni e oltre, dal 2011 al 2015. In questo periodo di tempo, sono state analizzate le abitudini di vita e i livelli di attività fisica, in termini di intensità e durata (calcolata con minuti svolti ogni giorno).

Alle partecipanti dello studio è stato fornito un accelerometro triassiale da indossare sull’anca per una settimana (tranne che durante il riposo notturno e le attività svolte in acqua). Il dispositivo è stato, poi, inviato al centro di ricerca per l’analisi dei dati. I risultati, quindi, sono stati incrociati con le cartelle cliniche, comprensive dei certificati di morte, e il National Death Index, per metterli in correlazione proprio con la prospettiva di vita. È emerso che le donne ultra-settantenni che svolgono attività fisica da moderata a intensa vivono più a lungo, rispetto alle loro coetanee sedentarie o che si limitano a passeggiare o fare ginnastica dolce. Il tasso di riduzione della mortalità in tal senso è stato registrato a 60-70% in meno.

SORT DA PRATICARE 150 MINUTI ALLA SETTIMANA
Il consiglio degli esperti è di approcciarsi all’attività fisica con gradualità e costanza nell’allenamento, anche e soprattutto in età avanzata. Le Linee Guida internazionali indicano di svolgere almeno 2,5 ore di attività sportiva alla settimana, divise in due giorni alla settimana. Un giorno solo di attività prolungata, infatti, non basta per migliorare le prestazioni. L’intensità dell’allenamento va intensificato progressivamente, abbinando esercizi a corpo libero a sollevamento pesi. Se non si è abbastanza esperti, almeno all’inizio, un ulteriore accorgimento è quello di affidarsi alla supervisione di un personal trainer, nonché sentire il parere del proprio medico curante, soprattutto nel caso si soffra di determinate patologie.

FONTI
Lee IM et Al – Accelerometer-Measured Physical Activity and Sedentary Behavior in Relation to All-Cause Mortality -The Women’s Health Study – Circulation (2018 Jan)

#IOLEGGOPERCHÉ: OLTRE 10MILA SCUOLE GIÀ ISCRITTE

Cristina Villa, Direttore Programmi

“Siamo felici di aver aderito al progetto #IoLeggoPerchè, perchè come Fondazione Valter Longo Onlus crediamo che per i ragazzi non ci sia strumento migliore dei libri per far crescere la propria consapevolezza e conoscenza e, come nel nostro caso, per appropriarsi dell’opportunità di crescere in salute. Per questo motivo abbiamo sostenuto il progetto con la donazione di più di 800 copie del libro La longevità inizia da bambini del Professor Valter Longo alle Biblioteche Scolastiche del nostro paese, affinché la Scuola sia sempre di più un luogo migliore, soprattutto in questo periodo così complesso”. Ha dichiarato Cristina Villa, Direttore Programmi di Fondazione Valter Longo Onlus.

 

COMUNICATO STAMPA UFFICIALE

Levi (AIE): “Anche nell’anno del Covid si prospetta un grande risultato da parte delle scuole. Ma la crisi pesa sui tempi delle consegne dei libri del contributo. Ci faremo perdonare questa attesa”

Milano, 19 ottobre 2020 – È entrata nel vivo la nuova edizione di #ioleggoperché, la grande iniziativa sociale a favore delle biblioteche scolastiche che ha permesso di donare oltre 1milione di libri in 4 anni e che ha coinvolto nella scorsa edizione 15mila scuole e oltre 3milioni di ragazzi. All’iniziativa 2020, che culminerà nel periodo 21-29 novembre, sono già oltre 10mila le scuole iscritte in soli 20 giorni e 2200 le librerie, con oltre 19mila gemellaggi attivi. Per scuole e librerie ci sarà tempo fino al 30 ottobre per iscriversi.

“Anche quest’anno si prospetta una grande risposta da parte delle scuole – spiega il presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE), Ricardo Franco Levi -. Ma la crisi, purtroppo, pesa sui tempi delle consegne dei libri: siamo costretti a subire un ritardo per la consegna dei 100.000 libri offerti dagli editori. Solo dopo aver superato la fase più critica dell’emergenza, prevedibilmente tra febbraio e marzo 2021, potremo consegnarli insieme a quelli dell’edizione 2020. I libri sono già in magazzino, ci sono tutti, è solo questione di tempo. E ci faremo perdonare questa attesa”.

Insieme ai libri donati dagli editori si consegneranno anche i volumi di Banca d’Italia, che ha avviato un progetto di letture per promuovere nei giovani una corretta cultura economica, quelli di Topolino, con un’edizione speciale dell’Isola del Tesoro, e un volume sull’alimentazione per i ragazzi donato da Create Cures Foundation – Fondazione Valter Longo.

#ioleggoperché è una iniziativa di AIE – Associazione Italiana Editori, sostenuta dal Ministero per i Beni e le attività culturali per il Turismo – Direzione generale Biblioteche e Diritto d’Autore, dal Centro per il libro e la lettura, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione – Direzione Generale per lo Studente, l’Inclusione e l’Orientamento, con l’Associazione Italiana Biblioteche (AIB), l’Associazione Librai Italiani (ALI), il Sindacato Italiano Librai e Cartolibrai (SIL), con il supporto di SIAE – Società Italiana Autori ed Editori, con il contributo di Pirelli e con il sostegno di Mediafriends e di Rai per il sociale.

