NOCCIOLE, UN TOCCASANA PER LA SALUTE A LUNGO TERMINE

Il 16 Ottobre si celebra la giornata mondiale dell’alimentazione, che ha la funzione di sensibilizzare ad un approccio virtuoso verso uno dei bisogni primari dell’uomo: il cibo. Uno degli obiettivi fondamentali è legato alla possibilità di visualizzare un futuro equo per la distribuzione di cibo e l’accesso agli alimenti, un problema purtroppo ancora centrale in determinati paesi in via di sviluppo. Questo è inoltre causa di un’ampia diffusione di malattie legate all’alimentazione, in particolar modo quelle del sistema circolatorio.La frutta a guscio (mandorle, nocciole, noci etc.) negli ultimi anni è diventata oggetto di svariate ricerche a carattere scientifico. È la ricca composizione di micro e macronutrienti a destare l’attenzione degli studiosi, che hanno approfondito gli effetti di un’assunzione prolungata della frutta secca, nella nostra alimentazione.

ALLA RICERCA DEI MICRONUTRIENTI

Un recente studio condotto dal Linus Pauling Institute dell’Oregon State University, pubblicato sul The Journal of Nutrition, ha evidenziato come un costante consumo di nocciole abbia migliorato in modo significativo il livello di magnesio e vitamina E, con effetti benefici sulla salute a lungo termine. Nello specifico, il team di ricercatori guidato da Alexander J. Michels ha proposto a un gruppo di persone dai 63 ai 69 anni circa, un regime alimentare in cui era prevista l’assunzione di nocciole per 16 settimane consecutive. Obiettivo della ricerca è stato stabilire se il consumo giornaliero di questo tipo di frutta a guscio da parte di persone in questa fascia di età, sane, avrebbe migliorato i biomarcatori di micronutrienti come magnesio e vitamina E.

La scelta di sottoporre a questo studio clinico queste persone è stata voluta perché dai circa 60 anni in su si è più a rischio nell’andare incontro a malattie croniche, proprio a causa di livelli inadeguati di vitamine e minerali. Un apporto insufficiente di questi importanti micronutrienti, infatti, può portare a varie problematiche di natura cronica come: disturbi cardio-vascolari, patologie epatiche, forme tumorali e malattie neuro-degenerative come il morbo di Alzheimer. Noci e nocciole specialmente sono ricche di minerali e vitamine e, in particolare, rappresentano un’ottima fonte di magnesio e vitamina E, importanti per la nostra salute.

QUALI SONO LE GIUSTE QUANTITÀ DI MAGNESIO E VITAMINA E

Un adulto dovrebbe consumare circa 15 mg al giorno di vitamina E. La notizia buona è che una porzione di 30 grammi di nocciole (più o meno 20 pezzi) contengono circa 4 mg di vitamina E (pari al 27% del fabbisogno giornaliero). Stesso discorso vale per il magnesio, la cui dose giornaliera media per un adulto sano è pari a 300 mg. In questo caso, però, il fabbisogno varia con età, sesso e altre condizioni specifiche. Per esempio, un uomo anziano dovrebbe assumerne oltre 400 mg, mentre una donna anziana oltre 300 mg. Le nocciole, come tutta la frutta secca in generale, sono un’ottima fonte di magnesio: 100 grammi di nocciole ne contengono 160 mg. Una carenza di magnesio è poco probabile, ma ci sono casi specifici in cui è possibile avere un deficit di questo importante minerale: per esempio, in chi soffre di diabete di tipo 2, celiachia, morbo di Crohn o assume farmaci.

LA FRUTTA SECCA AIUTA A STARE MEGLIO

Per valutare i livelli dei biomarcatori, ogni partecipante alla ricerca del Linus Pauling Institute è stato sottoposto a una serie di esami clinici all’inizio e al termine delle 16 settimane di osservazione. In particolare, sono stati eseguiti prelievi di sangue e urine, come pure sono state rilevate una serie di misure antropomorfe. I parametri considerati sono stati i seguenti: livelli di magnesio, lipidi, glucosio, insulina e proteina C-reattiva ad alta sensibilità, insieme ai metaboliti della vitamina E eliminati per via urinaria.

I risultati ottenuti hanno mostrato un aumento nei livelli di micronutrienti presenti, in particolare magnesio e vitamina E. I benefici riscontrati sono stati direttamente proporzionali al numero di nocciole assunte. Chi ne ha mangiate ogni giorno ha avuto maggiori benefici, rispetto a chi le ha mangiate solo una volta alla settimana. In ogni caso, anche questi ultimi hanno mostrato un miglioramento rispetto a chi non ha mangiato nessuna nocciola durante il periodo di osservazione. Un consumo di frutta secca può, dunque, avere un effetto benefico sulla salute: investire sulla sua coltivazione, e quindi sull’agricoltura, uno dei temi più cari a questa ricorrenza mondiale, potrebbe fornire un valido strumento dalle grandi potenzialità per cercare di arginare il divario socio-economico e combattere la malnutrizione

 

>>> Per ulteriori approfondimenti scientifici, legati a un corretto stile di vita e a sane abitudini alimentari, visitate il sito della FONDAZIONE VALTER LONGO, dove trovate anche diverse pubblicazioni di studi clinici.

 

FONTI

  1. Michels AJ et Al. – Daily Consumption of Oregon Hazelnuts Affects α-Tocopherol Status in Healthy Older Adults: A Pre-Post Intervention Study – The Journal of Nutrition, Volume 148, December 2018

13 Ottobre: Giornata nazionale del tumore al seno metastatico Da alimentazione e stile vita un aiuto per “rinchiudere i buoi in stalla dopo che sono scappati”

Al primo posto sul panorama mondiale tra le cause di cancro, il tumore al seno, mostra una costante e fiduciosa tendenza alla riduzione della sua mortalità (-6% negli ultimi 5 anni).

Questo trend favorevole è prevalentemente attribuibile alla maggiore diffusione dei programmi di prevenzione, di diagnosi precoce attraverso lo screening mammografico e ai progressi in campo terapeutico che hanno permesso un aumento della sopravvivenza per le donne, ma anche per gli uomini, affetti da tumore mammario. Attualmente in Italia l’87% dei pazienti risulta vivo dopo 5 anni dalla diagnosi, una delle sopravvivenze più alte registrate in Europa.

Tuttavia, nel 6-7% dei casi il tumore al seno si presenta già metastatico alla diagnosi e sono oltre 37000 le pazienti affette da questa condizione in Italia.

Se storicamente modificazioni nell’alimentazione e nello stile di vita in una fase avanzata della malattia erano considerate avere poco impatto sulla prognosi, l’incremento delle chance terapeutiche e il vantaggio significativo ottenuto in sopravvivenza hanno consentito di rivalutare il ruolo di questi due potenti strumenti in questo ambito.

In occasione della Giornata Nazionale del tumore al seno metastatico, il 13 Ottobre, scopriamo insieme come possiamo contribuire all’efficacia delle terapie oncologiche e al mantenimento della migliore qualità di vita dopo la diagnosi.

