Le ricerche scientifiche dimostrano che esiste una relazione tra i nutrienti che assumiamo con l’alimentazione e i geni collegati alla longevità e anche alle malattie. Individuando nei “fattori di rischio” (come obesità, livelli di colesterolo alti, ipertensione etc.) gli elementi che possono favorire l’insorgere di una determinata malattia e, così, aumentare la probabilità di decesso per queste stesse cause. Per esempio, l’obesità è un fattore di rischio per il diabete, tanto da alzare la possibilità di svilupparlo fino a 5 volte, rispetto a una persona normopeso.
Altri importanti fattori di rischio sono il corredo genetico, la sedentarietà e la cattiva alimentazione. L’invecchiamento, in definitiva, rappresenta il maggiore fattore di rischio in assoluto nell’incidenza delle malattie che portano alla morte. È stato dimostrato che disturbi cardio-vascolari, tumori e malattie neurodegenerative come l’Alzheimer sono associati all’anzianità.
COME AGIRE SULLA LONGEVITÀ
Se l’età è il fattore di rischio che influisce maggiormente nella comparsa delle principali malattie che portano alla morte, la strategia migliore è intervenire direttamente sul processo di invecchiamento. Prevenire e curare le singole malattie, infatti, è un processo articolato e lungo, oltre che essere meno sicuro in termini di efficacia. Per esempio, se nell’uomo (considerando una prospettiva di vita media di 80 anni), in genere i tumori compaiono dopo i 40, possiamo agire a scopo preventivo sul “programma di longevità”, posticipando o evitando completamente questa possibilità. Grazie all’alimentazione è possibile agire sui fattori che regolano l’invecchiamento.
COME I NUTRIENTI INFLUENZANO IL METABOLISMO
Diversi studi illustrano come zuccheri, proteine e amminoacidi influenzano la via metabolica e i geni che accelerano l’invecchiamento: GH-IGF-1, Tor-S6K e Ras-PKA. I risultati delle ricerche scientifiche, dimostrano che le proteine animali determinano un aumento del fattore di crescita IGF-1, strettamente collegato al danneggiamento delle cellule e all’insorgenza di diabete e tumori. L’eccessiva assunzione di proteine, infatti, causa l’attivazione del recettore dell’ormone della crescita, che a sua volta fa aumentare i livelli di insulina e IGF-1, la cui concentrazione è associata sia al diabete che al cancro. Inoltre, proteine e amminoacidi da esse derivati (tra cui la leucina) sono in grado di attivare i geni Tor-S6K, responsabili anch’essi di accelerare l’invecchiamento. I geni Ras-PKA, invece, sono attivati dagli zuccheri (ovvero i carboidrati semplici, come pasta e pane bianco). La combinazione di zuccheri e proteine assunti nella dieta quotidiana, quindi, attiva al massimo le molecole che determinano la degenerazione dell’organismo.
Queste scoperte sono l’esito dell’impegno e di lunghi anni di lavoro da parte di genetisti e biologi molecolari appartenenti a diverse Università e prestigiosi enti di ricerca. Per citarne alcuni: UCLA (University of California Los Angeles – USA), USC (University of Southern California – USA), UCSF (University of California, San Francisco – USA), MIT (Massachusetts Institute of Technology – USA), Harvard University (Boston – USA), Brown University (Providence – USA) e UCL (University College London – UK). Ecco perché è fondamentale proseguire nel percorso della ricerca scientifica di come l’alimentazione influenzi e controlli questi geni, nell’ottica di riprogrammare e ottimizzare la longevità dell’organismo umano.
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