LA SALUTE DEL CERVELLO DIPENDE ANCHE DAL PESO

Fumo, ipertensione, obesità e diabete, classici fattori che influenzano la salute cardio-vascolare, sono anche implicati in cambiamenti delle strutture cerebrali che portano a sviluppare demenze. Lo dimostra uno studio condotto dal Centre for Cognitive Ageing and Cognitive Epidemiology dell’Università di Edimburgo (UK). I risultati della ricerca sono stati pubblicati sull’European Heart Journal.

UN AMPIO STUDIO PER ANALIZZARE DIVERSI FATTORI DI RISCHIO
Sono stati analizzati i dati relativi a quasi 10mila individui, di età compresa tra i 44 e i 79 anni, (arruolati nella UK Biobank – uno dei più ampi campioni di individui di popolazione generale al mondo) sottoposti a risonanza magnetica cerebrale, incrociandole con informazioni generali sulla loro salute e cartelle cliniche. La maggior parte dei partecipanti allo studio proveniva dal nord-ovest del Regno Unito e tutte le immagini della struttura cerebrale dei partecipanti sono state scansionate da un unico scanner presente a Cheadle (Manchester).

I ricercatori hanno cercato di scoprire il legame tra la struttura cerebrale e uno o più fattori di rischio cardio-vascolare (come obesità, diabete, fumo, ipertensione, pressione del polso elevata e colesterolo alto). È emerso che tutti i fattori considerati, eccetto l’ipercolesterolemia, sono stati messi in relazione a problematiche nell’afflusso di sangue al cervello, con una potenziale diminuzione dell’apporto sanguigno e anche a cambiamenti anomali a livello cerebrale osservati nei casi di demenza e morbo di Alzheimer.

MIGLIORARE LE NOSTRE ABITUDINI PER PROTEGGERE IL CERVELLO
Inoltre, più erano i fattori di rischio cardio-vascolare per una singola persona, meno buona era la salute del suo cervello. A tal proposito, gli studiosi hanno rilevato un’evidenza anatomica di riduzione nel volume del cervello a livello della materia grigia (3% in meno) e danni a carico della materia bianca (una volta e mezza meno sana), per chi aveva un rischio cardio-vascolare alto, rispetto a chi lo aveva basso. Aree cerebrali notoriamente collegate alle capacità di pensiero più complesse e che mostrano un deterioramento durante lo sviluppo di demenze e nel morbo di Alzheimer. Gli stessi fattori di rischio per le cardiopatie, poi, sembrano influire allo stesso modo, sia durante la mezza età sia in età avanzata.

Gli esperti fanno presente che ci sono alcuni fattori, quelli genetici, che non possiamo modificare. Mentre su tutti gli altri fattori di rischio legati allo stile di vita, invece, possiamo intervenire attraverso sane abitudini alimentari, unite ad attività fisica, per rallentare l’invecchiamento cognitivo e preservare la salute del cervello. L’intento dei ricercatori è quello di includere nelle analisi anche per persone più anziane, over 79, attraverso risonanze magnetiche cerebrali e test cognitivi già in corso, per comprendere ancor meglio i meccanismi attraverso cui i vari fattori di rischio cardio-vascolare siano correlati alle diverse aree cerebrali.

FONTI

Smoking, high blood pressure, diabetes and obesity each linked to unhealthy brains – European Heart Journal (mar 2019)

CENARE TARDI LA SERA FA INGRASSARE

Ritmi di vita frenetici e impegni quotidiani, portano a cambiare le nostre abitudini, tanto da spostare in avanti anche gli orari dei pasti. Un nuovo studio condotto presso la University of Colorado a Denver (USA) pone l’attenzione sul fatto che, però, mangiare troppo tardi la sera può contribuire a farci accumulare chili di troppo. I risultati della ricerca sono stati presentati a Endo 2019, il congresso internazionale organizzato dalla Endocrine Society, che si svolge ogni anno a New Orleans in Louisiana.

L’ANALISI DI ATTIVITÀ FISICA, RITMI SONNO-VEGLIA E ABITUDINI ALIMENTARI
Altre ricerche, in precedenza, avevano dimostrato che il ritmo di alimentazione e sonno sia in qualche modo legato a condizioni di sovrappeso e obesità, ma non era chiaro se cenare tardi fosse collegato a una durata più breve del riposo notturno oppure direttamente all’accumulo di grasso. Questo nuovo studio pone luce sull’associazione tra cenare in tarda serata e obesità. Per farlo sono stati coinvolti 31 partecipanti, adulti in sovrappeso e obesi, con età media di 36 anni, per la maggior parte donne (90%).

I ricercatori si sono avvalsi di 3 diversi tipi di tecnologie per monitorare attività fisica, ritmi sonno-veglia e abitudini alimentari. Le persone che hanno partecipato allo studio hanno indossato, per una settimana, un dispositivo elettronico sistemato sulla coscia. Tale dispositivo era in grado di misurare il tempo trascorso a svolgere attività fisica oppure lo stato di sedentarietà. Un altro dispositivo, invece, analizzava i ritmi sonno-veglia. Inoltre, ai partecipanti è stato indicato di registrare, su una determinata app creata ad hoc, le informazioni relative alle abitudini alimentari, ovvero pasti e spuntini consumati durante la giornata.

INDICE DI MASSA CORPOREO PIÙ ELEVATO
Dall’analisi dei dati è emerso che, nella media, le persone monitorate hanno assunto cibo nell’arco di 11 ore durante tutta la giornata e hanno dormito circa 7 ore ogni notte. I partecipanti che hanno cenato tardi la sera, sono andati a dormire più tardi rispetto agli altri, ma hanno riposato lo stesso numero di ore di chi aveva cenato presto. Inoltre, il dato significativo è stato che gli individui che mangiavano tardi avevano un Indice di Massa Corporea più alto (segnale di sovrappeso e obesità), nonché presentavano anche una maggiore quantità di grasso corporeo.

L’intento dei ricercatori è di capire se anticipando l’orario del pasto serale è anche possibile ridurre l’accumulo di grasso in eccesso, scongiurando il rischio di sovrappeso e obesità. Altre ricerche, poi, sono volte allo studio di limitare la finestra temporale dell’assunzione dei pasti, sempre nell’ottica di evitare di ingrassare e accumulare chili di troppo, che possono portare a problemi di tipo metabolico.

FONTI
Ise – International Society of Endocrinology – ENDO 2019
Endocrine Society – Clinical Practice Guidelines – Evidence-Based Resources for Care

PERCHÉ L’OBESITÀ AUMENTA IL RISCHIO DI CANCRO

Una nuova ricerca svela in che modo l’obesità può aumentare il rischio di sviluppare un tumore. A spiegarlo sono i ricercatori del City of Hope National Medical Center in California, che hanno presentato il loro studio alla riunione annuale dell’American Chemical Society nel 2019. Alla base ci sono alti livelli di glucosio nel sangue e danni al DNA.

Questo perché il tessuto adiposo produce specifiche proteine (chiamate adipochine) che determinano uno stato di infiammazione cronica, collegata allo sviluppo di tumori. 

PERICOLO PIÙ CHE RADDOPPIATO NEI MALATI DI DIABETE

Il grasso in eccesso, inoltre, può quintuplicare il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 che, a sua volta, aumenta il rischio di tumore di ben 2 volte e mezzo in più rispetto a un individuo sano, che presenta cioè valori di glicemia normali nel sangue. 

Da studi precedenti, si riteneva che l’aumento dell’incidenza di tumori nelle persone affette da diabete fosse dovuto a squilibri ormonali. È l’eccesso di insulina caratteristica del diabete di tipo 2 che, stimolando la crescita cellulare, causa l’insorgere di un tumore. 

Gli scienziati hanno approfondito la ricerca scientifica per spiegare meglio questi meccanismi. Secondo i ricercatori, l’associazione tra diabete e cancro si trova nel DNA danneggiato a causa dell’iperglicemia. Sono gli elevati livelli di zucchero nel sangue a provocare maggiormente danni nel DNA, come pure determinare una minore capacità di autoripararsi. 

LA SOLUZIONE STA NEL TENERE BASSI I LIVELLI DI GLUCOSIO NEL SANGUE

Ecco che allora i ricercatori del City of Hope National Medical Center hanno voluto indagare maggiormente sulla struttura del DNA. In particolare, hanno cercato di capire se alte concentrazioni di glucosio nel sangue sono in grado di creare danni ai filamenti di DNA, fenomeno alla base dello sviluppo tumorale. Per farlo, hanno analizzato culture cellulari e osservato topi in laboratorio, scoprendo che alcune porzioni di DNA (chiamati addotti) associati allo sviluppo tumorale, si trovano maggiormente nei tessuti e negli animali affetti da diabete. Inoltre, dalle osservazioni è emerso che il glucosio presente in eccesso nel sangue va a interferire con il processo di riparazione dei frammenti di DNA danneggiati. Da qui la conclusione che concentrazioni elevate di zucchero provocano danni al DNA e, al tempo stesso, inibiscono la riparazione, meccanismo che provoca instabilità nel genoma e determina l’insorgere del tumore.