Uno studio pilota condotto negli Stati Uniti ha indagato le abitudini nutrizionali e lo stile di vita di un gruppo di donne affette da tumore al seno metastatico osservando che la maggioranza di queste fossero in sovrappeso o obese, non svolgessero attività fisica routinaria e si alimentassero prevalentemente con diete ricche di grassi e povere di fibre.

A tale proposito, un elevato BMI (Body-mass index) così come una condizione di franca obesità, associata all’assunzione di peso dopo la diagnosi, è stata associata ad una più alta mortalità per tumore mammario e ad una peggiore prognosi soprattutto dopo la menopausa.

In particolare, uno studio preclinico ha dimostrato come l’obesità contribuisse all’effetto pro-metastatico e alla progressione verso un tipo particolarmente aggressivo di tumore al seno, il sottotipo “triplo negativo”.

Il tessuto adiposo in eccesso è infatti responsabile di una condizione di infiammazione sistemica (ossia generale, di tutto il corpo) e dell’aumento di ormoni quali insulina e leptina e del fattore di crescita Insulino-simile, IGF-1, in circolo; tutte alterazioni metaboliche e pro-angiogeniche, ossia che hanno la capacità di formare nuovi vasi sanguigni per la diffusione del tumore, che possono alimentare la proliferazione delle cellule cancerose.

Al contrario, un’alimentazione ricca di fibre e caratterizzata da verdura, cereali integrali, legumi, pesce, frutta ed a basso contenuto di quei grassi dannosi per il nostro organismo è nota per il suo ruolo protettivo e per essere correlata, anche se modicamente, con una prognosi migliore.

L’utilizzo di integratori a base di antiossidanti durante la chemioterapia e la radioterapia dovrebbe invece essere scoraggiato a causa della possibilità di incentivare la refrattarietà delle cellule tumorali alle cure oncologiche.

Concludendo, se un tempo “chiudere la stalla quando i buoi erano scappati” era considerato poco utile tradotto in questo setting di patologia, oggi sappiamo che la dieta e lo stile di vita possono contribuire attivamente al giogo delle cure oncologiche standard.

FONTI

  1. https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/cancer
  2. https://www.aiom.it/i-numeri-del-cancro-in-italia/
  3. Sheean P, Kabir C, Rao R, Hoskins K, Stolley M. Exploring Diet, Physical Activity, and Quality of Life in Females with Metastatic Breast Cancer: A Pilot Study to Support Future Intervention. J Acad Nutr Diet. 2015 Oct;115(10):1690-8. doi: 10.1016/j.jand.2015.03.017. Epub 2015 May 12. PMID: 25975457; PMCID: PMC4584161.
  4. Hauner D, Janni W, Rack B, Hauner H. The effect of overweight and nutrition on prognosis in breast cancer. Dtsch Arztebl Int. 2011 Nov;108(47):795-801. doi: 10.3238/arztebl.2011.0795. Epub 2011 Nov 25. PMID: 22190993; PMCID: PMC3240779.
  5. Hauner H, Hauner D. The Impact of Nutrition on the Development and Prognosis of Breast Cancer. Breast Care (Basel). 2010;5(6):377-381. doi: 10.1159/000322648. Epub 2010 Dec 8. PMID: 21494402; PMCID: PMC3076349.
  6. Reggiani F, Bertolini F. Roles of obesity in the development and progression of breast cancer. Discov Med. 2017 Nov;24(133):183-190. PMID: 29278671.
  7. Bousquenaud M, Fico F, Solinas G, Rüegg C, Santamaria-Martínez A. Obesity promotes the expansion of metastasis-initiating cells in breast cancer. Breast Cancer Res. 2018 Sep 4;20(1):104. doi: 10.1186/s13058-018-1029-4. PMID: 30180888; PMCID: PMC6123990.

MEMORIA ASSICURATA CON SONNO E BUON UMORE

Un gruppo di ricercatori psicologi dell’Università della California a Riverside ha identificato tre fattori determinanti per la cosiddetta “memoria di lavoro”: età, sonno e umore. In particolare, riposare bene e tenere un tono dell’umore elevato, influisce positivamente su questa parte di memoria direttamente collegata alle nostre performance cognitive. Lo studio è stato pubblicato su Journal of the International Neuropsychological Society (luglio 2019). Vediamone i dettagli per comprendere il nesso tra i vari fattori.

COS’È LA MEMORIA DI LAVORO

La “memoria di lavoro” è quella parte della memoria a breve termine, che trattiene le informazioni in modo temporaneo, per poi gestirle per svolgere le attività cognitive. Questo tipo di memoria è anche legata all’apprendimento e alla capacità di ragionare, per cui ci guida nelle azioni che svolgiamo ogni girono come una sorta di navigatore. La memoria di lavoro mette in collegamento azioni, percezione e memoria a lungo termine, permettendoci così di eseguire diversi compiti nel nostro quotidiano.

Inoltre, questo tipo di memoria è fondamentale – oltre che per la comprensione e il ragionamento – anche per intelletto, linguaggio, capacità di pianificare azioni e risolvere un problema in modo creativo. Per analizzare la correlazione tra memoria di lavoro versus età, sonno e umore, i ricercatori hanno scorporato questi tre fattori, analizzandone i ruoli differenti e quantificandone gli effetti.

DUE STUDI A CONFRONTO

La ricerca scientifica, in passato, si era già occupata di analizzare le conseguenze che i tre fattori – età, sonno e umore – separatamente hanno sulla memoria. In questo nuovo studio, gli psicologi americani hanno voluto isolare statisticamente gli effetti dei singoli fattori considerati, messi in relazione con qualità e quantità della memoria di lavoro, ovvero quella che viene definita “capacità di memorizzazione”.

Nello specifico, sono stati condotti due studi separatamente. Nel primo sono stati presi in considerazione il ruolo del sonno e il tono dell’umore, su un gruppo di 110 studenti universitari. Nel secondo studio, invece, è stato analizzato il fattore età in un gruppo di 31 individui, dai 21 ai 77 anni. In entrambi i casi, i partecipanti sono stati sottoposti a test di valutazione delle performance cognitive legate alla memoria di lavoro.

QUALITÀ E QUANTITÀ DELLA MEMORIA MESSE A CONFRONTO

Dai risultati dei due studi messi a confronto emerge che i tre fattori analizzati (età, sonno e umore) hanno un ruolo differente sulla memoria di lavoro. In particolare, sonno e umore possono avere effetti quantitativi. Ovvero, se non ci si riposa abbastanza e, allo stesso modo, si soffre di umore depresso, diminuisce la quantità delle informazioni conservate e si riduce la probabilità di ricordare nel dettaglio un evento passato. Inoltre, insonnia e umore basso, anche singolarmente, peggiorano la memoria di lavoro. L’età, invece, influisce sulla qualità della memoria, vale a dire che i ricordi (emozioni, immagini etc.) appaiono sfocati e poco nitidi, come in una vecchia foto scolorita dal tempo.

I vari fattori, poi, sono anche collegati tra loro. Se si dorme poco e male si abbassa il tono dell’umore, come pure l’avanzare dell’età può essere messa in relazione a stati d’animo depressi. Inoltre, questo studio è un’ulteriore conferma dello stretto legame tra riposo e memoria. Infine, questa nuova indagine mette in luce come sonno e umore agiscono sulla memoria in modo indipendente l’uno dall’altro.

