I ricercatori hanno portato avanti due tipologie di analisi: una statistica e l’altra genetica. Il primo studio è stato condotto analizzando un campione di 200mila individui adulti nel Regno Unito. Per ogni partecipante, sono stati ,messi a confronto dal punto di vista statistico i dati relativi agli anni passati astudiare con l’indice di massa corporea, la pressione sanguigna, la dipendenza da nicotina e l’eventuale insorgere di malattie cardio-vascolari.
In seguito, è stata portata avanti un’analisi genetica con “randomizzazione mendeliana” su un campione di oltre 1 milione di soggetti europei. I dati genetici di ogni individuo erano presenti in un database pubblico. Grazie all’analisi genetica randomizzata mendeliana è stato possibile arrivare a un risultato puro che individuasse una relazione di causa ed effetto tra due fenomeni;in questo caso, il nesso tra il livello di istruzione e la riduzione del rischio cardio-vascolare.
Incrociando i risultati della due analisi, i ricercatori hanno scoperto che più si passa tempo a studiare sui libri di scuola più si guadagna in salute. In particolare, 3,6 anni in più di formazione sono associati a 1puntoin meno nell’indice di massa corporea e a 3 mm/Hg in meno sulla pressione sanguigna sistolica, abbassando di un terzo il rischio di malattie cardiache. L’effetto protettivo – dicono gli esperti -è da collegarsi al fatto che, generalmente, chi studia segue uno stile di vita sano.
Dall’incrocio dei dati, inoltre, risulta che solo circa la metàdella diminuzione del rischio cardio-vascolare deriva da pressione arteriosa, peso corporeo contenuto e fumare meno. Gli effetti positivi sulla salute del cuore, determinati dallo studio si suddividono così: 18% su indice di massa corporea, 27% su pressione arteriosa e 34% da fumo. I tre fattori insieme giustificano solo il 40% dell’associazione tra livello di istruzione e riduzione del rischio cardio-vascolare.
Alla luce dei suddetti risultati, i ricercatori si pongono come obiettivo quello di indagare sugli altri motivi che mettono in collegamento l’istruzione scolastica con una diminuzione del rischio per malattie cardio-vascolari. Un’ipotesi concreta messa al vaglio dagli esperti c’è quella di una ,maggiore interazione con il medico, da parte delle persone impegnate nello studio, che porterebbe anche a una diagnosi precoce di queste patologie. Ecco che, allora, la correlazione tra studio e salute cardiaca può fornire un valido stimolo nell’attuare strategie a livello di prevenzione sia per chi ha interrotto gli studi sia per chi invece li ha conclusi.
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FONTI
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