Nello studio clinico di fase II, poi, i ricercatori hanno rilevato livelli elevati di addotti sia nel DNA sia nell’RNA di individui affetti da diabete di tipo 2. In questi soggetti, gli scienziati hanno trovato bassi livelli dei fattori di trascrizione mTORC1 e HIF1α. Proteine coinvolte nel processo di riparazione del DNA: mTORC1 stimola la produzione di HIF1α, la quale attiva i geni che avviano il tutto. Il prossimo step di ricerca è verificare se i farmaci in grado di stimolare la sintesi di queste due proteine, portino anche a una minore incidenza di tumori. Dato che la metfomina (il principale farmaco in uso per diminuire la glicemia) svolge anche un’azione stimolante nella riparazione del DNA danneggiato, i ricercatori stanno testando la combinazione con sostanze che stabilizzano le due proteine. In ogni caso, gli esperti consigliano di tenere bassi i livelli di glucosio nel sangue, per abbassare la probabilità di sviluppare un tumore. 

FONTI

  1. Science Daily – How diabetes can increase cancer risk: DNA damaged by high blood sugar – (August 25, 2019)
  2. American Chemical Society – How diabetes can increase cancer risk: DNA damaged by high blood sugar 

PUNTI LONGEVITÀ PER LA TERZA E QUARTA ETÀ

Come indica la stessa Organizzazione mondiale della sanità, un fattore di rischio per le molte malattie non comunicabili (cancro, diabete, malattie cardiovascolari, autoimmuni come la sclerosi multipla e neurodegenerative come l’Alzheimer) è l’invecchiamento. Per esempio, il National Institute of Health -National Cancer Institute statunitense ha osservato che un quarto dei nuovi casi diagnosticati negli Stati Uniti nel 2015 riguardava persone tra i 65 e 74 anni e l’età media per la diagnosi è di 61 anni per il tumore al seno, 66 anni per il cancro alla prostata, 68 anni per quello al colon-retto, 70 anni per il tumore ai polmoni.

… La popolazione mondiale sta sempre più invecchiando. L’OMS ha analizzato come tra il 2015 e il 2050 la popolazione over 60 aumenterà dal 12% al 22% e nel 2050 le persone oltre i 60 anni saranno in numero superiore ai bambini di meno di 5 anni. Se guardiamo all’Italia, secondo i dati dell’ISTAT, nel 2019 vivevano più di 7 milioni di anziani, l’11,7% della popolazione. Ci troviamo, quindi, in una fase piuttosto critica per la salute pubblica presente e futura sia a livello mondiale che italiano.

Anche la recente pandemia Covid-19 ha chiaramente dimostrato come l’aumentare dell’età dei casi implichi anche un incremento della letalità. Ad esempio, in Italia, l’ISTAT analizza come:
negli uomini con 80 anni e oltre si passa da una flessione della mortalità del 3,5% (gennaio-febbraio 2020) a un aumento del 62% (marzo 2020) e del 47% (aprile 2020);
nelle donne della stessa età la variazione dei decessi, rispetto alla media 2015- 2019, va dal -7,4% (gennaio-febbraio 2020) al +41,6% (marzo 2020) e al +49,5% (aprile 2020).
Inoltre, troviamo un’eccesso di decessi, più accentuato a marzo, per gli uomini di 65-79 anni residenti al Nord (+131% vs 77,9% delle donne nella stessa classe di età e ripartizione). In aggiunta, i dati che riguardano le caratteristiche dei pazienti deceduti positivi ci indicano che hanno un’età mediana di 80 anni, circa 30 anni in più rispetto all’età media di coloro che hanno contratto il virus.
Ciò è anche dovuto a un maggior numero di patologie croniche con cui convive una gran parte della popolazione anziana. In Italia, ad esempio, circa il 42,3 % degli uomini con più di 75 anni e il 42,3% delle donne soffre di 3 o più malattie croniche e il 22% sperimenta gravi limitazioni alle attività quotidiane.

Prevenzione e supporto alle terapie
Risulta quindi logico e necessario oggi più che mai intervenire sull’invecchiamento, rispetto a seguire un percorso basato, invece, sulla prevenzione e cura di singole malattie. Questo metodo potrebbe essere maggiormente efficace per proteggerci da molte problematiche future e farci vivere bene sia ora che in seguito, agendo sul programma di longevità del nostro corpo e, in tal modo, riducendo l’eventualità che molte patologie si manifestino.

Esistono molti elementi che possono influire sulla probabilità che insorgano certe malattie o che la nostra sopravvivenza sia in serio pericolo quali vita sedentaria, cattiva alimentazione, corredo genetico. Dallo studio dei geni e delle vie metaboliche che regolano l’invecchiamento (Tor-S6K, GH-IGF-1 e PKA), sono stati identificati gli zuccheri, le proteine e gli amminoacidi come principali attivatori e quindi acceleratori del processo che ci porta ad invecchiare.

Osservare quindi come diversi regimi alimentari hanno un influsso e controllano questi geni, il programma di longevità e varie patologie è un passo importante per comprendere lo sviluppo di diversi tipi di malattie oltre che riprogrammare e ottimizzare la longevità del nostro corpo. L’alimentazione sembra essere, di conseguenza, il fattore principale sul quale possiamo avere controllo per potere vivere fino a cent’anni sani. Infatti, parte dei casi riconducibili a malattie quali ad esempio il diabete, diverse tipologie tumorali e le malattie cardiovascolari potrebbe essere agevolmente contrastata, sulla base di studi scientifici accurati e riconosciuti, attraverso utili e fondamentali modifiche alla nutrizione e allo stile di vita, focalizzate sulla longevità sana e sul raggiungimento di un’esistenza sostenibile per se stessi e anche per il pianeta.

Punti longevità per la Terza e Quarta Età

La Fondazione Valter Longo ha deciso di offrire una risposta e un supporto a un’emergenza, non solo italiana ma anche mondiale, aiutando il pubblico ad adottare uno stile di vita bilanciato, longevo e sostenibile e offrendo un sostegno alla cure della malattie, grazie al profonda preparazione scientifica dei suoi collaboratori, maturata sia in Italia che all’estero in importanti università e centri di ricerca. Per questo motivo, la Fondazione si è impegnata nella creazione di “Punti longevità per la Terza e Quarta Età”, in particolare nelle RSA, grazie anche alla collaborazione di partner quali la Fondazione casa di riposo L. e A. Agostoni Onlus di Lissone.

Gli obiettivi di questo interessante progetto di forte utilità sociale sono di:
1) iniziare con tutti un percorso all’insegna della longevità sana grazie a un graduale miglioramento della qualità e dello stile di vita tramite interventi nutrizionali e di stile di vita (con anche attenzione all’esercizio fisico) per gli anziani coinvolti;
2) garantire un ulteriore supporto alle terapie standard per far sì che anche gli anziani in condizioni critiche di salute possano vivere al meglio.

Le attività create ed offerte si riferiscono a:
Assistenza nutrizionale per gli anziani, soprattutto nelle RSA, con supporto e visite nutrizionali personalizzate, comprensive di un piano nutrizionale dettagliato e che mostrano particolare cura nel seguire i pazienti che soffrono di diversi tipi di patologie.
Attività di sensibilizzazione ed educazione, in particolare grazie alla creazione di corsi/webinar/incontri per professionisti nell’ambito sanitario, quali coloro che sono impegnati nella cura degli anziani e nelle RSA fornendo informazioni riguardo: il processo di invecchiamento; il concetto di longevità sana e i suoi pilastro; età, alimentazione e stile di vita quali fattori di rischio per molte malattie; esempi di centenari, le Zone Blu e lo stile di vita; densità calorica degli alimenti; nutrizione, attività fisica e consigli utili per la terza e quarta età.
Servizio di consulenza da parte dei nutrizionisti specializzati nella Dieta della Longevità per definire i programmi alimentari delle mense e del servizio ristoranzione delle RSA e centri per anziani e per consigliare la migliore scelta delle forniture legate ai distributori di cibo e bevande, nel rispetto dei CAM (Criteri Ambientali Minimi) per la ristorazione collettiva, oltre che organizzare eventi formativi per chi si occupa del servizio mensa e della fornitura di prodotti nelle RSA e nei centri rivolti alla “Terza e Quarta età”.