>>> Per ulteriori approfondimenti scientifici, legati a un corretto stile di vita e a sane abitudini alimentari, visitate il sito della FONDAZIONE VALTER LONGO, dove trovate anche diverse pubblicazioni di studi clinici.

FONTI

Weizhen Xie, Anne Berry, Cindy Lustig, Patricia Deldin e Weiwei Zhang – Poor Sleep Quality and Compromised Visual Working Memory Capacity – Journal of the International Neuropsychological Society, July 2019

CAMMINARE VELOCE ALLUNGA LA VITA DI MOLTI ANNI

La giornata mondiale della salute mentale è un’iniziativa che si celebra il 10 Ottobre di ogni anno per promuovere la difesa della consapevolezza e della salute mentale contro gli stigmi sociali che condizionano la nostra qualità di vita. L’obiettivo di questa giornata è sensibilizzare i governi e la comunità evidenziando l’importanza di politiche sanitarie e azioni finalizzate a promuovere una migliore salute mentale a livello globale.

Camminare, è per il benessere e la salute uno dei migliori rimedi: aiuta a ridurre lo stress eliminando la depressione e la stanchezza, e migliora quindi anche la sfera emotiva.

Buone notizie per i “camminatori veloci” che vivono più a lungo rispetto a chi, invece, cammina lentamente; a prescindere dalla forma fisica e dal peso corporeo. A dimostrarlo è un nuovo studio portato avanti da un gruppo di ricercatori del NIHR (National Institute for Health Research) del Leicester Biomedical Research Center (una partnership fra gli ospedali di Leicester, l’University of Leicester e la Loughborough University). I risultati dell’indagine sono stati pubblicati sulla rivista Mayo Clinic Proceedings (giugno 2019).

UN’ANDATURA SPEDITA FA VIVERE A LUNGO, A PRESCINDERE DAL PESO

Si tratta della prima ricerca che ha messo in relazione l’andatura (lenta, media, spedita) della camminata con l’aspettativa di vita. Per farlo sono stati analizzati i dati (tra il 2006 e il 2016) presenti nella UK Biobank, che contiene informazioni biofisiche di 474.919 cittadini britannici, con età media di 58,2 anni e indice di massa corporea 26,7 kg/m2. Dall’analisi dei dati è emerso che le donne che camminano con un’andatura veloce hanno un’aspettativa di vita di 15 anni più lunga (ovvero 86,7-87,8 anni) rispetto alle loro coetanee che camminano lentamente (valore che scende a 72,4). Per il sesso maschile l’intervallo si allunga ulteriormente. Ovvero gli uomini che camminano a passo spedito vivono in media 22 anni di più (85,2-86,8 anni) rispetto a quelli che invece hanno un’andatura più lenta. I soggetti che invece hanno l’abitudine a camminare a ritmi lenti, hanno registrato un’aspettativa di vita molto ridotta rispetto ai “camminatori veloci”: 72,4 anni per le donne e 64,8 anni per gli uomini. Valori che rimangono invariati indipendentemente dal peso e dall’indice di massa corporea (BMI), anche in persone in sovrappeso e obese.

Tale rivelazione, secondo gli esperti, indica che la velocità della camminata e l’attività fisica sono migliori indicatori dell’aspettativa di vita rispetto all’indice di massa corporea. Questo, secondo gli esperti, può rappresentare un buon incoraggiamento per tutte le persone a camminare a passo spedito, con l’obiettivo di allungare anni di vita, oltre che migliorare la forma fisica e la salute in generale. Studi precedenti avevano osservato l’impatto del peso corporeo e della forma fisica sulla mortalità in termini di rischio relativo, concetto non sempre facile da interpretare. Mentre, considerare l’aspettativa di vita è più semplice da mettere in relazione all’attività fisica e all’indice di massa corporea, fornendo un’idea più concreta.

PASSEGGIARE NELLA NATURA OTTIMIZZA I BENEFICI

Il consiglio degli esperti, inoltre, è quello di praticare la camminata veloce all’aria aperta e nella natura. Passeggiare speditamente nel verde, infatti, ottimizza ulteriormente i benefici in termini di riduzione dello stress e presenza mentale. Tanto che, i ricercatori hanno anche scoperto che camminare nel verde migliora la capacità di ricordare le informazioni di quasi il 20% di più, mentre passeggiare in città sembrerebbe non sortire alcun effetto benefico da questo punto di vista. In ogni caso, il suggerimento di molti esperti è quello di praticare la camminata veloce almeno 30 minuti al giorno (approfittando anche degli spostamenti quotidiani) e lunghe sessioni (anche di due ore), nella natura durante il weekend.

FONTI

Francesco Zaccardi et al. – Comparative Relevance of Physical Fitness and Adiposity on Life Expectancy. A UK Biobank Observational Study – Mayo Clinic Proceedings (June 2019)

DON’T FEED THE TUMOR: UN PASSO PIÙ VICINI ALL’IMPIEGO DI DIETE MIMA DIGIUNO IN CAMPO ONCOLOGICO

È oramai noto che la vulnerabilità delle cellule tumorali nei confronti della deprivazione di specifici nutrienti è uno dei segni distintivi alla base del processo di formazione del tumore.

Quindi, perché non sfruttarlo a suo svantaggio?

Prosegue, infatti, la raccolta di prove a favore del ruolo del digiuno come strumento di cura in integrazione alle terapie farmacologiche standard, tradizionali e più innovative.

A tale proposito, nell’ambito del primo evento tematico in Oncologia Integrata su “Alimentazione, Nutraceutica e Metabolomica nei pazienti oncologici” organizzato dall’Ordine Nazionale dei Biologi il 23 Settembre (Delegazione Regionale Emilia Romagna e Marche, Delegazione Regionale Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta e Delegazione Regionale Toscana e Umbria) sono stati affrontati anche i possibili risvolti terapeutici dello storicamente noto elisir di lunga vita.

Nel dettaglio:

Un recente studio clinico di fase I/II, condotto all’IRCCS Policlinico San Martino di Genova in collaborazione con l’IFOM di Milano e pubblicato sulla rivista Cancers nel 2021, ha dimostrato che periodici cicli di una dieta che simula il digiuno sono ben tollerati e possono essere combinate in sicurezza ai trattamenti oncologici standard in pazienti affetti da svariati tipi di tumore. Nei 90 pazienti onco-ematologici a basso rischio nutrizionale arruolati nello studio, la dieta mima digiuno, quando abbinata ad opportuni consigli dietetici e di esercizio muscolare, ha dimostrato di preservare il peso e la forza muscolare, migliorando l’angolo di fase (un importante parametro bioelettrico con valenza prognostica nel paziente oncologico) e la massa magra, a discapito di quella grassa. Inoltre, lo studio ha testimoniato una riduzione dei livelli circolanti di fattori di crescita per le cellule tumorali (come IGF-1, leptina e c-peptide), persistenti anche dopo la sospensione della dieta mima digiuno.

