STUDIARE FA BENE AL CUORE E MANTIENE IL PESO FORMA

Studiare protegge il cuore poiché riduce dal rischio di malattie cardiache, come infarto e ictus. A dirlo sono un gruppo di ricercatori britannici dell’Imperial College di Londra, che hanno condotto un’indagine scientifica insieme ad altri esperti delle Università di Bristol, Cambridge e Oxford. Lo studio, pubblicato su British Medical Journal (maggio 2019) evidenzia che studiare 3,6 anni è associato a una diminuzione dell’indice di massa corporea e della pressione sanguigna, entrambi fattori direttamente collegati al rischio cardio-vascolare.

STATISTICA E GENETICA A BRACCETTO
I ricercatori hanno portato avanti due tipologie di analisi: una statistica e l’altra genetica. Il primo studio è stato condotto analizzando un campione di 200mila individui adulti nel Regno Unito. Per ogni partecipante, sono stati messi a confronto dal punto di vista statistico i dati relativi agli anni passati a studiare con l’indice di massa corporea, la pressione sanguigna, la dipendenza da nicotina e l’eventuale insorgere di malattie cardio-vascolari.

In seguito, è stata portata avanti un’analisi genetica con “randomizzazione mendeliana” su un campione di oltre 1 milione di soggetti europei. I dati genetici di ogni individuo erano presenti in un database pubblico. Grazie all’analisi genetica randomizzata mendeliana è stato possibile arrivare a un risultato puro che individuasse una relazione di causa ed effetto tra due fenomeni; in questo caso, il nesso tra il livello di istruzione e la riduzione del rischio cardio-vascolare.

LIBRI E STILE DI VITA SANO RIDUCONO IL RISCHIO DI MALATTIE CARDIACHE
Incrociando i risultati della due analisi, i ricercatori hanno scoperto che più si passa tempo a studiare sui libri di scuola più si guadagna in salute. In particolare, 3,6 anni in più di formazione sono associati a 1 punto in meno nell’indice di massa corporea e a 3 mm/Hg in meno sulla pressione sanguigna sistolica, abbassando di un terzo il rischio di malattie cardiache. L’effetto protettivo – dicono gli esperti – è da collegarsi al fatto che, generalmente, chi studia segue uno stile di vita sano.

Dall’incrocio dei dati, inoltre, risulta che solo circa la metà della diminuzione del rischio cardio-vascolare deriva da pressione arteriosa, peso corporeo contenuto e fumare meno. Gli effetti positivi sulla salute del cuore, determinati dallo studio si suddividono così: 18% su indice di massa corporea, 27% su pressione arteriosa e 34% da fumo. I tre fattori insieme giustificano solo il 40% dell’associazione tra livello di istruzione e riduzione del rischio cardio-vascolare.

L’ATTENZIONE ALLA PREVENZIONE FA LA SUA PARTE
Alla luce dei suddetti risultati, i ricercatori si pongono come obiettivo quello di indagare sugli altri motivi che mettono in collegamento l’istruzione scolastica con una diminuzione del rischio per malattie cardio-vascolari. Un’ipotesi concreta messa al vaglio dagli esperti c’è quella di una maggiore interazione con il medico, da parte delle persone impegnate nello studio, che porterebbe anche a una diagnosi precoce di queste patologie. Ecco che, allora, la correlazione tra studio e salute cardiaca può fornire un valido stimolo nell’attuare strategie a livello di prevenzione sia per chi ha interrotto gli studi sia per chi invece li ha conclusi.

FONTI
Alice R Carter, Dipender Gill et Al. – Understanding the consequences of education inequality on cardiovascular disease: mendelian randomisation study – British Medical Journal, May 2019

GENERAZIONE Z E ALIMENTAZIONE: UN’AMICIZIA RACCOMANDABILE: LA ROUNDTABLE DI FONDAZIONE VALTER LONGO AL GIFFONI FILM FESTIVAL.

Alimentazione e stile di vita corretti, giusta quantità d’acqua, educazione alimentare per le nuove generazioni. Queste le principali tematiche discusse durante l’incontro organizzato per i giovani dell’Innovation Hub, intitolato “Generazione Z e Alimentazione un’amicizia raccomandabile”. In occasione della 50esima edizione del Festival, Giffoni Innovation Hub in collaborazione con la Fondazione Valter Longo Onlus, propongono ai giffoner, alle istituzioni, agli operatori, agli insegnanti e ai media un panel sull’importanza della divulgazione dei principi del mangiare bene e del vivere sano ai ragazzi della Generazione Z, per stimolare tra i giovani e l’alimentazione, la nascita di un rapporto di amicizia sano, sincero e, soprattutto, duraturo. Il talk, moderato da Leonardo Valente (Founder & CEO Media Beats), ha visto protagonisti Sandro Del Giudice (responsabile Qualità, Ambiente, Risorse Idriche di Acqua Lete), Antonluca Matarazzo (direttore generale Fondazione Valter Longo), Nicola Sapio (ideatore del format Feel Good e Content Manager Giffoni Innovation Hub e Orazio Maria Di Martino (Founder & COO di Giffoni InnovationHub).

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GIFFONI FILM FESTIVAL 2020

Il Professor Valter Longo al Giffoni Film Festival per parlare di Juventologia

Come si rimane giovani? E cos’è la Dieta Della Longevità?
Il 27 agosto il Professor Valter Longo parlerà di Juventologia al Giffoni Film Festival in un incontro speciale pensato per i giffoners, i “centenari di domani”, tra esempi, consigli pratici e curiosità scientifiche.
 
