Il diabete mellito è una malattia metabolica caratterizzata da elevati livelli di zucchero nel sangue (in gergo iperglicemia) causata da un difetto nel metabolismo dell’insulina. Ormone prodotto dal pancreas che controlla la glicemia, per cui una sua produzione non adeguata, una scarsa sensibilità a essa oppure una combinazione di entrambi i fattori, può dare vita alla condizione di iperglicemia e, dunque, del diabete mellito.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), tra la popolazione adulta mondiale il numero di diabetici è di quasi 422 milioni (1). In Italia, l’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) stima che le persone affette da diabete siano oltre 3 milioni, cioè il 5,3% dell’intera popolazione (2).
La glicemia alta provoca quasi 4 milioni di morti ogni anno e l’International Diabetes Federation (IDF) riporta che, nel 2017, la spesa sanitaria annuale globale per il diabete tra gli adulti è stata di 850 miliardi di dollari (3).
Il diabete viene definito una malattia “subdola”, poiché molto spesso è una condizione asintomatica della quale i malati vengono a conoscenza anche dopo diversi anni dall’esordio. La sintomatologia classica, nei casi acuti, si presenta con episodi di aumento di sete e diuresi (cosiddetti polidipsia e poliuria), perdita di peso, aumento dell’appetito, stanchezza, malessere, odore di acetone nell’alito e dolori addominali. Nei casi più gravi, si possono verificare anche perdita di coscienza e confusione (4) (5).
La costante presenza di valori di glicemia superiori alla norma può portare a diverse complicazioni tra cui: insufficienza renale, ulcere diabetiche, amputazione degli arti, perdita della vista e danni ai nervi. Inoltre, aumenta il rischio complessivo di morte prematura: gli adulti diabetici hanno un rischio da 2 a 3 volte maggiore di eventi cardiovascolari (come infarto e ictus) e circa il 3% della cecità mondiale è causata dalla retinopatia diabetica (1) (3).
Se non si riuscisse a invertire l’attuale andamento, l’OMS prevede che nel 2045 i malati arriveranno a un numero di 629 milioni. Per cui, proprio l’OMS, ha concordato a livello globale l’obbiettivo di arrestare l’aumento del diabete entro il 2025 (3) (1).
Secondo i dati epidemiologici relativi al COVID-19, tra le patologie preesistenti che rendono più fragili nei confronti dell’infezione, il diabete è tra le cause principali (6). Nonostante il rischio di contrarre l’infezione sembri essere lo stesso della popolazione generale, i dati ad oggi disponibili evidenziano come la prognosi nelle persone affette da diabete che si ammalano di coronavirus sia peggiore (7). La probabilità di manifestare complicazioni come polmonite e insufficienza respiratoria, con esito anche fatale, è più alta rispetto ai soggetti sani (8).
Fino al 20 Marzo 2020, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), i morti per coronavirus affetti da diabete sono 163, il 33,9 % delle morti totali (9). Le ragioni di questa aumentata vulnerabilità non sono ancora chiare, ma secondo i ricercatori del Diabetes Research Institute (DRI) dell’Istituto Scientifico San Raffaele, sembrerebbe che i maggiori fattori di rischio nei soggetti diabetici siano l’età avanzata e la concomitanza di malattie cardiovascolari e renali (7). Il DRI sottolinea che le conoscenze disponibili riguardanti questa nuova infezione sono premature e, per certi versi, contraddittorie. Il DRI raccomanda pertanto la massima cautela nell’offrire suggerimenti, dal momento che essi non possono basarsi su evidenze scientifiche solide e rigorose (7).
Il diabete è una patologia piuttosto complessa che, di fatto, si può distinguere e suddividere in diverse tipologie accumunate da elevati livelli di glucosio nel sangue.
Semplificando, le principali varietà di diabete sono le seguenti:
Fattori di rischio
A oggi non si conoscono misure per la prevenzione del diabete di tipo 1, ma sono conosciuti approcci efficaci per prevenire il diabete di tipo 2 e tutte le complicanze che possono derivare dai diversi tipi di diabete, tra cui la morte prematura (1).
Tra i fattori di rischio che predispongono al diabete di tipo 2, ne compaiono diversi legati a un cattivo stile di vita e che, pertanto, dovrebbero essere facilmente modificabili:
Numerosi studi dimostrano come una corretta alimentazione e una regolare attività fisica siano strumenti indispensabili per la prevenzione di questa patologia, nonché rappresentino una vera e propria componente della terapia integrata per i pazienti diabetici. È importante consumare cibi ricchi di fibre, come legumi, verdure di stagione, cereali integrali e frutta a guscio. Di fondamentale importanza, limitare il più possibile l’apporto di zuccheri semplici, presenti in dolciumi e prodotti confezionati. Sono da ridurre pasta, pane bianco e riso, a causa dell’elevato apporto di amido; così come i grassi saturi di origine animale, presenti in formaggi, carne e salumi, nonché i grassi idrogenati utilizzati nei prodotti industriali, come snack dolci e salati, patatine e merendine. Inoltre, per l’apporto zuccherino, anche la frutta sarebbe da limitare a 1 frutto al dì.
Nei soggetti diabetici le bevande alcoliche sono concesse solo in piccole quantità, poiché oltre ad apportare calorie e zucchero, possono anche essere causa di cali ipoglicemici, ovvero repentina diminuzione di zuccheri nel sangue. In generale, se il diabete è ben controllato, le quantità concesse sono le stesse per tutta la popolazione: un bicchiere di vino da 125 ml al giorno per le donne e due per gli uomini, evitando di bere a digiuno. L’alcol è una sostanza tossica per il nostro sistema nervoso, perciò in caso di neuropatia l’attenzione deve essere ancora più rigorosa.
Nei soggetti diabetici, il fumo va assolutamente evitato. Le sigarette non solo espongono a tutte le complicanze della malattia, ma soprattutto rendono difficile il controllo e la gestione della glicemia.
L’attività fisica, adatta alle capacità di ognuno e all’età, contribuisce al calo del peso e aiuta a controllare la glicemia, grazie alla capacità dei muscoli di utilizzare e consumare il glucosio come fonte energetica. Muoversi accresce la sensibilità insulinica e aiuta ad abbassare la pressione arteriosa, oltre che a migliorare il profilo lipidico dell’organismo.
Consigli pratici
https://www.fondazionevalterlongo.org/dieta-quotidiana-della-longevita/?lang=it
In proposito, vi segnaliamo l’iniziativa di Diabete Italia Onlus in collaborazione con ANIAD, associazione nazionale sul diabete dedicata allo sport:
Per maggiori informazioni rivolgersi a: [email protected]