A dimostrazione della sempre maggiore diffusione di questa pratica nella lotta contro i tumori, dai risultati preliminari di una survey sull’Oncologia Integrata condotta presso la Clinica Oncologica AOU Ospedali Riuniti di Ancona è emerso che circa un 10% dei 250 pazienti intervistati, si era sottoposto a digiuno o diete mima-digiuno in concomitanza ai trattamenti oncologici. Grazie al sondaggio è stato appreso che in più della metà dei casi il digiuno era avvenuto in concomitanza ai cicli di terapia e la quasi totalità dei pazienti ha dichiarato di averne tratto un beneficio da moderato ad elevato.

Questi numeri sono in linea con quelli pubblicati già nel 2019 sul The British Journal of Health Psychology. In questo lavoro del Montpellier Cancer Institute, l’11% delle pazienti affette da tumore al seno intervistate si erano autonomamente sottoposte ad un digiuno della durata di almeno 24h durante la chemioterapia. Senza tralasciare gli aspetti di ordine psicologico, la ragione principale di tale scelta, come dichiarato dalle pazienti, era legata alla volontà di ridurre gli effetti collaterali della chemioterapia e, al contempo, riacquisire un senso di controllo sul processo di cura partecipandovi attivamente attraverso la scelta del digiuno.

Le crescenti evidenze scientifiche non consentono ad oggi l’impiego di digiuno e diete mima digiuno come cure standard in Oncologia, tuttavia forniscono solide prove a supporto della loro adozione, in pazienti selezionati, in integrazione ai trattamenti oncologici già validati dalle linee guida nazionali ed internazionali.

I dati sempre più incoraggianti provenienti dalla ricerca clinica e la grande attenzione rivolta dai pazienti oncologici a queste tematiche ci permettono già di guardare alla Scienza della Nutrizione come a un trattamento di precisione nell’Oncologia di oggi.

Fonti:

 

  • Ward PS, Thompson CB. Metabolic reprogramming: a cancer hallmark even warburg did not anticipate. Cancer Cell. 2012 Mar 20;21(3):297-308. doi: 10.1016/j.ccr.2012.02.014. PMID: 22439925; PMCID: PMC3311998.
  • Valdemarin F, Caffa I, Persia A, Cremonini AL, Ferrando L, Tagliafico L, et al . Safety and Feasibility of Fasting-Mimicking Diet and Effects on Nutritional Status and Circulating Metabolic and Inflammatory Factors in Cancer Patients Undergoing Active Treatment. Cancers (Basel). 2021 Aug 9;13(16):4013. doi: 10.3390/cancers13164013. PMID: 34439167; PMCID: PMC8391327.
  • Mas S, Le Bonniec A, Cousson-Gélie F. Why do women fast during breast cancer chemotherapy? A qualitative study of the patient experience. Br J Health Psychol. 2019 May;24(2):381-395. doi: 10.1111/bjhp.12358. Epub 2019 Mar 1. PMID: 30825263.

 

Giornata internazionale degli anziani

La popolazione mondiale sta sempre più invecchiando, ed è proprio l’invecchiamento uno dei principali fattori di rischio per le molte malattie non comunicabili (cancro, diabete, malattie cardiovascolari, autoimmuni e neurodegenerative)[i]. È stata anche la recente pandemia Covid-19 a ulteriormente dimostrare come l’aumentare dell’età dei casi implichi anche un incremento della letalità. Proprio in questo contesto, troviamo un’eccesso di decessi, più accentuato a marzo 2020, per gli uomini di 65-79 anni residenti al Nord (+131% vs 77,9% delle donne nella stessa classe di età e ripartizione). In aggiunta, i dati che riguardano le caratteristiche dei pazienti deceduti positivi ci indicano che hanno un’età mediana di 80 anni, circa 30 anni in più rispetto all’età media di coloro che hanno contratto il virus.[ii]

Ciò è anche dovuto a un maggior numero di patologie croniche con cui convive una gran parte della popolazione anziana. In Italia, ad esempio, circa il 42,3 % degli uomini con più di 75 anni e il 42,3% delle donne soffre di 3 o più malattie croniche e il 22% sperimenta gravi limitazioni alle attività quotidiane. [iii]

 

Risulta quindi logico e necessario oggi più che mai intervenire sull’invecchiamento, rispetto a seguire solamente un percorso basato, invece, sulla prevenzione e cura di singole malattie. Questo metodo potrebbe essere maggiormente efficace per proteggerci da molte problematiche future e farci vivere bene sia ora che in seguito, agendo sul programma di longevità del nostro corpo e, in tal modo, riducendo l’eventualità che molte patologie si manifestino.

 

L’alimentazione sembra essere il fattore principale sul quale possiamo avere controllo per potere vivere fino a cent’anni sani.

Infatti, parte dei casi riconducibili a malattie quali ad esempio il diabete, diverse tipologie tumorali e le malattie cardiovascolari potrebbe essere agevolmente contrastata, sulla base di studi scientifici accurati e riconosciuti, attraverso utili e fondamentali modifiche alla nutrizione e allo stile di vita, focalizzate sulla longevità sana e sul raggiungimento di un’esistenza sostenibile per se stessi e anche per il pianeta.

Pertanto, la Fondazione Valter Longo ha deciso di offrire una risposta e un supporto, non solo italiana ma anche mondiale, per intervenire sull’invecchiamento aiutando il pubblico ad adottare uno stile di vita bilanciato, longevo e sostenibile e offrendo un sostegno alla cura delle malattie.

L’intenzione è ora quella di aumentare l’impatto del proprio “Programma Longevità per tutti” dando vita a “Punti Longevità per la Terza e Quarta Età”, in particolare nelle RSA, con le tempistiche e modalità adeguate alla situazione di pandemia.

La Fondazione Valter Longo Onlus ha, di conseguenza, ideato per la terza e quarta età un percorso all’insegna della longevità sana grazie ad interventi nutrizionali e sullo stile di vita degli anziani coinvolti, garantendo così anche ulteriore supporto alle terapie standard.

Le attività create si incentrano 1) sull’assistenza nutrizionale, grazie a visite e piani nutrizionali personalizzati e dettagliati, 2) sulle attività di sensibilizzazione ed educazione dei professionisti nell’ambito sanitario impegnati nella cura degli anziani tramite corsi e webinar al fine di fornire informazioni riguardo la correlazione tra alimentazione, esercizio fisico e stile di vita; 3) sui servizi di consulenza da parte dei nutrizionisti specializzati nella Dieta della Longevità, volti a definire i programmi alimentari delle mense e il servizio ristorazione all’interno delle RSA e centri per anziani.

 

Il profondo desiderio della Fondazione, dei suoi “Punti longevità per la Terza e Quarta Etàe dei suoi partner, quali la Fondazione casa di riposo L. e A. Agostoni Onlus di Lissone, è di garantire supporto a tutti e in particolare alle categorie più vulnerabili e tragicamente colpite, anche dalla recente pandemia, quale gli anziani, al fine di offrire l’opportunità a tutti di vivere al meglio in ogni singolo momento e soprattutto in un periodo delicato quale la terza e quarta età.

 

Per maggiori informazioni riguardo la possibilità di creare un “Punto longevità per la Terza e Quarta Età” presso strutture e centri di interesse, contattare la Fondazione Valter Longo Onlus e la Direttrice Programmi Cristina Villa al seguente email [email protected].