Mediapartner: Corriere della Sera, Gruppo Mondadori, Repubblica, La7, Rai, SKY, Mediaset TGcom24, Giornale della Libreria e Illibraio.it

Technical Partner: Messaggerie Libri e Comieco

Si ringrazia: Ibs.it

Per saperne di più: www.ioleggoperche.it

VALTER LONGO: «LA DIETA MEDITERRANEA È STATA SNATURATA, FATTA COSÌ FA MALE»

Il direttore del programma «Longevità & Cancro» all’Ifom di Milano: «Mangiamo troppo pane, pasta, pizza, patate e proteine. Tutto insieme. L’Italia è il Paese europeo con il maggior tasso di obesità dopo la Grecia. E questo a causa di una cattiva interpretazione della dieta mediterranea. Da rivedere, come facevano i nostri nonni»

Legumi, cereali per lo più integrali, frutta secca. E poi vegetali in quantità, preferibilmente di stagione, pesce, olio extra vergine di oliva. La carne rossa? Nell’elenco dei cibi da consumare con estrema moderazione, insieme ai latticini.
Sono trascorsi dieci anni, esattamente oggi, da quando la dieta mediterranea è stata iscritta nella lista del patrimonio culturale immateriale Unesco. Le motivazioni, come si legge in un documento del Comitato intergovernativo della Convenzione, stanno in quelle conoscenze, pratiche tradizionali e abilità che sono passate di generazione in generazione e che, nel tempo, hanno fornito alle comunità affacciate sul bacino del Mare Nostrum un senso di appartenenza e continuità. Come dire: quella mediterranea è molto più di una lista di alimenti. È, casomai, uno stile di vita entro cui l’atto del mangiare insieme è la base di una identità culturale fatta di creatività, dialogo, ospitalità. Ma anche di rispetto per il territorio e la biodiversità. E a guadagnarci è la salute.

LO STUDIO
«Non è più così — rilancia oggi l’allarme Valter Longo, biochimico, direttore del programma Longevità & Cancro all’Ifom di Milano, oltre che tra i maggiori esperti al mondo nel campo degli studi sull’invecchiamento e le malattie a esso collegate, con tanto di pubblicazioni su alcune delle più autorevoli riviste scientifiche internazionali, tra cui Nature, Science e Cell (leggi anche Franco Berrino e Valter Longo, le 16 regole definitive per perdere peso e vivere a lungo) —. E l’alto tasso di obesità, che alla lunga compromette il buon funzionamento del cuore, ne è la prova. I numeri parlano chiaro: il 42 per cento dei bambini italiani e il 38 per cento delle bimbe in età pre e scolare hanno chili di troppo. Il 21 per cento degli uni e il 14 per cento delle altre sono obesi (leggi anche i bambini italiani sono i più obesi d’Europa). Percentuali, queste, sorprendentemente molto simili a quelle degli Stati Uniti, dove è in sovrappeso il 35 per cento dei bambini e obeso il 26 per cento. Quel che è peggio è che, in Italia, oltre il 60 per cento dei genitori non riconosce l’eccesso di chili nei propri figli, sottovalutando così gli errori alimentari e lo stile di vita sedentario che ne stanno alla base. Tutto ciò nonostante la dieta mediterranea (leggi anche i 10 cibi irrinunciabili che fanno ben alla salute). Anzi, mi vien da dire, proprio a causa della dieta mediterranea che nel tempo è stata mal interpretata».

Sebbene sia piuttosto recente, la denominazione «dieta mediterranea» è radicata nel tempo. Il termine, coniato a metà degli anni Settanta da due scienziati americani — Ancel e Margaret Keys — deriva proprio da un loro studio. Nel 1962 la coppia arriva in Italia, a Pollica, in provincia di Salerno, per cercare di capire come mai gli abitanti del posto accusassero meno patologie cardiovascolari rispetto al resto della popolazione. La risposta all’interrogativo i Keys la trovano nell’alimentazione del luogo che cominciano a promuovere come stile di vita da adottare per stare meglio.

COSA È CAMBIATO PROFESSORE?
«Sottolineo una evidenza: nel tempo la dieta mediterranea ha subito “personalizzazioni ed eccessi”, e ora paghiamo le conseguenze di menu sbilanciati, nonostante la salubrità degli alimenti presi singolarmente. Si grida tanto al junk food, ma i bambini italiani non eccedono in snack, bevande e merendine come si può pensare. Mediamente un bimbo beve una lattina di cola a settimana, se va bene. La verità è un’altra. I bambini italiani mangiano troppo pane, pasta, pizza, patate e proteine. L’equivalente, ogni giorno, di dieci cucchiai di zucchero. Le faccio un esempio concreto: in casa o fuori (anche se questo non è propriamente il periodo) siamo abituati ad accompagnare i nostri piatti con del pane, poco importa se poi in tavola viene servita della pasta, peraltro in quantità. E alla fine del pasto ci si strafoga di frutta perché siamo convinti che faccia tutto bene. In realtà è una combinazione deleteria, non certo il tipo di dieta mediterranea che allunga la vita».

