Riprendendo una frase del filosofo Ludwig Andreas Feuerbach, anche secondo AshkanAfshin “siamo ciò che mangiamo” e i rischi legati a un’alimentazione disordinata riguardano tutti, indipendentemente da età, sesso e condizione sociale. Afshin (autore anche di uno studio sull’obesità svoltonel 2017), ha portato avanti questa nuova ricerca per analizzare con attenzione gli effetti del cibo sui problemi di salute cronici, in particolare malattie cardiache e diabete.Da questo ultimo lavoro, è emerso che diete sbilanciate e povere di nutrienti sono responsabili di 10,9 milioni di morti (contro 8 milioni per fumo e 10,4 milioni per ipertensione).Tradotto in percentuale, si parla del22% di decessinel 2017 nei 40 Paesi in esame, per malattie cardio-vascolari come causa principale, seguita da tumori e diabete.
Inoltre, dall’analisi dei risultati emersi, gli studiosi hanno estrapolato un dato che si riferisce alla misura della gravità di una malattia espressa in Dalys (DisabilityAdjusted Life Year). Ovvero gli anni di vita persi per morte prematura per una certapatologia o perché vissuti a causa di essa. In questo caso, emerge che una cattiva alimentazione è stata responsabile di 255 milioni di anni persi per morte prematura o disabilità. In percentuale: il 16% di tutti i Dalys tra gli adulti a livello globale.
Da questa ricerca sono state rilevate pessime abitudini responsabili di circa la metà dei decessi per cattiva alimentazione e il 66% dei Dalys. Le cattive abitudini riguardano il basso consumo di cereali integrali, di frutta e verdura, e un elevato consumo di sodio, dovuto a sua volta all’eccesso di sale e di alimenti di origine animale. L’altra metà delle morti, invece, è riconducibile a diete ricche di carni rosse e/o lavorate, bevande zuccherate e acidi grassi trans.
Secondo Afshin devono essere messe in atto nuove politiche per favorire un’alimentazione basata sul consumo di cibi sani, che possono svolgere un importante ruolo nella prevenzione di molte malattie. È dunque necessario rivedere tutto il ciclo di produzione, trasformazione e commercializzazione di prodotti “buoni”, anche promuovendo diete salutari. Un maggior consumo di proteine vegetali, a discapito di quelle animali, infatti, può portare benefici a livello mondiale.Gli autori sottolineano come i principali fattori di morte siano diete sbilanciate (ricche di sale, proteine animali e grassi trans), mentre andrebbe privilegiato il consumo di legumi, cereali integrali, frutta e verdura fresche, frutta a guscio e semi oleosi.
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FONTI
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