 

Per sostenere il progetto “Punti longevità per la Terza e Quarta Età” al fine di offrire a tutti la possibilità di vivere a lungo e in salute e aprire nuovi “Punti longevità”, offri il tuo supporto e dona ora.

[inserire link a dona ora]

 

Per rimanere aggiornati riguardo le attività della Fondazione Valter Longo Onlus, visita il sito web della Fondazione www.fondazionevalterlongo.org e iscriveti alla newsletter.

Fonti

 

[i] World Health Organization/Europe. “Risk factors of ill health among older people”. https://www.euro.who.int/en/health-topics/Life-stages/healthy-ageing/data-and-statistics/risk-factors-of-ill-health-among-older-people

[ii] ISS-ISTAT. “Report sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all’infezione da SARS-CoV-2 in Italia.” 02.12.2020.  https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/bollettino/Report-COVID-2019_2_dicembre.pdf

[iii] ISTAT “Infografica sugli aspetti di vita degli anziani con 75 anni e più”. 27.04.2020 https://www.istat.it/it/archivio/241890

 

I webinar ONE per le scuole secondarie di secondo grado

A marzo 2021, la Fondazione ha lanciato in anteprima una serie di incontri online per il 2021-2022 intitolata “ONE – Obesità, Nutrizione, Esercizio Fisico” ed incentrata sulle tematiche di obesità e sovrappeso, disturbi del comportamento alimentare, nutrizione ed esercizio fisico. I webinar, dedicati agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, sono stati ideati con lo scopo di informare e creare un dibattito costruttivo su argomenti che hanno toccato un numero sempre maggiore di ragazzi durante la pandemia. L’iniziativa è infatti finalizzata a fornire un sostegno concreto ai ragazzi, affinché possano imparare a fare scelte alimentari e di stile di vita consapevoli, a rafforzare e proteggere il proprio organismo con l’esercizio fisico e a curare la propria salute mentale anche attraverso un rapporto equilibrato con il cibo e il proprio corpo.

I primi due incontri, intitolati “La salute prima di tutto – Ragazzi, sovrappeso e obesità” e “I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA)”, si sono già svolti nel marzo 2021, durante lo scorso anno scolastico, rispettivamente in occasione della Giornata Mondiale dell’Obesità e della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla dedicata ai disturbi alimentari, e hanno accolto rispettivamente un totale di 600 e 1100 partecipanti tra studenti e docenti. Dato il crescente successo dei webinar realizzati nell’anno scolastico 2021 per un totale di , Fondazione Valter Longo ONLUS continua sempre più intensamente ad impegnarsi a fornire un sostegno concreto ai ragazzi ed ha organizzato ulteriori webinar per il prossimo anno scolastico.

Il primo webinar che si terrà nel nuovo anno scolastico, intitolato “Il cibo, un nostro alleato”, è stato pensato come un supporto ai ragazzi per affrontare la vita scolastica in salute e in energia e per trasformare il cibo in un vero e proprio alleato nella lotta alle malattie e, in particolare, all’obesità. Si parlerà dunque di cosa è bene mangiare durante i pasti principali e come merenda, nonché di mindful eating e creatività in cucina. Il secondo incontro, intitolato “Esercizio fisico – Lo scudo magico”, sarà invece focalizzato sull’importanza di sport ed esercizio fisico quali metodi per rafforzare il corpo e proteggerlo dalle malattie, nonché quali strumenti di empowerment personale e di socializzazione. Verranno presentati consigli pratici riguardo cosa mangiare prima e dopo l’esercizio fisico e come tenersi attivi con alcuni semplici esercizi che possono essere svolti a casa e a scuola. Il terzo incontro, “ONE – Back to school with New Year’s Resolutions”, sarà svolto in lingua inglese e riunirà ragazzi e docenti a livello internazionale a inizio 2022, per ripercorrere insieme le lezioni apprese e mettere a punto strategie della longevità relative a nutrizione ed esercizio fisico e parlare di buoni propositi per il nuovo anno. Il quarto incontro, intitolato “Nei meandri della mente – Mens sana in corpore sano” esplorerà invece il legame tra alimentazione e salute mentale, presentando dati sulla situazione italiana, discutendo le cause e le ripercussioni psicologiche di condizioni quali l’obesità e i disturbi alimentari, nonché dando spazio a testimonianze dirette e presentando utili pratiche di rilassamento. Infine, come conclusione alla serie, prevista per Maggio 2022, il seminario “Longevity Future, il 2022 e Oltre” avrà l’obiettivo di trasformare i ragazzi in veri e propri attivisti della salute, in grado di coinvolgere l’intera comunità nella direzione di una vita sana, longeva e sostenibile tramite nuovi strumenti e strategie. Inoltre, verrà presentato il “Feel Good Program”, frutto della Partnership tra Giffoni Hub e Fondazione Valter Longo con lo scopo di dare vita a nuove generazioni attive nel campo della sana longevità. L’incontro si concluderà con un video del Professor Valter Longo che manderà un messaggio finale ai ragazzi, e la distribuzione di un certificato di “Attivista per una Longevità sana e sostenibile ed amico/a della Fondazione”, simbolo dell’ingresso in una comunità che ogni giorno lavora per un futuro sano e sostenibile.

 

Avendo avuto la possibilità di verificare durante la pandemia la ricezione positiva degli incontri in modalità online, la Fondazione ha deciso di continuare l’iniziativa “ONE” a distanza, affiancandola alle ulteriori ed eventuali attività in presenza già in essere nel periodo pre-pandemia quali: seminari e workshop per studenti, docenti, staff e famiglie; servizio di consulenza nutrizionali per bar e mense; organizzazione di eventi di sensibilizzazione . I webinar svolti fino ad ora sono riusciti a conseguire con successo gli obiettivi preposti di educazione e sensibilizzazione, raggiungendo al contempo un numero di studenti più ampio di quello che sarebbe stato possibile fare in presenza. È comunque priorità della Fondazione mantenere alto il livello di interazione e coinvolgimento durante gli incontri anche in modalità online e, dunque, i ragazzi saranno chiamati a partecipare a piccole sfide che permetteranno loro di mettere in pratica le lezioni apprese, a cimentarsi in attività pratiche quali brevi sessioni di esercizi e la preparazione di ricette, nonché incoraggiati a diventare “portavoce” della salute con i loro coetanei e i loro familiari.

 

Per ulteriori informazioni e rimanere aggiornati riguardo i webinar e i programmi per le scuole, bambini, ragazzi e famiglie della Fondazione Valter Longo Onlus, visitate il sito web della Fondazione www.fondazionevalterlongo.org e iscrivetevi alla newsletter. Per informazioni maggiormente dettagliate, contattate l’Area Programmi al seguente email: [email protected]

Il cancro a digiuno: alimentazione, prevenzione e malattie

È noto da secoli che ciò che mangiamo può avere un’influenza sulla salute. “Siamo ciò che mangiamo” affermava il filosofo tedesco Feuerbach già a metà dell’Ottocento. Da allora, la ricerca e la divulgazione hanno fatto molti passi avanti ed è sempre più noto che la corretta alimentazione può aiutare a prevenire malattie come diabete, malattie cardiovascolari, autoimmuni, neurodegenerative e anche il cancro, tutte malattie accomunate dal fatto che hanno come maggior fattore di rischio l’invecchiamento.