QUALI SONO LE DERIVE PIÙ COMUNI NELL’ALIMENTAZIONE DI NOI ITALIANI OGGI?
«Su tutte, un eccesso di proteine: penso alla tanto amata pasta al ragù magari abbinata a insaccati e legumi. Un classico. Poi l’abbondanza di carni rosse. In alcune zone d’Italia 13 pasti lavorativi al mese su 20 sono a base di carne in genere, 10 di carne rossa. I cereali? Ancora poco consumati, così come i legumi. Mentre le verdure tendono a essere sempre le stesse. Ha presente l’immensa varietà della dieta mediterranea (leggi anche i 6 patrimoni Unesco legati al cibo). Ci sarebbe da sbizzarrirsi e invece… Quindi, lasciamo perdere snack e bibite: loro sono il vero problema solo per una piccola percentuale della popolazione italiana. Concentriamoci casomai sulle nostre abitudini quotidiane a tavola che, rispetto agli anni Sessanta e prima, sono radicalmente cambiate, complice anche l’abbondanza. Riduciamo carne e formaggi. Così come le porzioni di pasta, pane, riso e patate. Che, se presi in quantità, sortiscono effetti simili a quelli del cibo spazzatura».

PROFESSORE, QUALI REGOLE DOBBIAMO TORNARE A SEGUIRE ALLORA?
«In tavola per bambini e adulti, ma con un occhio particolare ai più piccoli — salute e longevità si costruiscono e preservano dall’infanzia —, non deve mai mancare il bilanciato mix di proteine, minerali, carboidrati, grassi, vitamine, fibre e acqua. Le quantità? In assenza di sovrappeso e obesità, quanto ci si sente. Io sono dell’idea che si possa e si debba mangiare anche di più, purché di quello che io chiamo la dieta della longevità (leggi anche Valter Longo: i 10 piatti contro l’invecchiamento). E cioè per esempio la pasta e “vaianeia calabrese” con 70 grammi di pasta e 400 grammi di legumi e verdure. Poi mangiare entro un arco di tempo di 12 ore al giorno e fare 5 giorni di dieta mima digiuno vegana 2-3 volte all’anno. La dieta mediterranea offre una enorme varietà di vegetali, diversi di stagione in stagione. Diversificare, anche solo in base ai gusti, è semplice».

QUANTI PASTI AL GIORNO?
«Suggerisco 2 più uno spuntino per i sovrappeso e 3 pasti tra colazione, pranzo e cena con uno spuntino a metà mattina o nel pomeriggio per le persone di peso normale».

UN ESEMPIO DI MENÙ GIORNALIERO?
«Cominciamo dal primo. A tavola, ogni giorno, non dovrebbe mai mancare un piatto di cereali, meglio se integrali, da consumare o a pranzo o a cena. Come si preferisce. In alternativa: pasta, per lo più integrale, riso, polenta, patate… Non oltre gli 80 g perché in abbinata avremo, sempre, una porzione di verdure: crude, cotte, in foglia. Queste ultime ottime per contrastare il senso di fame. Per secondo proteine, o a pranzo o a cena, ma le proteine totali devono rimanere intorno a 0.8 grammi per chilogrammo e cioè circa 55 grammi. O mezzo chilo di legumi per una persona di 70 chili. E quindi, via libera ai legumi ogni giorno. Il pesce da consumare solo 2 o 3 volte a settimana. Carni bianche o rosse, formaggi e salumi meglio se mangiati raramente: se proprio si vuole, una sola volta a settimana in piccole quantità, almeno fino a 65-70 anni di età. Dopo si può aumentare anche a 2-3 volte a settimana. Il tutto insaporito da olio extra vergine di oliva e accompagnato, se lo si desidera, da un boccone di pane integrale. Come spuntino rompi digiuno al mattino o al pomeriggio, della frutta di stagione fresca o secca, anche in barretta, oppure pane integrale e marmellata senza zuccheri aggiunti, ma anche del cioccolato fondente o crema di cacao e mandorle».

ALLA FINE LA DIETA MEDITERRANEA, RIVISTA, RESTA UN PATRIMONIO CHE RIPAGA…
«Solo se la si segue come facevano i nostri nonni. Che mangiavano poca pasta, e poco condita, con fagiolini e meno pane. E poi minestroni à gogo, con i prodotti poveri della terra, perché non c’erano soldi per altro. E allora sì, ripaga. Ancor più se legata a un’attività fisica costante (leggi anche i 15 cibi da evitare assolutamente prima del workout), per quanto possibile in lockdown. Al momento soltanto il 10 per cento delle famiglie italiane la segue veramente. C’è un enorme margine di miglioramento. Senza un cambio di rotta l’Italia sarà inevitabilmente un Paese malato. Malato serio. Anche per il Covid, sono stati proprio gli obesi, persone con patologie dell’invecchiamento e gli anziani a essere di gran lunga i più sensibili».

Articolo pubblicato su Corriere.