Il profondo desiderio della Fondazione, dei suoi “Punti longevità per la Terza e Quarta Età”e dei suoi partner, quali la Fondazione casa di riposo L. e A. Agostoni Onlus di Lissone, è di garantire supporto a tutti e in particolare alle categorie più vulnerabili e tragicamente colpite, anche dalla recente pandemia, quale gli anziani, al fine di offrire l’opportunità a tutti di vivere al meglio in ogni singolo momento e soprattutto in un periodo delicato quale la terza e quarta età.

FONTI

World Health Organization/Europe. “Risk factors of ill health among older people”. https://www.euro.who.int/en/health-topics/Life-stages/healthy-ageing/data-and-statistics/risk-factors-of-ill-health-among-older-people

NIH- National Cancer Institute. “Age and Cancer Risk”. April, 29th, 2015. https://www.cancer.gov/about-cancer/causes-prevention/risk/age

World Health Organization. “Ageing and health”. 5 February 2018. https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/ageing-and-health

ISTAT. “Impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente periodo gennaio-novembre 2020.” 3012..2020. https://www.istat.it/it/files/2020/12/Rapp_Istat_Iss.pdf

ISS-ISTAT. “Report sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all’infezione da SARS-CoV-2 in Italia.” 02.12.2020. https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/bollettino/Report-COVID-2019_2_dicembre.pdf

ISTAT “Infografica sugli aspetti di vita degli anziani con 75 anni e più”. 27.04.2020 https://www.istat.it/it/archivio/241890

DIETA A BASE VEGETALE PER SALVARE IL PIANETA

Per contrastare il riscaldamento globale, dovuto all’emissione di gas serra, è necessario orientare la nostra dieta, verso un regime alimentare a base vegetale. Nel piatto, quindi, meno carne rossa a favore di più frutta e verdura. Questo il monito dell’IPCC (Intergovernmaental Panel on Climate Change), il comitato scientifico dell’ONU che, ad agosto 2019, ha diffuso il report “Climate Change and Land” (Cambiamento climatico e territorio).

MANGIARE MENO CARNE FA BENE AL CLIMA E ALLA SALUTE
Il suggerimento degli esperti è di scegliere una dieta vegetariana o vegana, per salvare il nostro pianeta, con il risvolto positivo di avere benefici anche per la nostra salute. L’attuale sistema alimentare mondiale, infatti, non è più sostenibile dal punto di vista ambientale, dato che lo sfruttamento intensivo di terre coltivabili è responsabile del 30% delle emissioni globali. In particolare, nel report si evidenzia che dai pascoli per l’allevamento dei bovini e dalle risaie, derivano il 50% delle emissioni totali di metano, uno dei gas serra più nocivi in assoluto. Da qui quindi il consiglio di ridurre il consumo di carne rossa.

Per ridurre i gas serra, basterebbe, dunque, cambiare le abitudini alimentari a livello planetario, verso regimi dietetici sani e sostenibili, a base di cereali integrali, legumi, frutta, verdura, noci e semi. Tenendo conto anche del divario esistente tra la popolazione dei paesi industrializzati, dove 2,5 persone su 10 sono obese (circa 2 miliardi in tutto il mondo) e quella dei paesi poveri, in cui 1 persona su 10 soffre di denutrizione (più di 820 milioni al mondo). Adottare una dieta vegetale aiuterebbe così ad appianare le divergenze, oltre che a diminuire lo sfruttamento intensivo delle terre coltivabili.

CAMBIAMENTI A LIVELLO GLOBALE POSSONO SALVARE LA TERRA
Lo sfruttamento intensivo delle terre coltivabili (che arriva a ben il 72% delle terre emerse), attuato per dare cibo a una popolazione mondiale in costante aumento, oltre a provocare l’innalzamento eccessivo delle temperature, porta anche a una riduzione delle stesse. Tanto che, nell’ultimo secolo, lo sfruttamento intensivo dei terreni, che ha fatto quadruplicare la popolazione mondiale (da 1,9 a 7,7 miliardi), ha anche contribuito ad avviare fenomeni di erosione e impoverimento del suolo, fino alla deforestazione. Rischio che non possiamo più correre, poiché si tratta di una progressione tale che porterebbe alla desertificazione. Urge dunque fare un’inversione di rotta nei processi di produzione e consumo di prodotti alimentari, per “liberare” milioni di ettari di suolo, riducendo fino a 6 miliardi di tonnellate ogni anno le emissioni di CO2.

Tenendo conto che l’attuale sistema alimentare (tutta la filiera dalla produzione al consumo di cibo) genera circa il 25-30% di tutte le emissioni di gas serra da parte dell’uomo, è necessario cambiare in fretta le nostre abitudini a tavola. Inoltre, l’emissione di gas serra sta portando a ondate di calore che hanno portato l’innalzamento delle temperature di ben 1,2 C° rispetto ai livelli registrati in età preindustriale. Gli esperti lanciano un allarme: superare 1,5 C° porterebbe a sovvertimenti del clima ancora più gravi di quelli attuali. Dirigere le abitudini alimentari di tutta la popolazione mondiale, nell’ottica di salvare il nostro pianeta e avere una popolazione più sana, dovrebbe essere anche un obiettivo a livello politico.

FONTI

The Intergovernmental Panel on Climate Change IPCC – Climate Change and Land – An IPCC special report on climate change, desertification, land degradation, sustainable land management, food security, and greenhouse gas fluxes in terrestrial ecosystems

“PUNTI LONGEVITÀ PER LE PERSONE CON DISABILITÀ”

Fondazione Valter Longo Onlus e Cooperativa Sociale Onlus Punto d’Incontro

L’inclusione e la diffusione di una longevità sana in tutte le fasce della popolazione, in particolare quelle che necessitano di supporto quali le persone con disabilità, sono fattori importanti che danno vita alle attività della Fondazione Valter Longo Onlus e permeano la sua missione. Per questo motivo la Fondazione ha dato vita a un progetto in collaborazione con la Cooperativa Sociale Onlus Punto d’Incontro nell’Area della Città Metropolitana di Milano. La Cooperativa progetta, realizza e gestisce servizi e interventi socioeducativi, socioassistenziali e sociosanitari per circa 300 persone con disabilità psichica, fisica e sensoriale grazie a circa 250 operatori in oltre 10 centri, tra cui Residenze Sanitarie per Disabili, Comunità Alloggio, Centri Socio Educativi e Centri Diurni. Lo scopo della collaborazione tra la Fondazione e la Cooperativa e del progetto è quello di offrire sostegno e assistenza riguardo uno stile di vita sano e abitudini alimentari bilanciate per far sì che tutti, senza discriminazionE alcuna, possano vivere una vita lunga e in salute.

Conoscere la disabilità
Il concetto di disabilità è ampio. La “Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità” adottata nel 2006 e ratificata nel 2016 da 168 Paesi Membri delle Nazioni Unite, indica che per persone con disabilità si intendono “coloro che presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su una base di uguaglianza con gli altri.” Questa convenzione è il primo trattato completo del ventunesimo secolo riguardante i diritti umani, il cui messaggio principale è che le persone con disabilità hanno diritto a tutti i diritti umani e a tutte le libertà fondamentali, senza nessun tipo di discriminazione.

La disabilità nel mondo
Come indica l’Organizzazione Mondiale della sanità (OMS), quasi tutti giungono a sperimentare una condizione di disabilità temporanea o permanente nel corso della propria vita. Oltre un miliardo di persone, circa il 15% della popolazione mondiale, vive la propria esistenza con qualche forma di disabilità e il numero è in crescita in seguito a un incremento di patologie croniche (quali ad esempio il diabete e malattie cardiovascolari) e di una popolazione che invecchia sempre più (WHO, “Disability and Health”. 1 December 2020). Nell’Unione europea vivono circa 135 milioni di persone con disabilità (WHO- Regional Office for Europe, “Disability”).

Secondo il più recente rapporto ISTAT “Conoscere la disabilità” (03.12.2019), in Italia le persone che, a causa di problemi di salute, soffrono di gravi limitazioni che non gli permettono di svolgere attività abituali e si trovano in una condizione di disabilità sono il 5,2% della popolazione, circa 3 milioni e 100 mila, tra i quali troviamo 1 milione e mezzo di ultra settantacinquenni. Il quadro epidemiologico delle persone in Italia con limitazioni gravi è sensibilmente peggiore di quello del resto della popolazione. Infatti, il 61% riferisce di trovarsi in cattive condizioni di salute.