Tanti gli argomenti che verranno toccati nel corso dell’incontro, a partire dal tema della Dieta della Longevità con le storie di famosi centenari e l’esperimento “Biosphere 2” in Arizona, passando passando dalla nutrizione come base essenziale per una migliore qualità della vita sin da bambini fino ad arrivare al diritto alla salute e il suo un forte impatto sulla vita di milioni di bambini, ragazzi, adulti e anziani.
 
La masterclass, rivolta ai giovani, intende anche promuovere una riflessione relativa alle ragioni della scelta della Dieta della Longevità non solo perché la ricerca scientifica dimostra come sia insita in noi, nel nostro corpo, la capacità di mantenerci giovani e all’occorrenza, rigenerarci, ma anche perché aprono una strada che va oltre la prevenzione per far si che l’alimentazione diventi un vero e proprio strumento di cura per ragazzi e adolescenti in difficoltà, insieme ad una vita attiva ed importanti iniziative di partecipazione diretta dei ragazzi che Fondazione Valter Longo Onlus promuove e organizza in Italia e all’estero.
 
Fondazione Valter Longo sarà presente al Giffoni Film Festival con Antonluca Matarazzo, direttore generale della Fondazione, in occasione della roundtable “GenerazioneZ e Alimentazione – Un’amicizia raccomandabile”, organizzata da Giffoni Innovation Hub.
 
Puoi conoscere il programma del Giffoni Film Festival qui e seguire gli eventi live qui.
 

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Per maggiori informazioni scrivere a [email protected]
o contattare il +39 347 067 2820.

IL SEGRETO DI UNA VITA FELICE? LO RIVELA UNO STUDIO CHE DURA DA QUASI 100 ANNI

Il più lungo studio sulla felicità mai svolto in ambito accademico, è stato condotto presso la Harvard Medical School di Boston (negli Stati Uniti) a partire dal 1938 e ha coinvolto 724 partecipanti maschi.
I risultati dell’indagine sono stati chiari: per vivere e invecchiare bene la chiave sta nella buona qualità delle relazioni interpersonali. I dati sono esposti dal ricercatore Robert Waldinger, Direttore della Harvard Study on Adult Development, alla fine del 2015, durante una conferenza TED a Vancouver in Canada.

LA QUALITÀ DEI RAPPORTI SOCIALI RENDE FELICI
Due ricercatori (Glueck e Grant) del Dipartimento di Psichiatria di Harvard hanno iniziato a monitorare il benessere psico-fisico di due gruppi di adolescenti: 268 studenti altolocati di Harvard, iscritti al secondo anno e laureati tra il 1939 e 1944, tra cui John Fitzgerald Kennedy (studio “Glueck”) e 456 ragazzini di 14-16 anni residenti nei sobborghi della periferia di Boston (studio “Grant”). Ogni due anni, i ragazzi sono stati sottoposti a questionari di valutazione, interviste personali ed esami medici, i cui dati sono stati analizzati da diversi scienziati nel corso del lungo periodo di studio. L’obiettivo dei ricercatori è stato quello di scoprire quali fossero gli elementi che assicurano una vita felice, nonché cosa significhi invecchiare serenamente. Dalle risposte date nel corso degli anni dai partecipanti al lungo studio è emerso che quello che conta in assoluto è la qualità delle relazioni instaurate.

Robert Waldinger, nel 2003, ha “ereditato” lo studio dai ricercatori che lo hanno preceduto in passato, estendendo l’indagine anche alle mogli e ai figli dei partecipanti originari, di cui ne sono rimasti in vita una sessantina. L’intento è quello di ampliare lo studio alla discendenza, per studiare se la felicità si eredita. Waldinger, durante la conferenza, ha affermato che “Ci si può sentire soli anche in mezzo a una folla”. Chi è circondato dalle persone giuste e intreccia buone relazioni, si assicura un benessere psico-fisico che garantisce buone condizioni di salute ed estende nel tempo anche le aspettative di vita. Questo vale indipendentemente dalla classe sociale o dal percorso professionale.

L’AMORE È L’ELEMENTO CHE GARANTISCE UNA VITA SERENA
Nella ricetta per la felicità c’è un ingrediente fondamentale: l’amore. A stabilirlo è stato lo psichiatra George Vaillant che ha condotto lo studio di Harvard tra il 1972 e il 2004. Per garantirci una vita soddisfacente, infatti, oltre che dalle persone giuste, le persone che sono circondate da amore e affetto, hanno una probabilità di sopravvivenza superiore al 50% rispetto agli individui solitari. Avere relazioni sane e amicizie equilibrate, fondate su una generosità reciproca del rapporto e nello scambio di affetto, rappresenta un plus per una vita felice. Come pure il background familiare, che concerne la sfera affettiva, sembra determinante nelle modalità in cui si impostano i rapporti di amicizia.

FONTI
1) The Harvard Gazette – Harvard study, almost 80 years old, has proved that embracing community helps us live longer, and be happier
2) Harvard Health Publishing – The secret to happiness? Here’s some advice from the longest-running study on happiness
3) TEDxBeaconStreet | Robert Waldinger – What makes a good life lessons from the longest study on happiness?

LA DIETA UNIVERSALE CHE NUTRE PERSONE E PIANETA

La cattiva alimentazione comporta rischi per la salute, addirittura maggiori di quelli che recano alcol e fumo. Ecco perché è sempre più urgente apportare cambiamenti quotidiani per il nostro benessere. Cambiamenti che hanno anche il risvolto positivo di contribuire alla salvaguardia del nostro pianeta. La soluzione d individuata dagli esperti, da attuare entro il 2050, è quella di raddoppiare il consumo di alimenti vegetali (verdura, legumi, noci e frutta) e dimezzare l’assunzione di zucchero e carne, specialmente rossa. È quanto emerge dal report della Commissione Eat-Lancet, presentato a Oslo e pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet (gennaio 2019).

