L’obesità è una malattia che si caratterizza per un accumulo patologico di grasso corporeo con conseguenze importanti per lo stato di salute e la qualità di vita.
L’obesità è più comunemente misurata utilizzando la scala dell’indice di massa corporea (BMI). L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce il BMI come: “un indice dato dal rapporto tra il peso e l’altezza” che è comunemente usato per classificare sottopeso, sovrappeso e obesità negli adulti.
Queste categorie vengono definite utilizzando dei punti limite: un individuo con un BMI compreso tra 25,0 e 30,0 è considerato “sovrappeso”; se il BMI è maggiore di 30,0 viene definito “obeso”.
Se fino a poco tempo fa l’obesità rappresentava una calamità pei i Paesi più ricchi del mondo, oggi si è evoluta ad una questione che abbraccia tutti i livelli di reddito, diventando uno dei maggiori problemi di salute pubblica a livello mondiale. Essa incide in maniera decisa sulla durata della vita perché si accompagna spesso a una numerosa serie di comorbidità, cioè una sovrapposizione e influenza reciproca di più patologie connesse fra di loro, tra le quali: diabete, ipertensione, dislipidemia, malattie cardio e cerebrovascolari, tumori, disabilità.
Se guardiamo i dati riguardo la situazione a livello mondiale, circa il 39% della popolazione adulta è in sovrappeso o obesa1. Da uno studio in collaborazione con ISTAT, emerge che in Italia il 46% degli adulti, quindi più di un terzo della popolazione è in sovrappeso, mentre 1 persona su 10 è obesa. La percentuale di popolazione in eccesso di peso cresce all’aumentare dell’età; esistono inoltre delle differenze di genere in quanto le donne presentano un tasso di obesità inferiore (9,4%) rispetto agli uomini (11,8%)2.
A livello di base, l’aumento di peso, che alla fine porta al sovrappeso o all’obesità, è determinato da un disequilibrio energetico: quando assumiamo più energia rispetto a quella spesa per mantenere le funzioni vitali e svolgere le attività quotidiane, si finisce col prendere peso.
Ciò significa che ci sono due potenziali fattori trainanti dell’aumento dei tassi di obesità negli ultimi decenni: un aumento dell’assunzione di calorie, ovvero mangiamo di più; oppure spendiamo meno energia nella vita quotidiana attraverso livelli di attività inferiori. In pratica mangiamo di più, e ci muoviamo di meno.
Per affrontare l’obesità sono necessari interventi che affrontino entrambe le componenti: assunzione e spesa energetica.
Nell’ultimo secolo, ma in particolare negli ultimi 50 anni, nella maggior parte dei Paesi il consumo di cibo è quindi aumentato. Inoltre, la grande disponibilità di prodotti conservati, raffinati e pronti al consumo così come l’aumento della sedentarietà, hanno messo a dura prova l’adozione di un regime alimentare sano e uno stile di vita attivo.
Questi dati mettono in luce la necessità di programmare interventi mirati, soprattutto in termini di prevenzione e cura di questa malattia, sempre più dispendiosa dal punto di vista medico, economico e anche di impatto sociale.