La disabilità e la salute
Come indica dettagliatamente l’OMS nel suo “Report sulla disabilità” del 2017, le persone con disabilità non solo hanno inferiori possibilità di ricevere un’adeguata istruzione e di avere opportunità di lavoro, ma hanno maggiori probabilità di vivere in povertà e in condizioni di salute precarie. Infatti, gli individui affetti da disabilità sono ad alto rischio di sviluppare condizioni critiche definite “secondarie” quali la depressione, molto comune tra di loro, oppure dolore costante diffuso tra chi soffre, ad esempio, di paralisi celebrale o spina bifida. In aggiunta, corrono gli stessi rischi della popolazione in generale di essere affetti con problemi di salute quali influenza o polmonite e un più alto rischio di essere colpiti da malattie croniche, che tendono ad apparire prima e che sono accentuate da comportamenti non salutari quali l’inattività fisica. Ad esempio, la prevalenza del diabete in persone che soffrono di schizofrenia è circa del 15% contro il 2-3% della popolazione in generale.

Un ulteriore elemento riguarda un invecchiamento precoce legato ad alcune tipologie di disabilità. Certi soggetti mostrano segni di invecchiamento già all’età di 40 e 50 anni e la presenza di malattie croniche ad esso collegate. Per esempio, le persone con la sindrome di Down hanno una probabilità maggiore di soffrire di Alzheimer rispetto alla popolazione in generale, mentre coloro che sono affetti da disturbi mentali corrono un più alto rischio di sviluppare demenza. In aggiunta, il processo di invecchiamento e le sue conseguenze, ad esempio osteoporosi e mancanza di forza e di equilibrio, hanno un più grande impatto sulle persone che presentano già disabilità.

Gli individui con disabilità mostrano comportamenti ed abitudini che possono mettere la salute a rischio. Per esempio, il Behavioural Risk Factor Surveillance System statunitense del 2001 e 2003 ha osservato come hanno una più alta probabilità di essere fisicamente inattivi, di fumare e di soffrire di obesità. Il 20% dei ragazzi tra i 10 e i 17 anni con particolari esigenze legate alla salute sono obesi, se paragonati al 15% dei ragazzi della stessa età e senza alcuna esigenza particolare relativa alla salute (Center for Disease Control and Prevention. “People With Certain Medical Conditions”. December 23, 2020).

Infine, le persone con disabilità, sempre secondo il report dell’OMS, sono maggiormenti soggette a ferite e lesioni non intenzionali quali bruciature, incidenti stradali, cadute, oltre a un superiore rischio di morte prematura che varia in base alla tipologia di disabilità. Ad esempio, gli individui colpiti da schizofrenia e depressione mostrano una più alta probabilità, rispettivamente 2.7 e 1.7, di morte prematura.

Se guardiamo nello specifico alla pandemia COVID-19, gli individui con disabilità corrono un rischio maggiore di contrarre il virus per una serie di cause quali: 1) i limiti nell’implementare essenziali misure igieniche quali lavarsi le mani (per esempio alcuni di loro non hanno l’abilità di sfregarsi le mani o di raggiungere il lavandino, ecc.); 2) impossibilità di mettere in atto il distanziamento sociale dovuta alla loro condizione o in quanto vivono in istituti; 3) esigenza di contatto fisico quale strumento di supporto o per ottenere informazioni (questo per esempio per coloro che soffrono di limitazioni visive); 4) limitato accesso alle informazioni relative alla salute pubblica.
Inoltre, se contraggono il virus, si ha una maggiore probabilità di svilupparne forme severe e di mettere in pericolo la propria esistenza in quanto: 1) vi sono barriere nell’accedere ai servizi sanitari; 2) esistono condizioni di salute pre-esistenti che possono aggravare la situazione (per esempio obesità, ipertensione, diabete) (WHO,“Disability Consideratios During the COVID-19 Outbreak”). Ad esempio, l’obesità, di cui una parte delle persone con disabilità soffre, è considerata uno dei fattori di rischio per il COVID-19 come osserva una metanalisi pubblicata nell’ Obesity Reviews e che indica come gli adulti obesi corrano un rischio 113% maggiore di essere ospedalizzati e il 48% di morte rispetto ad adulti normopeso o sovrappeso (Popkin Barry M. et al. “Individuals with Obesity and COVID‐19: 26 August 2020). In aggiunta, la Sindrome di Down assieme all’obesità è anche un fattore di rischio di ospedalizzazione e morte dovuta al COVID-19 (Center for Disease Control and Prevention. “People With Certain Medical Conditions”. December 23, 2020),

I Punti longevità per le persone con disabilità 

Come ampiamente dimostrato dalla ricerca scientifica nell’ambito della longevità, dell’invecchiamento e anche della prevenzione delle malattie, uno stile di vita bilanciato e e un’alimentazione sana permettono non solo di prevenire l’insorgere di patologie non trasmissibili (cancro, diabete, obesità, patologie cardiovascolari, autoimmuni come la sclerosi multipla e neurodegenerative quali l’Alzheimer), ma anche di vivere un’esistenza all’insegna della salute e dello stare bene nel presente e futuro per tutti e in particolare per persone con disabilità come ampiamente dimostrato dai dati scientifici.

Per offrire il proprio contributo e mettere a disposizione le proprie profonde conoscenze scientifiche, la Fondazione Valter Longo Onlus si dedica alla creazione di programmi di assistenza nutrizionale, sensibilizzazione ed educazione per gli operatori nei CDD (Centri Diurni Disabili), nei CSE (Centri Socio Educativi) e nelle RSD (Residenza Sanitaria Disabili) e nelle Comunità Alloggio al fine di far sì che tutti abbiano la possibilità di vivere una vita lunga e sana.

La Fondazione Valter Longo Onlus organizza le seguenti attività grazie al supporto e collaborazione di importanti partner attivi e radicati sul territorio quali la Cooperativa Sociale Punto d’Incontro :

  • Assistenza nutrizionale personalizzata per gli ospiti nei CDD, nei CSE, nelle RSD nelle Comunità Alloggio. Il supporto e le visite nutrizionali sono adattati ed adeguati alle esigenze e situazione dei singoli pazienti (gusti, preferenze, abitudini, patologie, ecc.) e comprensivi di un piano nutrizionale dettagliato.

 

  • Attività di sensibilizzazione ed educazione riguardo la nutrizione, l’esercizio fisico e lo stile di vita, in particolare grazie alla creazione di corsi/webinar/incontri/eventi online o frontali, per professionisti nell’ambito sanitario e per gli operatori che lavorano nei suddetti centri.

 

  • Servizio di consulenza da parte dei nutrizionisti specializzati per definire i programmi alimentari delle mense e del servizio ristorazione dei CDD, CSE, RSD e per consigliare la migliore scelta delle forniture legate ai distributori di cibo e bevande, nel rispetto dei CAM (Criteri Ambientali Minimi) per la ristorazione collettiva, oltre che organizzare eventi formativi per chi si occupa del servizio mensa e della fornitura di prodotti per i suddetti centri.

Come osserva la Direttrice dei Programmi della Fondazione Valter Longo Onlus, Cristina Villa: “Gli obiettivi sono di molteplici quali: 1) portare un positivo cambiamento della qualità e dello stile di vita degli ospiti di centri, residenze e comunità grazie ad interventi riguardanti l’alimentazione e lo stile di vita, prestando attenzione anche all’esercizio fisico, ed anche tramite attività ed eventi dedicati alla sensibilizzazione ed educazione; 2) offrire terapie di sostegno a quelle standard per far sì che anche gli ospiti che soffrono di determinati tipi di patologie possano ottenere un ulteriore supporto; 3) formare ed educare gli operatori al fine di favorire una cultura della salute, longevità sana e prevenzione delle malattie, fortemente fondata su dati scientifici.”