NUTRIRE LA POPOLAZIONE MONDIALE IN MODO SOSTENIBILE
Come possiamo migliorare la nostra salute e, al contempo, ottimizzare la sostenibilità ambientale? Lo spiega nel dettaglio lo studio interdisciplinare “Food in Antropocene: the Eat-Lancet Commission on healthy diets from sustainable food systems” dove vengono proposte alcune Linee Guida per una “dieta sana universale” (eco-sostenibile e di riferimento per tutti) che concili salute fisica, da un lato, e rispetto per il pianeta, dall’altro. Una dieta basata su criteri scientifici, nell’ottica di poter nutrire la popolazione mondiale, che nel 2050 raggiungerà la cifra di 10miliardi di persone; riducendo così il tasso di mortalità per malattie associate a cattive abitudini alimentari (che attualmente ammonta a più di 11milioni morti all’anno).

A tal proposito, gli esperti hanno identificato una serie di azioni da mettere in atto a livello planetario. Per farlo sono necessari cambiamenti radicali, sia a livello di abitudini alimentari nella direzione di seguire diete sane, sia a livello di produzione e consumo per quanto concerne la filiera alimentare. Innanzitutto, l’indicazione è di optare per un regime alimentare a prevalenza vegetale, che porta con sé sia benefici diretti per la salute umana, sia miglioramenti nelle pratiche agricole e nella produzione alimentare, verso la sostenibilità, oltre che ridurre gli sprechi di cibo e la produzione di rifiuti.

RITORNO ALLE ORIGINI PER SALVARE PIANETA E SALUTE
La dieta sostenibile proposta da Eat-Lancet altro non è che la Dieta Mediterranea “originale” seguita in Italia e Grecia lo scorso secolo dai nostri nonni. Ovvero un regime alimentare che prevede un largo consumo di verdura e frutta, cereali integrali in chicco, legumi, noci, latticini (in prevalenza di capra), in misura minore pesce fresco, pollame e poche uova, riducendo al minimo carne rossa e zuccheri (aggiunti e non). Condimento principe di questa dieta è l’olio extravergine d’oliva (rigorosamente a crudo, per assimilarne al meglio i nutrienti e beneficiare così di tutte le sue proprietà salutari).

L’intento della Commissione Eat-Lancet è anche quello di coinvolgere governi, istituzioni, industrie e altri enti per indirizzare i cambiamenti verso un sistema alimentare in ottica sostenibile ed ecologica, sia per quanto riguarda i consumi sia per ciò che concerne la produzione. Prevedendo anche interventi di tipo educazionale, attraverso campagne di comunicazione e iter formativi, per poter così raggiungere, entro il 2030, quelli che sono tutti e 17 gli “Obiettivi di sviluppo sostenibile” (SDGs – Sustainable Development Goals) definiti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite.

FONTI
Walter Willett et Al. – Food in the Anthropocene: the EAT–Lancet Commission on healthy diets from sustainable food systems – The Lancet Commissions (January 2019)

TUMORE AL SENO: COSA DICONO I NUOVI RISULTATI DEGLI STUDI CLINICI SU DIETA MIMA DIGIUNO E TERAPIA ORMONALE

TUMORE AL SENO: COSA DICONO I NUOVI RISULTATI DEGLI STUDI CLINICI SU DIETA MIMA DIGIUNO E TERAPIA ORMONALE
Continua la pubblicazione di ricerche scientifiche che studiano l’effetto dell’alimentazione come supporto alle terapie farmacologiche standard. L’ultimo è stato appena pubblicato sull’autorevole rivista scientifica Nature1, ed è stato coordinato dal Professor Valter Longo dell’Istituto FIRC di oncologia molecolare di Milano (IFOM) e dal Professor Alessio Nencioni, del Dipartimento di medicina interna del Policlinico San Martino dell’Università di Genova,
È stato già dimostrato2 ad esempio, sia nei topi che nell’uomo, che un regime dietetico ipocalorico che simula gli effetti del digiuno, è in grado di ridurre alcuni marcatori che favoriscono la crescita di cellule tumorali, come ad esempio l’insulina, il fattore di crescita insulino-simile (IGF1) e la leptina, l’ormone che regola la sensazione di sazietà.
Nel nuovo studio, gli autori testano l’abbinamento di una forte restrizione di calorie, proteine e zuccheri, sottoforma di Dieta Mima-Digiuno, insieme alla terapia ormonale in 36 donne come tumore al seno positivo agli ormoni e fornisce nuove possibilità per queste pazienti.

I RISULTATI NELLE PAZIENTI
Per controllare il modo in cui le cellule tumorali crescono e si dividono, è molto frequente trattare il carcinoma mammario ormone-sensibile con una combinazione di due farmaci: Fulvestrant e Palbociclib.
Dopo aver dimostrato che nei topi la combinazione di questi due farmaci, insieme a un regime che simula il digiuno, promuove la regressione del tumore per 160 giorni, i ricercatori hanno voluto verificare tale protocollo terapeutico anche in 36 partecipanti con tumore alla mammella ormone-sensibile, già arruolate in due studi clinici in corso a Genova e Milano, aggiungendolo alla terapia standard.
Il primo obiettivo è stato quello di testare la fattibilità e la sicurezza del protocollo alimentare, visto che la dieta, seppur limitata nel tempo, è molto restrittiva.
Nel primo studio, 24 partecipanti sono state trattate con un programma alimentare che simula il digiuno di 5 giorni e sono state in grado di completare, in media, 1 ciclo al mese per 7 mesi (con persone che ne hanno seguito da 1 a 14 cicli).
Nel secondo studio, 12 partecipanti hanno seguito una dieta simile, fortemente ipocalorica e povera di proteine ogni 3 o 4 settimane per una media di 5,5 cicli (con persone che ne hanno seguito da 2 a 8 cicli). Contrariamente a quanto precedentemente pubblicato su questo e altri regimi di digiuno intermittente, le pazienti hanno mantenuto, nonché migliorato lo stato di composizione corporea (peso, massa grassa, massa magra) e l’angolo di fase, un parametro misurabile attraverso la bioimpedenziometria, che indica lo stato nutrizionale complessivo del paziente, senza particolari effetti collaterali, se non mal di testa e debolezza. Gli effetti positivi inoltre, sulla base del citato studio pubblicato, sembrano durare nel tempo.