L’alimentazione può regolare l’invecchiamento perché, a seconda di ciò che si mangia, vengono regolati alcuni fattori di crescita che possono portare proprio a maggior crescita anche di cellule malsane. Se la quantità di zuccheri e proteine che si assumono è in eccesso, il loro surplus porterà ad attivare i geni dell’invecchiamento, che faranno aumentare i livelli di IGF-1, insulina e glucosio, determinando in questo modo un invecchiamento più rapido dell’organismo, con conseguenti maggiori possibilità di ammalarsi.

Nonostante i progressi della scienza degli ultimi anni, oggi quasi una persona su due rischia di ammalarsi di tumore. La scienza, nel corso del tempo, è riuscita a ridurre il rischio di malattie mortali come quelle cardiovascolari e molte altre, ma sembra non aver avuto altrettanto successo contro il cancro. Il motivo risiede nel fatto che i tumori sono malattie complesse, mai identici tra di loro, fatti di cellule differenti, che si nutrono molto più di quelle sane, soprattutto quando attaccate dalle terapie standard.

Alimentazione in caso di malattie tumorali

Oltre a contribuire alla prevenzione delle malattie più diffuse, tra cui il cancro, l’alimentazione può entrare in campo anche nell’aiutare chi è già affetto da un tumore, migliorandone la qualità della vita. Stanchezza, nervosismo, perdita o aumento di peso per le terapie sono condizioni che influenzano, anche molto, le giornate di un paziente oncologico e di chi gli sta vicino. Consigli personalizzati e sostenibili possono contribuire a risolvere queste problematiche e rendere meno faticose le proprie giornate. In aggiunta, il paziente obeso o sovrappeso può ridurre il peso in eccesso in maniera sana, così da migliorare la prognosi e ridurre il rischio di recidive.

Alimentazione durante la chemioterapia

Argomento che si sta sempre più affermando è inoltre l’alimentazione personalizzata come sostegno alle diverse terapie farmacologiche, tra le quali si annoverano chemioterapia, immunoterapia, ormonoterapia.

Il nuovo libro del Professor Longo Il Cancro a Digiuno affronta proprio questi temi cruciali: dalla prevenzione per una vita sana e longeva all’alimentazione più appropriata a seconda del tipo di tumore (tumore al seno, alla prostata, al colon e altri). Tali studi analizzano come la nutrizione e il digiuno possano avere una fortissima efficacia non solo quale strumento di prevenzione di malattie non trasmissibili come il cancro, ma anche come interventi innovativi ed integrati alle terapie standard contro il tumore, fondando tale analisi su solide basi scientifiche incentrate sulla nutrizione, sulla biologia molecolare del tumore ed anche sulla naturale capacità del corpo umano di combattere il cancro ed altre malattie.

 

Cancro, nutrizione e digiuno

Il focus centrale del nuovo libro del Professor Longo Il Cancro a Digiuno è proprio il digiuno abbinato alle terapie antitumorali, a seguito di importanti e innovative ricerche scientifiche di base e dei recenti studi clinici sugli esseri umani e grazie anche al contributo di 20 oncologi, endocrinologi, professori di medicina, nutrizionisti ed esperti di esercizio fisico in importanti università e prestigiosi ospedali americani, italiani ed europei.

In questo ultimo libro di Valter Longo, infatti, si esamina la capacità di resistere al digiuno dei meccanismi cellulari e molecolari che risiedono nelle cellule sane, al contrario di quelle tumorali, spiegando specificatamente il potenziale di questo meccanismo.

Se sottoposte a digiuno, le cellule sane si “richiudono” in loro stesse e, per sopravvivere, utilizzano i nutrienti che derivano dal riciclo di ciò di cui non hanno bisogno: scarti, organelli vecchi, proteine degradate ed altro ancora.

Le cellule cancerogene, invece, non riescono a resistere alla mancanza di nutrienti, perché sono abituate a crescere velocemente e sono molto avide di nutrienti. Nella ricerca di cibo, non essendoci nient’altro, “mangiano” più chemioterapia.

Questo è il principio e l’ipotesi su cui si fondano gli studi di base e i primi studi clinici che si stanno svolgendo da oltre cinque anni in Italia e nel resto del mondo. Da quanto emerge da tali recenti scoperte, analizzate nel libro citato, si spiega ed evidenzia come, nonostante in passato si pensasse che il paziente oncologico dovesse mangiare di più, sia invece proprio il digiuno ad aiutare la terapia contro il cancro.

“The End of the Beginning”

A fronte delle caute perplessità degli oncologi, in particolare verso studi che evidentemente necessitano di maggior approfondimento e definizione, vi sono sempre più oncologi, medici e scienziati provenienti da alcuni dei principali centri oncologici americani, europei e italiani, che collaborano con il Professor Longo nella definizione dei meccanismi cellulari e molecolari coinvolti nel digiuno, descrivendone il potente effetto sulla terapia contro molti tipi di cancro, per ora nei topi. Per questo motivo è comprensibile il sempre maggior entusiasmo di ricercatori, persone a rischio e pazienti oncologici che vogliono prevenire e curare il cancro, anche grazie all’alimentazione, per avere una vita lunga e longeva.

I dati di trent’anni di ricerca di base e clinica, i 13 studi clinici su esseri umani condotti in questi ultimi dieci anni e i numerosi studi preclinici hanno sinora dimostrato l’efficacia della dieta mima digiuno e della Dieta della Longevità nella riduzione dei fattori di rischio dei tumori e altre malattie dell’invecchiamento, fungendo da “jolly terapeutici” a rinforzo delle tradizionali terapie anticancro, contro molti tipi di tumore. Ci vuole ancora pazienza affinché ciò possa potenzialmente avere un ruolo nel trattamento di un tumore abbinato alle terapie standard, in quanto sono necessari ancora studi randomizzati più ampi e attualmente in corso.

L’obiettivo è poter presto fornire agli oncologi strumenti e ulteriori motivazioni per seguire le terapie standard integrandole con cambiamenti sicuri e potenti nella nutrizione, in modo da diminuire gli effetti collaterali a breve e a lungo termine e uccidere le cellule tumorali per cercare di aumentare il numero di pazienti che sopravvivono e guariscono.

Un team contro il cancro

La ricerca sul cancro sta facendo passi da gigante, ma le terapie destinate ai pazienti che ne soffrono procedono molto più lentamente. Per questa ragione, fondandosi sulla ricerca del Professor Longo, le sue Fondazioni, Create Cures Foundation a Los Angeles e Fondazione Valter Longo Onlus a Milano, lavorano quotidianamente per favorire un nuovo approccio di medicina integrata alle terapie oncologiche, in cui l’oncologo è a capo di una squadra comprendente medici specializzati in medicina integrata, biologi molecolari, nutrizionisti e, quando possibile, psicologi, in modo da fornire terapie personalizzate ai pazienti, in particolare a quelli che non rispondono alle terapie standard. Lo scopo è quello di curare il tumore o bloccarne la progressione ed anche di prevenire gli effetti collaterali e i danni alle cellule, ai sistemi e agli organi sani.