Per scoprire di più sui Progetti della Fondazione puoi contattare l’area progetti scrivendo una mail a [email protected]

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FONTI
United Nations, “The Convention on the Rights of Persons with Disabilities (CRPD)”. Consultato in data 19.01.2021. https://www.un.org/development/desa/disabilities/convention-on-the-rights-of-persons-with-disabilities.html

World Health Organization (1 December 2020) “Disability and Health”. Consultato in data 19.01.2021. https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/disability-and-health

World Health Organization- Regional Office for Europe, “Disability”. 19.01.2021. https://www.euro.who.int/en/health-topics/Life-stages/disability-and-rehabilitation/areas-of-work/disability#:~:text=In%20Member%20States%20of%20the,Region%20live%20with%20a%20disability

ISTAT (3 Decembre 2019). “Conoscere la disabilità”. Consultato in data 19.01.2021. https://www.istat.it/it/archivio/236301

Center for Disease Control and Prevention (December 23, 2020). “People With Certain Medical Conditions”. Consultato in data 19.01.2021. https://www.cdc.gov/coronavirus/2019-ncov/need-extra-precautions/people-with-medical-conditions.html

World Health Organization (2020).“Disability Consideratios During the COVID-19 Outbreak”. Consultato in data 19.01.2021. file:///Users/cristinavilla/Downloads/WHO-2019-nCov-Disability-2020.1-eng.pdf

Popkin Barry M. et al. “Individuals with Obesity and COVID‐19: A Global Perspective on the Epidemiology and Biological Relationships”. Obesity Reviews. First published: 26 August 2020. https://doi.org/10.1111/obr.13128

Popkin Barry M. et al. “Individuals with Obesity and COVID‐19: A Global Perspective on the Epidemiology and Biological Relationships”. Obesity Reviews. First published: 26 August 2020. https://doi.org/10.1111/obr.13128

PUNTI LONGEVITÀ PER I CENTRI ANTIVIOLENZA

Fondazione Valter Longo Onlus e CADMI a supporto delle donne vittime di violenza

Fondazione Valter Longo Onlus, in collaborazione con CADMI – Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate, il primo Centro Antiviolenza nato in Italia nel 1986 (parte di Unione Donne in Italia -UDI- e dell’Associazione Nazionale D.i.Re “Donne in Rete contro la violenza), ha dato vita al progetto “Punti Longevità per i Centri Antiviolenza” all’interno del centro di accoglienza Cadmi.
Lo scopo di questa iniziativa è quello di offrire un ulteriore supporto ed assistenza nutrizionale gratuita, oltre ai dettagliati servizi già offerti da Cadmi, a donne vittime di violenza e in una situazione di difficoltà e fragilità sia fisica che psicologica per iniziare con loro un graduale miglioramento della qualità e dello stile di vita e indirizzarle a un percorso all’insegna della salute, del benessere e di una longevità sana e sostenibile per se stesse e l’ambiente che le circonda. Si tratta di un progetto nato in seguito a una forte esigenza sociale, esasperata dall’emergenza COVID-19 tanto che anche la Nazioni Unite hanno recentemente definito questo fenomeno una vera e propria “Shadow Pandemic” (Pandemia nell’ombra o Pandemia nascosta), e che trae ispirazione dalla Convenzione di Istanbul del 2011, organizzata dal Concilio d’Europa e dedicata alla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne.

I dati della violenza contro le donne prima e durante la pandemia COVID-19
La violenza contro le donne è un fenomeno ampio e diffuso, come indica l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel suo Evidence Brief del 2019, che riprende la prima revisione sistematica e la sintesi riguardo i dati scientifici relativi alla violenza (fisica, sessuale, riproduttiva e mentale) sulle donne e realizzata dall’OMS in collaborazione con la London School of Hygiene and Tropical Medicine e il South African Medical Research Council nel 2013. In tutto il mondo:
circa il 35% delle donne, 1 donna su 3, ha subito una qualche forma di violenza fisica e/o sessuale;
circa il 30% delle donne, un terzo al mondo, è stata vittima di violenza da parte del partner;
il 38% dei femminicidi è compiuto dai partner;
il 7% delle donne è stata oggetto di aggressione sessuale;
le donne che hanno subito un abuso fisico e sessuale presentano una maggiore probabilità di soffrire di gravi problemi di salute (depressione, HIV, aborti), ad esempio hanno una probabilità più alta di essere soggette a depressione ed ansia (2.6 volte maggiore) e di disturbi legati all’abuso di bevande alcoliche (2.3 volte maggiore).

Anche in Italia la situazione è grave:
Il report ISTAT pubblicato nel 2015 segnala che nella penisola italiana il 31,5% delle donne fra i 16 e i 70 anni ha subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita e le forme più gravi di violenza sono state esercitate da partner o ex partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner.
Il Rapporto Istat 2018 sulle vittime di omicidi osserva come il 54,9% degli omicidi di donne sono stati commessi da un partner o ex partner, il 24,8% da parenti, l’1,5% dei casi da una persona conosciuta (amici, colleghi, ecc.).

La pandemia Covid-19, il lockdown, la convivenza forzata, lo stress, i problemi economici e l’eventuale perdita del lavoro hanno intensificato la criticità del problema, come si osserva nel report dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 30 luglio 2020 e in quello del suo ente United Nation Women. L’80% delle nazioni al mondo ha visto un aumento delle chiamate alle helpline, il 50% delle nazioni un incremento delle chiamate e denunce alla polizia, oltre a un aumento generale delle richieste di aiuto ai centri medico-sanitari nella maggior parte dei paesi.
In Italia, l’ISTAT ha analizzato il numero delle chiamate al numero antiviolenza 1522, sia telefoniche sia via chat, nel periodo compreso tra marzo e giugno 2020 ed è più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo nel 2019 (+119,6%), passando da 6.956 a 15.280. Come viene giustamente indicato, questo incremento non è attribuibile necessariamente solo a maggiore violenza ma anche alle campagne di sensibilizzazione. Tuttavia, risulta doveroso sottolineare come i dati raccolti negli ultimi anni non siano sufficienti a trarre conclusioni anche perché il fenomeno è in gran parte ancora sommerso.

La violenza, le sue conseguenze, l’alimentazione
Come indica l’Organizzazione mondiale della sanità nel suo report, la violenza ha un forte impatto sulla salute fisica e mentale e anche sulla longevità delle donne in questione e, sfortunatamente, spesso anche su quella dei loro figli. Ad esempio, una recente revisione di diciassette studi ha mostrato che le donne in gravidanza che subiscono violenza da parte del partner, sia essa fisica che psicologica, possono avere circa 3 volte più probabilità di subire la morte del feto rispetto alle donne che non subiscono violenza.
In aggiunta, diversi feedback del settore hanno dichiarato che esiste una diversa e recente forma di violenza e manipolazione, protratta attraverso il cibo e che potremmo definire “alimentare”: in molti casi, il partner fa uso del cibo come metodo di controllo della donna, attraverso l’applicazione di lucchetti sulle dispense alimentari o l’adozione di tecniche manipolative che utilizzano il cibo come elemento di premiazione, che hanno quindi come conseguenza una cattiva salute mentale. Questa condizione estremamente destabilizzante (la non sicurezza alimentare, la preoccupazione persistente del cibo, la mancata possibilità di avere accesso fisico, sociale ed economico ad alimenti sufficienti, sicuri e nutrienti) non permette a molte donne di condurre una vita attiva e sana. L’importanza dell’alimentazione è quindi provata, quale necessità umana fondamentale che, se soggetta a divieti o abusi, crea meccanismi psicologici, oltre che fisici, di squilibrio.
Di conseguenza, è comprensibile come, nel cammino di ricostruzione di donne psicologicamente provate nel centro della loro umanità e personalità, sia necessario partire anche da elementi fondamentali come il cibo, quale fonte di “conforto” fisico e mentale, e anche quale elemento di socialità per ricostruire un’esistenza spesso smossa dalle fondamenta. La nutrizione può essere, infatti, un fattore importante in un periodo di transizione. La disponibilità di cibo nutriente, l’informazione sull’alimentazione più indicata a seconda della persona e della specifica condizione fisio-patologica, così come tutto ciò che gravita intorno al cibo, e quindi anche l’aspetto ludico e sociale, sono tutti aspetti che possono supportare la donna che ha subito un trauma, sia nell’immediato che nell’ottica di reinserimento sicuro nelle attività quotidiane.
Il CADMI ha inoltre potuto osservare che le donne, verso la fine del percorso di uscita dalla situazione di violenza o subito dopo aver completato il loro cammino, possono vivere momenti di sconforto e l’alimentazione diventa in questi casi scorretta e malsana. Non solo la nutrizione gioca un ruolo importante nella regolazione ormonale del nostro corpo, ma può diventare anche un elemento di sicurezza e confort per le donne che affrontano questi momenti. Di conseguenza, un supporto anche nutrizionale può essere un importante complemento in un percorso di riavvicinamento a un’esistenza sana e protetta.