QUALE MECCANISMO CELLULARE ALLA BASE
Per investigare il meccanismo cellulare capace di esercitare tale effetto nelle pazienti, i ricercatori hanno effettuato degli esperimenti sui topi e sulle cellule. Anche nei topi, una Dieta Mima-Digiuno della durata di 48 ore ha permesso di migliorare l’efficacia della terapia ormonale, dimostrando che la combinazione di questi trattamenti induce l’arresto del ciclo cellulare con conseguente interruzione della proliferazione delle cellule cancerose. Una aggiunta di ormoni come insulina, IGF1 e leptina inoltre, inverte tale arresto, suggerendo che il meccanismo sia ormone-mediato.

COSA C’È ANCORA DA FARE?
I dati di questa importante ricerca sono incoraggianti e preannunciano un’era in cui la nutrizione potrà essere usata come un trattamento di precisione in oncologia. Tuttavia, siamo solo all’inizio e ulteriori studi clinici su larga scala consentirebbero di investigare ulteriormente ed eventualmente confermare anche nelle persone i risultati meccanicistici ottenuti in laboratorio.

L’IMPORTANZA DELL’OBESITÀ
Una lettura interessante che emerge da questo studio è la stretta connessione tra tumore al seno e obesità.
Il microambiente che permette alla ghiandola mammaria la secrezione di latte durante l’allattamento infatti contiene, insieme a tante altre tipologie cellulari, gli adipociti, le cellule del grasso. Un aumento di grasso in eccesso coinvolge e fa aumentare di volume anche gli adipociti del seno, portando a un conseguente aumento di segnali ormonali (come per esempio la leptina), ma anche infiammatori e angiogenici indispensabili alla crescita e all’invasione delle cellule tumorali.
Non è un caso quindi che l’obesità rappresenti un fattore di rischio che può contribuire allo sviluppo del cancro al seno e a peggiora l’esito della malattia. Dati scientifici3,4 stimano che una eccessiva adiposità durante l’età adulta aumenti il rischio di cancro al seno fino al 20%. Inoltre, le donne sovrappeso al momento della diagnosi di carcinoma mammario o coloro che aumentano di peso dopo tale diagnosi, hanno maggior probabilità di recidive e mortalità5.
Diminuire il grasso in eccesso sembra quindi essere benefico per le donne con tumore e dal momento che l’obesità è un fattore di rischio modificabile, è possibile intervenire sulla propria alimentazione e sul proprio stile di vita per trattare e prevenire questa e altre patologie.

FONTI:
1. Caffa I. et al. Nature (2020)
2. Brandhorst, S. et al. Cell Metab. 22, 86–99 (2015)
3. Eliassen, A. H., Colditz, G. A., Rosner, B., Willett, W. C. & Hankinson, S. E. J. Am. Med. Assoc. 296, 193–201 (2006)
4. Tamimi, R. M. et al. Am. J. Epidemiol. 184, 884–893 (2016)
5. Kroenke, C. H., Chen, W. Y., Rosner, B. & Holmes, M. D. J. Clin. Oncol. 23, 1370–1378 (2005)
6. https://www.fondazionevalterlongo.org/missione/


Romina Inès Cervigni
Biologa Nutrizionista, Responsabile Scientifico della Fondazione Valter Longo Onlus.
Coordina il team di Nutrizionisti specializzati nella Dieta della Longevità presso il Punto Longevità di Milano dove sono accolti i pazienti, piccini e adulti, in un ambiente intimo e confortevole. Gli orari di apertura sono dal lunedì al venerdì dalle 8:00 alle 19:00 ed è possibile fissare un appuntamento contattandoci telefonicamente allo 02.25.13. 83.07 oppure compilando l’apposito form sul sito: https://www.fondazionevalterlongo.org/assistenza-nutrizionale/

ATTIVITÀ FISICA DA ADULTI: NON È MAI TROPPO TARDI

Buone notizie per chi non ha mai praticato sport da ragazzino e vuole iniziare in età avanzata. Secondo una nuova ricerca scientifica, condotta presso il National Cancer Institute di Bethesda (Maryland – USA), si possono avere notevoli benefici per la salute se si comincia a praticare attività fisica anche da adulti.

MUOVERSI FA BENE A OGNI ETÀ

Lo dimostrano i risultati del nuovo studio americano pubblicato su Jama Network Open (marzo 2019). Praticare sport o svolgere attività fisica fa bene alla salute, indipendentemente dall’età in cui si comincia, che sia fin dall’adolescenza oppure che ci si approcci al movimento in età adulta. Gli effetti benefici sono importanti: riduzione del rischio di mortalità legato a malattie cardio-vascolari e tumori, come pure diminuzione delle infezioni in generale. In questo studio, i ricercatori americani hanno analizzato i dati di 315mila adulti, di età compresa tra 50 e 70 anni. L’indagine ha riguardato le abitudini di vita e le ore settimanali di attività fisica svolte dai partecipanti al sondaggio, nell’arco dei diversi periodi della loro vita: da adolescenti (15-18 anni), durante la gioventù (35-39 anni) e in età adulta (40-61 anni).