Da qui è nata l’idea di creare le Longevity and Healthspan Clinic della Create Cures Foundation negli Stati Uniti (www.createcures.org) e della Fondazione Valter Longo Onlus in Italia (www.fondazionevalterlongo.org) ovvero centri specializzati nell’assistenza dei pazienti, allo scopo di completare l’approccio standard con interventi innovativi e integrati forniti di solide basi scientifiche e incentrati, come indicato in precedenza, sulla: 1) nutrizione, 2) biologia molecolare del tumore, 3) naturale capacità del corpo umano di combattere il cancro e altre patologie.

La missione delle fondazioni, attraverso dette cliniche, è di offrire a tutti la possibilità di vivere sani e a lungo. Per questa ragione offrono assistenza nutrizionale al fine di curare, prevenire o supportare le persone affette da diverse malattie, gratuita per coloro che vivono in una particolare condizione di emergenza o di disagio psichico, fisico ed economico.

I pilastri della longevità per la prevenzione dei tumori

1) Mangiate prevalentemente (ma non esclusivamente) vegano, evitando cioè il più possibile gli alimenti di origine animale, con l’aggiunta di un po’ di pesce due o tre volte a settimana. Scegliete pesce con un alto contenuto di omega 3, omega 6 e vitamina B12 (salmone, acciughe, sardine, merluzzo, orata, trota, vongole e gamberi). Fate attenzione alla qualità del pesce e scegliete quello con livelli bassi di mercurio.

2) Se avete meno di 65 anni, mantenete basso il consumo di proteine (0,8 grammi di proteine per chilogrammo di peso corporeo). Questo significa da 40 a 47 grammi di proteine al giorno per una persona che pesa 59 chili e dai 60 ai 70 grammi per una persona che pesa da 90 a 100 chili. Come fonti principali di proteine mangiate fagioli, ceci, piselli e altri legumi, oltre a semi oleaginosi (semi di zucca, sesamo, lino), frutta a guscio (noci, mandorle, nocciole ecc.) e pesce a basso contenuto di mercurio. Oltre i 65 anni, dovreste incrementare leggermente il consumo di proteine aggiungendo maggiori quantità di pesce, uova, carne bianca e prodotti derivati del latte di capra e di pecora, per preservare la massa muscolare e aumentare l’apporto nutritivo.

3) Riducete al minimo i grassi saturi provenienti da fonti animali (carne e formaggio) e vegetali e fate lo stesso con gli zuccheri, consumando il più possibile grassi buoni e carboidrati complessi. Mangiate cereali integrali e grandi quantità di verdure (pomodori, broccoli, carote, legumi ecc.) insieme a generose dosi di olio d’oliva (almeno 3 cucchiai da tavola al giorno) e frutta a guscio, stando attenti a evitare intolleranze/allergie (a pomodori, noci, melanzane ecc.).

4) Fate in modo che la vostra alimentazione contenga molte vitamine e minerali, ma comunque assumete un integratore multivitaminico ogni 3 giorni. In teoria un’alimentazione ricca di verdure, pesce, frutta a guscio e cereali integrali è il modo ideale per assumerne, ma la maggior parte delle persone ne risultano carenti e l’uso di integratori può rivelarsi utile. Si raccomanda di prendere un multivitaminico che sia prodotto da un’azienda affidabile. Si consiglia di prenderlo ogni 2 o 3 giorni per ridurre al minimo la possibilità di effetti tossici, evitando allo stesso tempo uno stato di malnutrizione dovuto alla carenza di una particolare vitamina o minerale.

5) Tra quelli visti sopra scegliete ingredienti salutari che i vostri antenati consumavano abitualmente.

6) Sulla base del vostro peso, della vostra età e della vostra circonferenza addominale decidete se fare 2 o 3 pasti al giorno, tenendo conto anche di cosa riuscite a fare. Se siete sovrappeso o tendete a prendere peso con facilità, consumate 2 pasti al giorno: colazione e pranzo o cena, più 1 spuntino a basso contenuto di zucchero (meno di 5 grammi) e inferiore alle 100 calorie in sostituzione al pasto saltato. Se il vostro peso è già normale o se tendete a perdere peso con facilità, oppure avete più di 65 anni e il vostro peso è normale, consumate 3 pasti al giorno più 1 spuntino a basso contenuto di zucchero (da meno di 3 fino a 10 grammi) inferiore alle 100 calorie.

7) Limitate tutti i pasti a un arco temporale di 12 ore; per esempio, iniziate dopo le 8 del mattino e finite prima delle 8 di sera. Non mangiate nelle 3-4 ore prima di andare a dormire.

8) Prendete in considerazione la possibilità di sottoporvi a un numero di diete mima-digiuno che vada da 2 a 12 all’anno, a seconda delle necessità e, in caso di patologie, dietro approvazione medica.

9) Optate di preferenza per cibi biologici privi di pesticidi e di antibiotici.

10) Sono permessi un massimo di 3-5 bicchieri di vino, preferibilmente rosso, o di birra alla settimana per le persone non a rischio.

11) Praticate attività fisica.

 

Per qualsiasi domanda o preoccupazione che si possa avere riguardo la propria specifica condizione e situazione e se soffrite di qualche patologia, consultate il vostro operatore sanitario (medico e nutrizionista). Queste informazioni, infatti, sono destinate esclusivamente alla conoscenza generale e non sostituiscono la consulenza medica professionale legata a particolari condizioni mediche.

Fonti:

  • Caffa I, Spagnolo V, Vernieri C, Valdemarin F, Becherini P, Wei M, Brandhorst S, Zucal C, Driehuis E, Ferrando L, Piacente F, Tagliafico A, Cilli M, Mastracci L, Vellone VG, Piazza S, Cremonini AL, Gradaschi R, Mantero C, Passalacqua M, Ballestrero A, Zoppoli G, Cea M, Arrighi A, Odetti P, Monacelli F, Salvadori G, Cortellino S, Clevers H, De Braud F, Sukkar SG, Provenzani A, Longo VD, Nencioni A. Fasting-mimicking diet and hormone therapy induce breast cancer regression. 2020 Jul;583(7817):620-624. doi: 10.1038/s41586-020-2502-7. Epub 2020 Jul 15. Erratum in: Nature. 2020 Dec;588(7839):E33. PMID: 32669709; PMCID: PMC7881940.
  • Il Cancro a Digiuno, Valter Longo, Vallardi 2021.
  • La Dieta della Longevità, Valter Longo, Vallardi 2016.
  • de Groot S, Lugtenberg RT, Cohen D, Welters MJP, Ehsan I, Vreeswijk MPG, Smit VTHBM, de Graaf H, Heijns JB, Portielje JEA, van de Wouw AJ, Imholz ALT, Kessels LW, Vrijaldenhoven S, Baars A, Kranenbarg EM, Carpentier MD, Putter H, van der Hoeven JJM, Nortier JWR, Longo VD, Pijl H, Kroep JR; Dutch Breast Cancer Research Group (BOOG). Fasting mimicking diet as an adjunct to neoadjuvant chemotherapy for breast cancer in the multicentre randomized phase 2 DIRECT trial. Nat Commun. 2020 Jun 23;11(1):3083. doi: 10.1038/s41467-020-16138-3. PMID: 32576828; PMCID: PMC7311547.