“È quindi comprensibile che progetti come i “Punti di Longevità per i Centri Antiviolenza” possano portare benefici alle donne vittime di violenza e contestualmente alle loro famiglie.
Lo scopo è quello di offrire un ulteriore e complementare percorso affiancato ai programmi di supporto ed assistenza del CADMI per raggiungere il benessere sia fisico che mentale, essenziali per un’esistenza sia sana che serena, spesso negata a molte donne. L’adesione al progetto da parte della Fondazione testimonia come percorsi di assistenza e di empowerment nutrizionale possano essere forme innovative di cura e rafforzamento per le donne ed essere elementi importanti sul territorio per supportare coloro che hanno subito varie forme di violenza.
Come emerge anche dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite inclusi nell’Agenda 2030, la salute è un diritto essenziale. Difendere questo diritto, partendo da un fattore fondamentale quale una corretta alimentazione, in particolare delle donne vittime di violenza, è una sfida importante da cogliere. ” – ha dichiarato Cristina Villa, Direttrice dei Programmi di Fondazione Valter Longo Onlus che dal 2017 opera in Italia per dare assistenza nutrizionale a pazienti svantaggiati e realizzare progetti di educazione alimentare nelle scuole.

Per scoprire di più sui Progetti della Fondazione puoi contattare l’area progetti scrivendo una mail a [email protected]

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FONTI CITATE

    Council of Europe. “Convention on Preventing and Combating Violence Against Women and Domestic Violence- Istanbul Convention”. 2011 https://rm.coe.int/168046e60a
    World Health Organization. “Violence Against Women. Intimate Partner and Sexual Violence Against Women – Evidence Brief.” November, 12th, 2019. https://www.who.int/reproductivehealth/publications/vaw-evidence-brief/en/
    WHO, LSHTM, SAMRC. “Global and Regional Estimates for Violence Against Women: Prevalence and Health Burden of Intimate Partner Violence and Non-partner Sexual Violence.” Geneva: WHO, 2013. https://www.who.int/publications/i/item/9789241564625
    Maria Giuseppina Muratore. “La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia.” Report ISTAT 2015. https://www.istat.it/it/archivio/161716
    ISTAT. “Le vittime di omicidio anno 2018”. 2019. https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne/il-fenomeno/omicidi-di-donne
    United Nations. “Intensification of Efforts to Eliminate All forms of Violence Against Women and Girls. Report of the Secretary-General”. July 30th, 2020. https://undocs.org/en/A/75/274
    https://www.unwomen.org/-/media/headquarters/attachments/sections/library/publications/2020/impact-of-covid-19-on-violence-against-women-and-girls-and-service-provision-en.pdf?la=en&vs=0
    UN Women. “Impact of COVID-19 on Violence Against Women and Girls and Service Provision: UN Women Rapid Assessment and Findings.” 2020. https://www.unwomen.org/-/media/headquarters/attachments/sections/library/publications/2020/impact-of-covid-19-on-violence-against-women-and-girls-and-service-provision-en.pdf?la=en&vs=0
    ISTAT. “Il numero di pubblica utilità 1522 durante la pandemia (periodo marzo-giugno 2020)” https://www.istat.it/it/archivio/246557
    Guadalupe Pastor-Moreno et al. “Intimante Partner Violence During Pregnancy and Risk of Fetal and Neonatal Death”. Augut 5th, 2019. https://www.ajog.org/article/S0002-9378(19)30957-3/
    FAO. “World Food Summary”, Roma, 1966. http://www.fao.org/wfs/homepage.htm
    Lako A.M Danielle et al. “The Effectiveness of Critical Time Intervention for Abused Women Leaving Women’s Shelter”. International Journal of Public Health. 2018. https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs00038-017-1067-1

MENÙ PER IL NUOVO ANNO

Romina Inès Cervigni firma il primo menù della longevità del 2021

Le feste natalizie si sono appena concluse e, sebbene quest’anno siano state necessariamente ridimensionate, di sicuro non hanno mancato di sortire in alcuni di noi sensi di colpa legati agli abbondanti pasti. A volte, insieme al senso di colpa, di natura psicologica, avvertiamo anche segni tangibili dei nostri eccessi: spossatezza, bocca amara, mal di testa.
A questo, va aggiunto che spesso a inizio anno abbiamo dei buoni propositi che vogliamo realizzare durante il nuovo anno e, infatti, non a caso si dice “Anno nuovo, vita nuova!”.

Non soffermiamoci quindi sull’idea ormai superata che per rimediare a un pasto abbondante si debba rinunciare a questo o quel cibo o si debba introdurre un qualche alimento o integratore miracoloso. Come noto ai nutrizionisti, il problema non è quello che succede tra Natale e Capodanno, ma tra Capodanno e il Natale successivo, indicando che non sarà quella determinata eccezione alimentare a darci dei problemi, ma gli sbagli e gli eccessi ripetuti durante tutto l’anno.
A tal proposito Romina Inès Cervigni, biologa nutrizionista e responsabile scientifico della Fondazione, propone alcuni semplici consigli per iniziare in maniera sana il nuovo anno e, a seguire, il primo un menù del 2021 per metterli subito in pratica!
Non bisogna demonizzare nessun macronutriente: proteine, carboidrati e grassi servono tutti allo stesso modo! Dobbiamo mangiarli nei giusti limiti e stare attenti alla qualità. I carboidrati devono essere soprattutto complessi come quelli che si trovano nei cereali integrali, nei legumi e nelle verdure.
Le proteine devono essere per lo più di origine vegetale come quelle dei legumi, ma anche di origine animale come quelle del pesce.
Anche i tanto temuti grassi sono indispensabili, ma scegliamo quelli cosiddetti “buoni” per la nostra salute: olio extra vergine di oliva, noci e altra frutta secca, semi e pesce grasso come salmone, alici e acciughe.
Farci seguire da un nutrizionista esperto è sempre utile perché ci guiderà nelle scelte sane e bilanciate, educandoci a non demonizzare questo o quell’alimento e a vivere un rapporto sereno con il cibo.

Cerchiamo di mangiare lentamente, senza abbuffarci.
Ascoltiamo il nostro corpo e cerchiamo di avvertire le sensazioni di fame e sazietà: mangiamo quando abbiamo fame e smettiamo quando siamo sazi.
L’idratazione è fondamentale per depurarci dalle tossine e per controllare il peso, oltre che per tutte le funzioni biochimiche del nostro corpo che, ricordiamo, è composto (o dovrebbe esserlo) per il 70% da acqua. L’ideale sarebbe bere circa 2 litri d’acqua al giorno.
Miglioriamo il nostro metabolismo. Corsi di fitness online, cyclette, flessioni e addominali sul tappetino, salto della corda o corsa al parco sono tutte ottime opzioni da scegliere secondo le nostre possibilità. Non dimentichiamoci però anche di tutte quelle attività cosiddette “non programmate” che ci permettono in ogni caso di muoverci: apparecchiare e sparecchiare, fare le pulizie di casa, scegliere di fare le scale (anche se sono tante e anche se sono in salita) e fare una passeggiata.

Abituiamoci a bilanciare i pasti: non è necessario evitare i carboidrati a cena o mangiare scondito, giusto per riportare alcuni dubbi comuni, ma l’importante è avere un’alimentazione bilanciata nell’arco della giornata o comunque nell’arco della settimana. Ricordiamoci di mangiare ogni giorno cereali integrali, proteine da legumi o da pesce, tante fibre dalle verdure, condendo con dell’olio extra vergine di oliva di qualità.
Una regola al giorno. Se non seguite già queste indicazioni, cercate di introdurle nella vostra quotidianità, anche una al giorno. Nell’arco di una settimana, sarete pronti per il vostro percorso verso una sana longevità!
E ora un esempio giornaliero di menù della longevità del nuovo anno.

COLAZIONE

(ricordati di iniziarla dopo 12 ore dalla fine della cena!)

1 caffè o tè
1 bicchiere di latte vegetale senza zuccheri aggiunti e fortificato con calcio e vitamina D
2 fettine di pane integrale tostato con un velo di crema alle nocciole al 100% e un cucchiaino di miele.
Valore nutritivo: l’abbinamento di carboidrati e zuccheri con una fonte di grassi permette di abbassare l’indice glicemico, così come la tostatura del pane, in modo da avere la giusta energia durante tutta la mattina.

PRANZO

(se non siete abituati a bere, approfittate del pasto per bere almeno un paio di bicchieri d’acqua, anche a inizio pasto!)