Dall’analisi dei dati emerge che gli individui più attivi (ovvero coloro che hanno svolto attività fisica in modo costante, durante ogni periodo della loro vita preso in considerazione in questo studio) hanno presentato un minore rischio di mortalità per ogni causa (malattie cardio-vascolari e tumori), rispetto agli individui inattivi. In particolare, chi ha praticato sport o attività fisica fin dall’adolescenza ha presentato un rischio di morte inferiore, compreso tra il 29 e il 36%. Il dato rilevante è che i partecipanti attivi solo in età adulta (40-60 anni), ma sedentari durante l’adolescenza, hanno presentato anch’essi una riduzione del rischio di mortalità più basso di 32-35% rispetto al gruppo inattivo in ogni fase della vita.

EVIDENZE SCIENTIFICHE DEI BENEFICI DI MUOVERSI

Gli studi precedenti avevano analizzato i giovamenti derivanti dall’attività fisica svolta per breve tempo solo durante l’età adulta. Effetti benefici per la prevenzione (primaria e secondaria) di malattie cardio-vascolari, patologie respiratorie, diabete, tumori, problematiche neurologiche e psichiatriche. Questo è il primo studio che ha analizzato come il movimento possa essere associato al rischio di morte, nelle diverse fasi della vita. Dalla ricerca svolta presso il National Cancer Institute di Bethesda, infatti, emerge che iniziare a praticare sport o attività fisica da adulti protegge dal rischio di tumori e malattie cardio-vascolari, in modo analogo all’aver cominciato fin da giovani. Allora, sotto con gli allenamenti!

LE INDICAZIONI DA SEGUIRE PER GLI OVER 60

Quali solo le attività consigliate e la quantità di attività fisica da praticare per gli over 60? Ecco le raccomandazioni dell’American Heart Association per prevenire le malattie cardio-vascolari: 30 minuti di attività aerobica moderata, 5 giorni alla settimana, per un totale di 150 ore; 25 minuti di attività aerobica vigorosa, 3 giorni alla settimana, per un totale di 75 minuti; una combinazione di attività aerobica di intensità moderata e vigorosa; attività di rafforzamento muscolare, da moderato a intenso, almeno 2 giorni alla settimana. In particolare, per abbassare pressione sanguigna e colesterolo, le indicazioni sono di svolgere circa 40 minuti di attività aerobica, da moderata a intensa, 3-4 volte alla settimana.

 Tra le attività fisiche più adatte ci sono: camminata veloce (meglio se all’aria aperta), nuoto, bicicletta, ginnastica posturale e yoga. Anche la corsa, senza esagerare, può andare bene, oltre che qualche esercizio in palestra per rinforzare i muscoli per migliorare la resistenza e lo stretching per mantenere la flessibilità.

FONTI

  1. Pedro F. Saint-Maurice et Al. – Association of Leisure-Time Physical Activity Across the Adult Life Course With All-Cause and Cause-Specific Mortality – March 8, 2019 – JAM
  2. American Heart Association – Recommendations for Physical Activity in Adults and Kids

In collaborazione con Redazione Fondazione Valter Longo Onlus
Fondazione Valter Longo Onlus ha l’obiettivo di fare divulgazione scientifica sensibilizzando la comunità scientifica e non, ad uno stile di vita salutare ed una corretta alimentazione tramite la produzione di articoli scientifici esplicativi, contenuti testuali, infografiche e multimediali, e la diffusione delle attività cliniche, scientifiche, divulgative ed educative della Fondazione e del suo team di professionisti. Percorsi alimentari, scoperte scientifiche, studi clinici, trattamenti e tecnologie, eventi di sensibilizzazione nazionale e internazionale, iniziative di prevenzione nonché ricette della Longevità sono solo alcuni dei temi affrontati in articoli e interviste di approfondimento pubblicati quotidianamente e scritti in collaborazione con gli specialisti della Fondazione. Attivissima anche sui social, la redazione di Fondazione Valter Longo Onlus propone inoltre una newsletter mensile inviata a tutti gli iscritti, per rimanere sempre aggiornati sulle più interessanti novità legate al mondo della Salute, Nutrizione e Longevità.

Partecipano alla redazione:
Romina Inés Cervigni
Alessandra Fedato
Maria Liliana Ciraulo
Corinna Montana Lampo
Cristina Villa

L’ORMONE DELLO SPORT IRISINA CONTRO L’ALZHEIMER

Il morbo di Alzheimer è un disturbo neuro-cognitivo che provoca un lento e progressivo declino di alcune specifiche capacità intellettive. La prima manifestazione è la perdita di memoria a breve termine, dopodiché insorgono altri deficit cognitivi quali ragionamento deteriorato, difficoltà nella gestione di attività complesse, scarsa capacità di giudizio, disfunzione del linguaggio e incapacità di riconoscere oggetti e volti comuni.

Il mondo scientifico è alla continua ricerca di soluzioni per attenuarne gli effetti e trovare una cura definitiva. Numerosi sono gli studi clinici ancora in corso. Recentemente, un gruppo di scienziati diretto da Fernanda de Felice, ricercatrice dell’Università Federale di Rio de Janeiro, ha scoperto che l’ormone irisina potrebbe svolgere un’azione protettiva sul cervello dagli effetti dell’Alzheimer e della demenza in generale.