Back to School 2021: perché è importante sensibilizzare bambini e ragazzi riguardo una longevità sana, corretta nutrizione e bilanciato stile di vita

Lunedì 13 Settembre i bambini e ragazzi di tutta Italia sono tornati a occupare i banchi di scuola. Il sentimento che prevale tra studenti, insegnanti e famiglie è la speranza che questo anno scolastico possa finalmente svolgersi in sicurezza nelle aule, spesso rimaste vuote nelle fasi più acute della pandemia di COVID-19, che ha stravolto le vite dei ragazzi.

Da un lato, la voglia di tornare a imparare, confrontarsi e socializzare è ormai incontenibile dopo più di un anno vissuto tra tante incertezze, preoccupazioni e spesso solitudine. Dall’altro, non solo gli adulti ma anche i bambini e i ragazzi hanno inevitabilmente maturato una nuova consapevolezza di quanto la salute non possa essere considerata un elemento di contorno nelle nostre vite, ma debba invece essere necessariamente protagonista della nostra quotidianità.

 

Le vite dei ragazzi torneranno a riempirsi di impegni di studio, sport e uscite con gli amici. Tuttavia, non possiamo più ignorare la necessità che anche i più giovani basino il proprio stile di vita su sane abitudini alimentari e un’adeguata dose di esercizio fisico. La longevità inizia veramente da bambini e non c’è tempo da perdere: le fondamenta di una vita lunga e sana vanno costruite a partire dagli anni della giovinezza. Spesso, è sufficiente modificare leggermente alcune delle loro abitudini quotidiane per migliorare la qualità della vita di bambini e ragazzi e avviarli a un percorso di longevità sana. La scuola è senza dubbio un luogo giusto dove iniziare a farlo, visto che qui i bambini e ragazzi non imparano solo nozioni, ma stabiliscono anche le radici del rapporto con il proprio corpo e la propria mente.

 

Per questo motivo, in occasione del rientro a scuola Fondazione Valter Longo ONLUS rinnova il suo impegno a orientare i bambini e i ragazzi verso una longevità sana, corretta alimentazione e bilanciato stile di vita a partire dall’ambiente scolastico. Le iniziative in programma per quest’anno sono varie e includono webinar a cui prenderanno parte esperti e tanti materiali e attività programmate che i docenti possono proporre autonomamente agli studenti. Le attività che la Fondazione ha in programma sono rivolte a studenti di diverse età, dalla scuola materna alle scuole primaria e secondaria.

 

L’obiettivo è offrire ai bambini e ragazzi che prenderanno parte alle iniziative della Fondazione insegnamenti e consigli pratici che, nel breve termine, permetteranno loro di mantenere un peso corporeo salutare, di rafforzare il sistema immunitario, di combattere eventuale stress o disagi causati anche dalla pandemia e, obiettivo fondamentale, di acquisire una maggiore consapevolezza nel rapporto con l’alimentazione e il proprio corpo. Se portati avanti nel lungo periodo, questi insegnamenti saranno un primo passo fondamentale nella prevenzione di patologie non trasmissibili quali cancro, diabete, malattie cardiovascolari, autoimmuni come la sclerosi multipla e neurodegenerative come l’Alzheimer.

 

Per ulteriori informazioni e rimanere aggiornati riguardo i webinar e i programmi per le scuole, bambini, ragazzi e famiglie della Fondazione Valter Longo Onlus, visitate il sito web della Fondazione www.fondazionevalterlongo.org e iscrivetevi alla newsletter. Per informazioni maggiormente dettagliate, contattate l’Area Programmi al seguente email: [email protected]

I succhi di frutta 100% naturali hanno gli stessi zuccheri di una bibita gasata

Che le bevande gasate facciano male alla salute, ormai è risaputo. Sono, infatti, molteplici gli studi scientifici che dimostrano che lo zucchero in esse contenuto porta ad aumentare il rischio di morte precoce. Una nuova ricerca svela che anche i succhi di frutta 100% al naturale contengono la stessa quantità di zuccheri di bevande zuccherate e che, quindi, se bevuti in eccesso sono ugualmente nocivi. Si tratta di un’indagine portata avanti un gruppo di ricercatori statunitensi della Emory University di Atlanta (Georgia) e della Cornell University di Ithaca (New York), che hanno messo a confronto, per la prima volta, i succhi di frutta al 100% con le bibite gasate. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Jama (maggio 2019).

ZUCCHERO DELLE BIBITE ASSOCIATO AL RISCHIO CORONARICO

Per farlo, i ricercatori hanno analizzato le abitudini alimentari, in particolare riguardo l’assunzione di bevande zuccherate e succhi di frutta, di quasi 13.440 adulti americani, con oltre 45 anni di età. Durante il periodo di osservazione di 6 anni, sono stati registrati 1.000 casi di morte per qualsiasi causa e 168 decessi per malattie coronariche. È risultato che chi ha bevuto un bicchiere grande (350 ml) di succo di frutta al giorno, ha visto aumentato del 24% il rischio di morte, rispetto a chi non ne ha bevuto affatto. Mentre per chi ha bevuto tutti i giorni bibite zuccherate il rischio di morire è aumentato “solo” dell’11%.

Studi precedenti avevano associato il consumo di molti succhi di frutta con un aumentato rischio di ammalarsi di diabete di tipo 2, rispetto a chi mangia frutta intera. Come pure il consumo di zucchero e bibite zuccherate (SSBs – Sugar Sweetened Beverages) è già stato associato a dislipidemia, obesità e diabete, considerati tutti fattori di rischio per le malattie coronariche. In ogni caso, sono necessarie ulteriori indagini e a più lungo termine, per confermare quanto osservato in questo studio preliminare.

MEGLIO LA FRUTTA INTERA CHE I SUCCHI DI FRUTTA

Bibite zuccherate, bevande gasate, energy drink e gli stessi succhi di frutta al 100% sono tra i principali responsabili di obesità e problematiche cardio-vascolari. Nella maggior parte dei casi, inoltre, i succhi di frutta contengono la massima quantità di zucchero che un bambino di 4-6 anni non dovrebbe consumare nell’arco di una stessa giornata. Considerando che, però, i succhi di frutta sono ancora largamente considerati come una scelta più sana rispetto alle bevande zuccherate, ma spesso contengono la stessa quantità di zucchero e forniscono un apporto calorico pari agli SSBs. Anche se si tratta di zucchero già presente nella frutta, il nostro organismo lo metabolizza allo stesso modo dello zucchero aggiunto.

L’OMS, infatti, considera lo zucchero naturalmente contenuto nei succhi di frutta allo stesso modo degli zuccheri aggiunti nei prodotti alimentari. Ecco l’importanza di impostare campagne di comunicazione, limitazioni sul marketing e tassazione anche per i succhi di frutta al 100%, soprattutto quando i consumatori finali sono i bambini.

 

FONTI

 

Marta Guasch-Ferré, Frank B. Hu – Are Fruit Juices Just as Unhealthy as Sugar-Sweetened Beverages? – JAMA (May 2019)