Ingredienti

Vellutata di broccoli con crostini
1 o 2 teste di broccoli
1 cucchiaio di olio extra vergine d’oliva
Cipolla, prezzemolo, peperoncino, sale e pepe a piacere
Un cucchiaio di crostini
1 cucchiaino di semi di zucca o di sesamo

Preparazione

Mondate e fate a pezzi i broccoli. Lessateli in abbondante acqua leggermente salata. Scolate senza gettare l’acqua di cottura. Unite l’olio, il peperoncino, la cipolla tritata, il prezzemolo, il sale e il pepe. Mescolate bene e, raggiunta la consistenza desiderata ed eventualmente aggiungendo un po’ dell’acqua di cottura, passate con il frullatore a immersione. Servite cospargendo di crostini e, se piacciono, semi di zucca o di sesamo.
Contorno: Insalata mista di finocchi tagliati a fettine sottilissime con il pela patate, conditi con olio e limone o aceto balsamico. Accompagnate con una fettina di pane integrale.
Valore nutritivo: il broccolo, così come gli altri rappresentanti della grande famiglia dei cavoli, si ritiene un antitumorale, grazie alla presenza di betacarotene. È inoltre una ottima fonte di vitamina C e acido folico, così come il finocchio crudo. Quest’ultimo inoltre è diuretico e aiuta la digestione.

SPUNTINO

Una coppetta di frutti misti di bosco con una tisana al nostro gusto preferito, non dolcificata.
Valore nutritivo: i frutti rossi sono ricchi di proprietà, tra le quali quelle depurative utili contro le infezioni delle vie urinarie. La tisana contribuirà a idratarci.

CENA

Ingredienti

Pasta con sgombro, olive, capperi e pomodoro
40 g di pasta (ad esempio spaghetti o trofie)
80 g di sgombro
150 g di pomodori pelati
2 cucchiai di olio extravergine d’oliva
20 g di olive
20 g di capperi
Aglio, prezzemolo, sale e pepe a piacere

Preparazione

Portate a ebollizione abbondante acqua leggermente salata e lessate la pasta. Nel frattempo, in un tegame con una certa capacità unite lo sgombro, le olive, i capperi e l’acqua, i pomodori e l’aglio. Fate cuocere e, quando la pasta è pronta, unitela al condimento. Aggiungete l’olio e mescolate bene. Fate riposare per qualche minuto, guarnite con il prezzemolo fresco e servite.
Contorno: 2-3 carciofi lessati e conditi con olio e limone, accompagnati da una fettina di pane integrale.
Dessert: 25 g di mandorle e 100 g di uva, oppure 20 g di uvetta.
Valore nutritivo: Contrariamente a quanto spesso si sente, la pasta è un ottimo alimento da consumare a cena (nelle giuste quantità e con il giusto condimento) in quanto si digerisce piuttosto facilmente e non compromette il sonno. L’abbinamento della pasta, ricca di amido, con fonti di proteine, di grassi e di fibre, permette di abbassare l’indice glicemico. Preferite la cottura della pasta al dent, per facilitarne la digestione e preservare le vitamine del gruppo B.

In base alla nostra situazione ci potrebbero essere dei consigli più specifici, per cui è sempre meglio essere seguiti da un nutrizionista per poter avere le giuste indicazioni.

LA RIVOLUZIONE DELLA LONGEVITÀ

Il motivo principale per seguire una dieta sana è vivere a lungo e in salute, non tanto quello di dimagrire. Ai giorni nostri, “passare a miglior vita” sani e senza ammalarsi sembra quasi un’utopia. Se però prendiamo in considerazione di alimentarci in modo equilibrato e seguire uno stile di vita assennato, possiamo assicurarci una prospettiva vita lunga e priva di malattie. Lo conferma anche la scienza, attraverso diverse ricerche scientifiche in vari ambiti: medicina preventiva, geriatria e biogerontologia. Certo, avere i geni giusti aiuta, ma non basta. Alimentarsi secondo i principi della “Dieta della Longevità” e seguire periodicamente la Dieta Mima-Digiuno, migliora la salute e può anche allungare la vita. Una vera e propria “rivoluzione” della longevità, messa in atto e avviata dal Professor Valter Longo.

Se vogliamo arrivare in salute fino a 100, possiamo agire attraverso l’alimentazione. La dieta seguita, infatti, è il fattore principale ed è anche quello più facilmente controllabile da parte nostra. La Dieta Mediterranea è uno tra i migliori regimi alimentari al mondo. In Italia abbiamo avuto due esempi virtuosi: Salvatore Caruso, il nonnino ragioniere di Molochio (Reggio Calabria), vissuto fino a 110 anni, ed Emma Morano, la nonnina di Verbania sul Lago Maggiore, fino a 117 anni, ultima vivente nata prima del 1900.

CHI SONO GLI ESPERTI DI LONGEVITÀ
Poiché tutti ci alimentiamo, molti pensano di essere esperti di nutrizione e snocciolano consigli a destra e a manca, senza neanche essersi informati sull’argomento, tanto meno essere nutrizionisti o medici. In generale, non si sa nemmeno cosa significhi mangiare “nella giusta misura”. Ovvero, la maggior parte delle persone, non conosce il contenuto nutrizionale degli alimenti, né tantomeno il fabbisogno nutritivo riferito a età, sesso e attività fisica. Ad alcuni, poi, mancano le basi: contenuto calorico e glicemico di alcuni alimenti sono poco chiari o sconosciuti. Proprio per questi motivi, l’alimentazione delle persone è squilibrata.

Gli esperti da seguire per ciò che concerne l’alimentazione sono: medici e ricercatori specializzati in nutrizione (ovvero internisti, biochimici, nutrizionisti etc.), che rivestono cariche universitarie e in istituzioni importanti (con una reputazione da mantenere); esperti in vari campi di sperimentazione e studio (soprattutto riferiti ai 5 Pilastri – vedi paragrafo successivo), che partecipano a ricerche scientifiche e attività cliniche in ambito nutrizionale. In tal senso, il medico, il nutrizionista e/o il dietologo ci possono dare le giuste indicazioni. Ovvero dirci quali siano gli esperti a cui fare riferimento e come praticare una dieta ad hoc, anche in relazione a eventuali condizioni patologiche e alla presenza di intolleranze alimentari.

QUALI SONO I 5 PILASTRI DELLA LONGEVITÀ
Per orientarsi ed estrapolare le informazioni giuste in termini di nutrizione, Valter Longo propone una strategia basata sui 5 Pilastri della sana Longevità. Vediamoli nel dettaglio uno a uno, qui di seguito.

RICERCA DI BASE E JUVENTOLOGIA/BIOGERONTOLOGIA
Gli studi su organismi semplici aiutano a comprendere l’interazione tra cellule e nutrienti, nonché come un certo tipo di dieta possa influire sulla salute migliorandola e determinare la longevità anche nell’uomo.

EPIDEMIOLOGIA
Attraverso questa disciplina, che studia le cause delle malattie nelle popolazioni, si possono mettere in luce le ipotesi della ricerca di base in modo concreto; per esempio, su come la dieta impatti sul metabolismo.

STUDI CLINICI
Per dimostrare che un regime alimentare sano incide sulla salute, sono necessari studi clinici randomizzati controllati con placebo, che provano l’efficacia delle ipotesi formulate da ricerche di base ed epidemiologia.

STUDIO DEI CENTENARI
Gli studi condotti sulle popolazioni nel mondo che vantano la presenza di centenari, permettono di avere dati concreti sull’efficacia di determinate abitudini alimentari, portate avanti nel corso di un’intera vita.

STUDIO DEI SISTEMI COMPLESSI
Consiste nell’analisi di sistemi complessi, come le automobili, per comprendere la complessità dell’organismo umano, semplificata con approccio ingegneristico, attraverso modelli meccanici più intuitivi.

Le raccomandazioni per un’alimentazione che garantisca una vita lunga e in salute, si basano dunque su prove solide e concrete, fondate su ricerche scientifiche e cliniche. Esito di risultati positivi emersi da studi di ricerca di base, clinici, genetici ed epidemiologici, come pure di migliaia di pazienti seguiti direttamente. Inoltre, la maggior parte di consigli alimentari corrispondono ad abitudini nutrizionali di popolazioni caratterizzate da buona salute e longevità record, dove la dieta rappresenta un fattore centrale.

FONTI
Valter Longo, “La dieta della longevità” – Vallardi 2016

KANE TANAKA, LA DONNA PIÙ ANZIANA DEL TERZO MILLENNIO

Kane Tanaka il 2 gennaio 2021 ha compiuto ben 118 anni! Questo però non è il suo unico primato, infatti è anche la persona più anziana del terzo millennio, la più longeva dell’Asia in assoluto, l’ultima persona vivente nata nel 1903 e la terza persona, di cui sia stata registrata l’età, più longeva del mondo, dopo altre due donne: la statunitense Sarah Knauss (1880-1999 – 119 anni) e la francese Jeanne Calment (1875-1997- 122 anni).