IRISINA CONTRO I DEFICIT COGNITIVI
L’irisina viene prodotta dal tessuto muscolare umano durante l’attività sportiva. Tra gli effetti di questo ormone c’è la conversione delle cellule adipose bianche (grasso che tende ad accumularsi a livello addominale) in cellule adipose brune (riserve lipidiche più facilmente utilizzabili come fonte di energia). Questo processo fisiologico permetterebbe, così, di smaltire l’accumulo di grasso corporeo, aiutando anche a combattere l’obesità e a prevenire il diabete.

Il lavoro svolto dal team guidato da Fernanda de Felice, invece, ha verificato come l’irisina svolga un’azione di contrasto alla degenerazione delle cellule nervose, favorendone l’integrità. Per arrivare a queste considerazioni, i ricercatori hanno svolto le indagini in laboratorio su modelli animali (topi). Gli scienziati, dopo avere osservato i benefici che l’irisina determina su memoria e sinapsi, nonostante iniezioni di beta-amilode (molecola il cui accumulo è tra le cause dell’Alzheimer), hanno bloccato l’ormone in modo farmacologico per analizzarne gli effetti. Si è potuto vedere come la memoria dei topolini regredisse in modo analogo ai topi sedentari, manifestando deficit cognitivi e di memoria simili a quelli prodotti dall’Alzheimer. Nel proseguo dell’esperimento, l’irisina è stata somministrata ai topi e si è visto come i deficit cognitivi scomparivano.

Ecco perché questo ormone potrebbe rappresentare un antidoto contro la demenza senile, sia come prevenzione sia nel fermare un processo di declino cognitivo già in atto. I risultati ottenuti, infatti, aprono le porte a possibili studi sulla sintesi di molecole che, interagendo con il ciclo dell’irisina, potranno agire in modo diretto con le cellule del tessuto celebrale, riducendo gli effetti di Alzheimer e altre forme di demenza.

FARE SPORT RINGIOVANISCE IL CERVELLO
Il lavoro del team di Fernanda de Felice va ad avvalorare la ricerca, pubblicata su Neurology, svolta da un gruppo di ricercatori del Duke University Medical Center di Durham (Carolina del Nord), coordinati da James Blumentha. Secondo questo altro studio, un esercizio fisico costante aiuta a mantenere giovane il cervello. In particolare, la ricerca ha evidenziato come praticare tre volte alla settimana attività aerobica (come camminata veloce, corsa, nuoto o bicicletta), può ringiovanire il cervello di circa 9 anni.

A questo studio hanno preso parte 160 persone di età media 65 anni, tutte con esigui problemi di memoria, capacità decisionale e organizzazione mentale (sintomi classici di incipit di declino cognitivo e/o Alzheimer allo stadio iniziale), che di base conducevano una vita sedentaria. Gli anziani, poi, sono stati divisi in vari gruppi e, ad alcuni, è stato proposto di svolgere attività fisica. In sintesi: i gruppi che hanno praticato sport 3 volte la settimana (45 minuti di attività fisica, suddivisa in 10 minuti di riscaldamento e 35 di tapis roulant) hanno mostrato un netto miglioramento in funzioni cognitive e capacità esecutive, ovvero facoltà di decidere, riflettere, organizzare e portare a termine un compito. I ricercatori, inoltre, hanno determinato che tale miglioramento è comparabile a un ringiovanimento celebrale di 9 anni. Saranno necessari ulteriori studi per comprendere meglio come attività fisica, irisina e capacità cognitive sono collegate.

FONTI

  1. Fernanda de Felice et Al. – Exercise-linked FNDC5/irisin rescues synaptic plasticity and memory defects in Alzheimer’s models – Nature Medicine; January 2019
  2. James A. Blumenthal et Al. – Lifestyle and neurocognition in older adults with cognitive impairments. A randomized trial – Neurology, January 15, 2019

In collaborazione con Redazione Fondazione Valter Longo Onlus
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Partecipano alla redazione:
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Alessandra Fedato
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Cristina Villa

COME ALIMENTARSI PRIMA E DOPO L’ATTIVITÀ FISICA

Un’alimentazione sana e bilanciata e un’attività fisica costante e quotidiana sono tra i fondamenti per vivere in salute a lungo, nonché contribuiscono al benessere psico-fisico di ogni individuo. Il corpo ha bisogno di energia, per svolgere le attività quotidiane come nella pratica sportiva e/o fisica. Quali sono gli alimenti ideali da consumare prima e dopo un allenamento, per far sì che il movimento ci porti benefici?

COSA MANGIARE PRIMA DELL’ALLENAMENTO
In primis, è fondamentale nutrirsi adeguatamente prima di fare attività fisica. Rimanere a digiuno per ore e, poi, cimentarsi in allenamenti improvvisati può causare una crisi ipoglicemica, con attacchi di fame e rischio di svenimento, nonché determinare un processo di catabolismo muscolare che mette in circolo tossine. Il cibo assunto prima dello sport e di qualsiasi altra attività fisica (dalla “semplice” camminata a un lavoro che richiede forza fisica) è di primaria importanza, poiché rappresenta il carburante da cui il corpo trae energia.

In generale, i nutrizionisti consigliano un pasto pre-allenamento semplice e leggero (per evitare di affaticare l’organismo con una digestione complessa e prolungata) con un adeguato quantitativo di nutrienti, per assicurare il giusto apporto energetico e nutrizionale. Se si pratica sport al mattino, per esempio, il consiglio è di consumare uno snack veloce prima dell’attività fisica, per poi fare una colazione ricca e completa dopo. Il pranzo prima di un allenamento, dovrebbe essere consumato almeno 3 ore prima (per assicurare che non interagisca con il processo digestivo) ed essere a base di carboidrati (es. cereali integrali, a basso indice glicemico, con verdure), con poche proteine e grassi. Per garantirci sia forza sia resistenza. Se ci si allena la sera, l’indicazione degli esperti è di mangiare uno spuntino (una banana o qualche noce oppure una barretta raw – ovvero costituita da alimenti crudi che mantengono integre tutte le proprietà nutritive – a base di frutta secca e semi oleosi) circa 2 ore prima dell’attività sportiva.

COSA MANGIARE DOPO AVERE PRATICATO SPORT
Innanzitutto, mai saltare un pasto dopo lo sforzo fisico, che deve essere sempre ben bilanciato nei nutrienti. Per prima cosa, il consiglio dei nutrizionisti è di assumere circa 30 grammi di proteine nell’arco di 1-2 ore dopo ogni allenamento. L’apporto proteico, infatti, è fondamentale per favorire il recupero muscolare, nell’ottica di rigenerare le fibre dei muscoli dopo lo sforzo fisico. Nella dieta di uno sportivo, infatti, le proteine non devono mai mancare, prediligendo pesce azzurro, legumi, cereali integrali e latticini, senza esagerare. Anche i grassi sono importanti per chi pratica attività fisica. Optare per grassi “buoni” derivanti da olii vegetali, frutta secca e semi oleosi. Dopo lo sport, il corpo è impegnato a smaltire le tossine e deve reintegrare le riserve energetiche, da un lato, e ripristinare il tessuto muscolare danneggiato, dall’altro.

Nei 15-30 minuti post-allenamento, i muscoli sono in grado di assorbire velocemente i nutrienti per sintetizzare nuovo tessuto contrattile e riparare quello lesionato dallo sforzo fisico. Questo arco temporale è definito “finestra anabolica” (che si riduce via via entro 2 ore), per cui alcuni nutrizionisti consigliano di assumere subito uno snack proteico per rigenerare i muscoli. Questo vale soprattutto per chi pratica sport a livello medio-alto. Per chi, invece, vuole semplicemente dimagrire e/o mantenere il peso forma, è indicato sfruttare l’aumento del metabolismo basale e alimentarsi 1 o 2 ore dopo l’allenamento. In ogni caso, è bene rivolgersi a un nutrizionista per valutare la propria situazione e scegliere una dieta ad hoc.
L’IMPORTANZA DELL’IDRATAZIONE
Altra questione fondamentale è l’idratazione: reintegrare i liquidi persi, quanto fare la scorta prima, oltre che durante l’attività fisica, soprattutto in giornate calde e assolate. Il rischio cui si va incontro è la disidratazione che, oltre a diminuire la prestazione sportiva, è dannosa per l’organismo in generale. Il consiglio è di bere acqua prima dell’allenamento, per idratare i tessuti in vista dell’esercizio fisico. Come pure assumere acqua durante l’attività sportiva e, soprattutto, reintegrare i liquidi persi a fine allenamento. Se necessario, può essere utile consumare acqua ricca in sali minerali e/o integratori salini (senza esagerare).

FONTI

  1. Arem H. et Al., “Leisure time physical activity and mortality: a detailed pooled analysis of the dose-response relationship”, JAMA Intern Med. 2015 Jun;175(6):959-67. doi: 10.1001/jamainternmed.2015.0533
  2. Paddon-Jones D, Rasmussen BB. “Dietary protein recommendations and the prevention of sarcopenia” Curr Opin Clin Nutr Metab Care – 2009 Jan;12(1):86-90. doi: 10.1097/MCO.0b013e32831cef8b
  3. Kumar V. et Al. “Age-related differences in the dose-response relationship of muscle protein synthesis to resistance exercise in young and old men” – J Physiol – 2009 Jan 15;587(1):211-7. doi: 10.1113/jphysiol.2008.164483. Epub 2008 Nov 10.

In collaborazione con Redazione Fondazione Valter Longo Onlus
Fondazione Valter Longo Onlus ha l’obiettivo di fare divulgazione scientifica sensibilizzando la comunità scientifica e non, ad uno stile di vita salutare ed una corretta alimentazione tramite la produzione di articoli scientifici esplicativi, contenuti testuali, infografiche e multimediali, e la diffusione delle attività cliniche, scientifiche, divulgative ed educative della Fondazione e del suo team di professionisti. Percorsi alimentari, scoperte scientifiche, studi clinici, trattamenti e tecnologie, eventi di sensibilizzazione nazionale e internazionale, iniziative di prevenzione nonché ricette della Longevità sono solo alcuni dei temi affrontati in articoli e interviste di approfondimento pubblicati quotidianamente e scritti in collaborazione con gli specialisti della Fondazione. Attivissima anche sui social, la redazione di Fondazione Valter Longo Onlus propone inoltre una newsletter mensile inviata a tutti gli iscritti, per rimanere sempre aggiornati sulle più interessanti novità legate al mondo della Salute, Nutrizione e Longevità.

Partecipano alla redazione:
Romina Inés Cervigni
Alessandra Fedato
Maria Liliana Ciraulo
Corinna Montana Lampo
Cristina Villa