La storia di Tanaka
Primati a parte, la lunga vita della signora Tanaka è straordinaria e, pensando al periodo storico in cui è vissuta, è decisamente unica. Nata prematura, settima di nove fratelli, è stata allattata al seno da balie. A 19 anni si è sposata con il cugino Hideo. Hanno avuto due figli, due figlie e una terza adottata. Le figlie nate premature sono morte in tenera età e anche la figlia adottiva li ha lasciati a soli 23 anni.
Durante la Seconda guerra mondiale, quando figlio e marito sono partiti per la guerra, la signora Tanaka si è occupata da sola del negozio di famiglia di torte di riso e noodles e dei figli, non solo suoi ma anche di parenti morti in guerra. Lei stessa diceva: “Sono diventata come un uomo nel corpo e nella mente e ora posso fare qualsiasi cosa dalla macinazione del riso alla preparazione delle torte di riso”. Ha sempre lavorato e, sebbene a 63 anni sia andata in pensione, ha aperto successivamente un negozio di fiori dove ha lavorato fino a 80 anni. Nel frattempo, ha anche deciso di viaggiare. Infatti, negli anni ’70, in occasione del 50° anniversario di matrimonio, è andata col marito negli Stati Uniti a trovare i nipoti e negli anni ’80 è venuta anche in Italia.
Nel 1993 il marito Hideo muore all’età di 90 anni e lo stesso anno la signora Tanaka viene operata di cataratta. A 103 anni sperimenta un altro momento difficile perché le viene diagnosticato un tumore al colon. Nonostante l’operazione e le numerose cure, ha affrontato tutto con successo ed è guarita. Qualche anno dopo, il secondo figlio, comprendendo la straordinarietà della madre, ha deciso di scrivere un libro dedicato a lei e alla sua forza dal titolo “In Good and Bad Times, 107 Years Old” (“Nella buona e nella cattiva sorte, 107 anni”). Dal 2005 si è trasferita in una residenza per anziani dove vive attualmente e, con l’aiuto del personale della struttura, esegue quotidianamente i suoi esercizi e brevi passeggiate nel reparto, si dedica alla scrittura, sua passione da sempre, e ai conti di aritmetica.

Qual è dunque il segreto della longevità?
Fondazione Valter Longo Onlus, che basa tutto il suo lavoro di assistenza nutrizionale sullo studio dei centenari, uno dei pilastri della Dieta della Longevità come anche descritto nell’omonimo libro del Professor Valter Longo, sottolinea come la straordinaria longevità di Kane Tanaka è un incontro tra genetica e stile di vita che vede al centro le abitudini alimentari. “L’alimentazione dei centenari, come quelli intervistati nel libro, è, o è stata per molti anni fino alla vecchiaia, prevalentemente vegetale, a base di prodotti tipici locali, con pochi zuccheri, pochi grassi saturi e trans, molti carboidrati complessi; declinata in 2-3 pasti al giorno, lasciando quello serale leggero e consumato molto presto –  afferma Romina Inés Cervigni, Responsabile Scientifico di Fondazione Valter Longo Onlus. Se prima dei 65-70 anni è bene mantenere un’alimentazione a basso contenuto di proteine, successivamente è bene aumentarle leggermente, del 10-20%, in modo da contrastare la fisiologica perdita di massa e forza muscolare. Infatti, spesso queste persone eccezionalmente longeve consumano uova o carne rossa, come nel caso di Emma Morano, annoverata tra le persone più longeve e vissuta fino 117 anni. Non potevano mancare sulla tavola della signora Morano 3 uova fresche di giornata, ma ha cominciato a consumarle dopo gli 80 anni. In realtà è la tempistica ad essere molto importante. Non sappiamo come sia stata l’alimentazione della signora Tanaka nel corso della sua lunga vita, ma possiamo presumere non particolarmente abbondante, né ricca di grassi saturi né simile alla dieta occidentale. Probabilmente più in linea con una dieta tradizionale giapponese, spesso citata come uno dei fattori principali della popolazione centenaria del paese, anche se la dieta tradizionale giapponese è cambiata dal 1950-1960 ad oggi, andando verso una occidentalizzazione. Sono aumentati i consumi di cibi animali, latticini e grassi, mentre sono diminuiti quelli di orzo, patate e riso. Tuttavia, la qualità dei nutrienti nella dieta giapponese risulta abbastanza diversa dalla dieta occidentale: amilopectina (amidi), acidi grassi polinsaturi a catena lunga e fibra alimentare restano abbondanti. Nonostante questo, il cambiamento dietetico potrebbe svolgere un ruolo importante nell’aumento nel paese di malattie metaboliche e cardiovascolari e di tumori come quello al seno, al colon e ai polmoni”.
Per quanto riguarda la signora Kane Tanaka, lei stessa racconta che “cibo delizioso, buon sonno, non smettere mai di studiare, la speranza e la famiglia” sono i segreti della sua vita longeva. Ancora oggi la signora Tanaka mantiene, infatti, un buon appetito, consuma 3 pasti al giorno e i cibi principali della sua alimentazione sono riso, pesce, zuppe e tanta acqua, anche se ammette di essere golosa soprattutto di cioccolato, di bere 3 caffè in lattina al giorno e che le piacciono le bevande frizzanti zuccherate di tanto in tanto. Questa è la sua alimentazione da quando aveva 112 anni.

“A questo proposito – spiega il team nutrizione di Fondazione Valter Longo Onlus – risulta importante osservare che un aumento del consumo di zuccheri semplici in tarda età non necessariamente è da demonizzare, in quanto può compensare la diminuzione delle capacità digestive e di assimilazione. Inoltre, il caffè sembra associato ad una diminuzione del rischio di Parkinson e Alzheimer. Ovviamente queste non sono indicazioni generali né si vuole dire che dolci e bevande zuccherate sono alimenti per gli anziani e vanno valutati in base alla persona e al suo stato di salute. Infine, un altro elemento essenziale evidenziato anche da Kane Tanaka e che accomuna i centenari è il mantenersi attivi quotidianamente e in maniera costante ad esempio con passeggiate, esercizi, attività naturalmente commisurati all’età. L’attività fisica rientra nella routine quotidiana e conferisce motivazione positiva. In aggiunta, alcuni aspetti ricorrenti tra i centenari sono l’importanza della famiglia e delle relazioni sociali, la grande tenacia e forza verso la vita, anche di fronte ad eventi tragici, e la spiritualità”.

Gli obiettivi che ci fanno vivere a lungo
Spiegano i nostri nutrizionisti: “Di certo la signora Kane Tanaka non ha condotto una vita tranquilla, ha dovuto combattere numerose sfide, fronteggiando anche la miseria e il dolore della perdita dei figli. Tuttavia, non si è mai data per vinta. Ancora oggi, nella casa di riposo dove vive, la sua giornata inizia di buonora, quotidianamente fa esercizi fisici e di aritmetica, si dedica alla calligrafia e il suo hobby preferito è giocare a Otello, di cui è diventata esperta, sfidando il personale della residenza … e le piace vincere. Se perde diventa un po’ di cattivo umore!
Purtroppo, oggi la pandemia COVID-19 rende praticamente impossibili le visite dei familiari, ma il 2021 le riserva una bella sorpresa. Se le Olimpiadi di Tokyo (posticipate di un anno) avranno luogo, Kane Tanaka sarà riconfermata come tedofora per la cerimonia dell’11 maggio, come simbolo di longevità universale. La donna eseguirà una staffetta simbolica di 200 metri su una carrozzina guidata da un nipote. Kane Tanaka è sopravvissuta a tre epidemie: Spagnola (1918-1920), SARS (2004) e COVID-19 (in corso), a due Guerre Mondiali, agli effetti della bomba atomica di Nagasaki e a un tumore a 103 anni. Quando le chiedono quali sono i suoi obiettivi risponde con un sorriso: “Non ho voglia di morire. Non ci ho mai pensato, vorrei arrivare almeno a 120 anni”.

Referenze:
https://www.nikkei.com/article/DGXMZO54012990S0A100C2CR8000
https://rujokinggrandad.co.uk/kane-tanaka-oldest-person
https://www.thesun.co.uk/news/8102907/worlds-oldest-person-kane-tanaka-birthday/
https://www.rainews.it/dl/rainews/
Impact of westernization on the nutrition of Japanese: Changes in physique, cancer, longevity and centenarians – ScienceDirect
Nutrients | Free Full-Text | Proposal for an Empirical Japanese Diet Score and the Japanese Diet Pyramid | HTML (mdpi.com)
https://www.spazio50.org/kane-tanaka-la-donna-giapponese-piu-longeva-del-mondo/
https://hochi.news/articles/20190325-OHT1T50158.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Kane_Tanaka