NUOVO STUDIO CLINICO SULL’ ABBINAMENTO TRA DIETA MIMA DIGIUNO E CHEMIOTERAPIA

Una nuova ricerca abbina la dieta Mima-digiuno (DMD) alla chemioterapia adiuvante nelle pazienti con cancro alla mammella.
Lo studio pubblicato su Nature Communications è stato condotto in diversi centri ospedalieri in Olanda in collaborazione con il gruppo di ricerca del Professor Valter Longo.
I risultati di questo studio si vanno ad aggiungere a quelli pre-clinici e suggeriscono, per la prima volta nei pazienti, che la DMD è sicura ed efficace in abbinamento alla chemioterapia nelle donne con carcinoma mammario in fase iniziale.
Gli studi sui topi hanno dimostrato che cicli di DMD, in abbinamento a una vasta gamma di terapie anti-cancro, possono proteggere dagli effetti collaterali della chemioterapia, inibire la progressione di un’ampia varietà di tumori e aumentare l’efficacia terapeutica della chemioterapia stessa.
Esistono inoltre anche alcuni piccoli studi clinici che hanno già valutato il potenziale del digiuno per migliorare il trattamento del cancro, e che si sono concentrati principalmente sulla fattibilità da parte dei pazienti e sulla tossicità del trattamento.
Procedendo in ordine temporale, il primo studio pubblicato riguarda la raccolta da parte del Professor Longo e suoi collaboratori di dati su dieci persone, che hanno scelto volontariamente di digiunare in concomitanza della chemioterapia. I risultati suggeriscono che il digiuno in combinazione con la chemioterapia è fattibile, sicuro e ha il potenziale di diminuire gli effetti collaterali causati dalle chemioterapie. (1)

Il secondo studio, ad opera dell’Università di Leida, ha esaminato la fattibilità del digiuno a breve termine e i suoi effetti sulla tolleranza della chemioterapia in un gruppo omogeneo di pazienti con carcinoma ovarico o mammario. Il digiuno durante la chemioterapia è stato ben tollerato ed ha mostrato una riduzione degli effetti collaterali. (2)

Uno studio clinico pubblicato dal Professor Longo nel 2016 ha visto 18 pazienti digiunare a sola acqua per 24, 48 o 72 ore prima della chemioterapia a base di platino, ed è stato condotto per valutarne la sicurezza e la fattibilità nei pazienti oncologici.
Sono visibili i potenziali effetti protettivi del digiuno di 72 ore rispetto a quello di 24 ore con cancro alla mammella, alle ovaie, all’utero e ai polmoni. (3)

L’ultimo articolo, precedente a questo, ha studiato la fattibilità e gli effetti sulla qualità della vita e il benessere del digiuno a breve termine durante la chemioterapia in pazienti con cancro di tipo ginecologico (ovaio e mammella). Il digiuno a breve termine durante la chemioterapia è ben tollerato e sembra migliorare la qualità della vita e l’affaticamento durante la terapia stessa. (4)

Cosa dice di nuovo questo studio

Per questo studio sono state reclutate 131 pazienti con tumore alla mammella allo stadio II o III (HER2 negativo). A 65 di queste è stato chiesto di adottare una DMD, iniziando 3 giorni prima della chemioterapia adiuvante. Le restanti pazienti hanno continuato con la loro alimentazione abituale.
Complessivamente questi dati sono in accordo con i precedenti studi, dimostrando che la DMD è sicura ed efficace in aggiunta alla chemioterapia, almeno nei pazienti con un indice di massa corporea normale al momento dell’arruolamento.
Inoltre, le pazienti che hanno seguito la DMD per più cicli di chemioterapia, hanno avuto miglioramenti sulla risposta radiologica e maggior probabilità di diminuire le cellule tumorali del 90-100%. Nelle pazienti che hanno seguito più DMD si riducono significativamente i danni indotti dalla chemioterapia al DNA dei linfociti T. Questo effetto potrebbe essere letto come un “dose-risposta”, ossia all’aumentare dei numeri di cicli di DMD in concomitanza della terapia, aumentano i benefici.
Facendo un bilancio totale, si può dire che il digiuno si è dimostrato sicuro in concomitanza delle cure chemioterapiche e ha contribuito a diminuire gli effetti avversi delle cure stesse. Tuttavia, sono necessari nuovi e più approfonditi studi per descrivere in dettaglio l’effetto della DMD in questo e in altri tipi di tumori.
Attualmente, ci sono diversi studi clinici in corso per verificare la sicurezza e gli effetti della DMD, in particolare sugli effetti collaterali delle cure anti-cancro e il potenziamento delle terapie standard. Al momento non sono ancora disponibili maggiori informazioni e bisognerà attendere la conclusione di questi studi.

FONTI

  1. Safdie, F. M., Dorff, T., Quinn, D., Fontana, L., Wei, M., Lee, C., … Longo, V. D. (2009). Fasting and cancer treatment in humans: A case series report. Aging (Albany NY), 1(12), 988–1007.
  2. De Groot, S., Vreeswijk, M. P., Welters, M. J., Gravesteijn, G., Boei, J. J., Jochems, A., Kroep, J. R. (2015). The effects of short-term fasting on tolerance to (neo) adjuvant chemotherapy in HER2-negative breast cancer patients: a randomized pilot study. BMC Cancer, 15, 652.
  3. Dorff, T. B., Groshen, S., Garcia, A., Shah, M., Tsao-Wei, D., Pham, H., … Quinn, D. I. (2016). Safety and feasibility of fasting in combination with platinum-based chemotherapy. BMC Cancer, 16, 360.
  4. Bauersfeld SP, Kessler CS, Wischnewsky M, Jaensch A, Steckhan N, Stange R, Kunz B, Brückner B, Sehouli J, Michalsen A. The effects of short-term fasting on quality of life and tolerance to chemotherapy in patients with breast and ovarian cancer: a randomized cross-over pilot study. BMC Cancer. 2018 Apr 27;18(1):476. doi: 10.1186/s12885-018-4353-2.
  5. de Groot S, Lugtenberg RT, Cohen D, et al. Fasting mimicking diet as an adjunct to neoadjuvant chemotherapy for breast cancer in the multicentre randomized phase 2 DIRECT trial. Nat Commun. 2020;11(1):3083. Published 2020 Jun 23. doi:10.1038/s41467-020-16138-3

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